Su Capo Colonna non abbiamo pupari, padroni e nemmeno padrini

Ospi­te del TG regio­na­le un sor­nio­ne Arman­do Sca­li­se (che con il fra­tel­lo Sal­va­to­re sta costruen­do il  vil­lag­gio turi­sti­co ‘Mari­ne Park Vil­la­ge’ di 79 bun­ga­low all’in­ter­no del­l’a­rea pro­tet­ta del­la baia di Sci­fo, nei pres­si di Capo Colon­na, Cro­to­ne) sor­ri­de sor­nio­ne del­l’in­te­res­se che si è acce­so intor­no allo scem­pio ambien­ta­le e cul­tu­ra­le (di cui è cau­sa) dichia­ran­do di non sape­re chi sia “il pupa­ro” di tut­ti “que­sti burattini”.

Lo ras­si­cu­ria­mo subi­to: i fili che lo infa­sti­di­sco­no sono le voce dei mol­ti che, sen­za padro­ni e nem­me­no padri­ni, si indi­gna­no per un’o­pe­ra­zio­ne spe­ri­co­la­ta e peri­co­lo­sa che non ha nul­la a che vede­re con la cura del patri­mo­nio e del­la bel­lez­za de nostro Pae­se (la vicen­da è spie­ga­ta qui).  Noi come Pos­si­bi­le con­ti­nue­re­mo ad occu­par­ce­ne con anco­ra più impe­gno sup­por­tan­do in tut­ti i modi pos­si­bi­li le azio­ni dei cit­ta­di­ni, non solo cala­bre­si, che si oppon­go­no a que­sto progetto.

In atte­sa che inter­ven­ga final­men­te (come pro­mes­so) il mini­stro Fran­ce­schi­ni e in atte­sa anche che maga­ri le Pro­cu­re ci rac­con­ti­no per­ché la ‘ndran­ghe­ta con base in Emi­lia Roma­gna si dimo­stras­se tan­to inte­res­sa­ta a que­sta operazione.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

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I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.