Cara elettrice, caro elettore, quanto devono durare queste innaturali larghe intese? Cambiamo la legge elettorale, così da restituire ai cittadini il diritto di scegliere per quali candidati votare? Abbassiamo le tasse su chi lavora e produce, finalmente, o continuiamo a parlare di Imu, magari cambiandogli il nome, per altri sei mesi?
Io e coloro che con me stanno portando avanti questa campagna l’abbiamo scritto nel nostro documento congressuale, che resta aperto ai contributi e alle integrazioni di tutti: “troppo spesso le decisioni sono state prese senza consultarti, senza coinvolgerti, senza riconoscere l’essenziale protagonismo e la sovranità che ti appartiene”. È il momento di cambiare.
Mi sono candidato a segretario del Partito Democratico per sapere cosa ne pensi tu, per ridarti la parola che ti è stata tolta, e perché gli elettori del Partito Democratico siano sempre interpellati sulle questioni di importanza capitale per la vita democratica di questo Paese. È a questo che serve il PD, è questo il compito di un grande e moderno partito di sinistra e di governo, ed è questo il senso della partecipazione alla sua vita.
La situazione del Paese è drammatica, e per affrontarla non ci vogliono compromessi al ribasso ma scelte forti, rigorose ed egualitarie. In cui la scuola e l’ambiente, la conoscenza e la ricerca stanno insieme, sono il punto di partenza da mettere in cima ai programmi, e non in fondo. A chi continua a dirci che non ci sono alternative, rispondiamo che l’alternativa siamo noi, e a chi per anni ha ripetuto che il cambiamento era a destra, diciamo che la novità è a sinistra: la novità non è dire cose popolari, ma far diventare popolari quelle che sono giuste, e le delusioni di questi vent’anni non si superano limitandosi a gestire l’esistente, ma rivoluzionandolo insieme.
Per questo la mia è una candidatura di tanti, anche la tua, per questo è importante ciò che possiamo fare insieme, per questo è importante che il PD diventi finalmente un partito che è capace di ascoltare ciò che avviene nella società, ma è anche organizzato per tradurre ciò che ascolta in governo del Paese. In cui le intelligenze si mobilitano, come suggerisce Fabrizio Barca, e le differenze si valorizzano, senza venire mortificate come troppo spesso accade. Per questo la nostra è una campagna sobria, francescana, fatta di suole consumate e poche risorse, senza grandi sponsor alle spalle ma con molta gente davanti: perché è così, che sarà il nostro PD.
Questo congresso è l’occasione: non solo per scegliere un nuovo segretario, ma per rinnovare completamente questa classe dirigente, e prendere una direzione del tutto nuova. Per farla finita con la stagione delle lunghissime intese, rifiutare i disegni neocentristi che mettono tutti d’accordo ma che nessuno ha mai votato, ricostruire il centrosinistra e creare con Sel un grande soggetto politico, fare pace con noi stessi e col torto che abbiamo fatto ai nostri riferimenti di sempre, da Prodi a Rodotà: mai più pratiche da 101, mai più decisioni epocali prese in segreto, di notte, senza render conto agli elettori.
Molte sono le domande urgentissime che il PD dovrebbe fare ai suoi elettori: io penso che vada messo un limite alle larghe intese, che sia necessario mettere in sicurezza i conti del Paese, cambiare la legge elettorale e poi tornare a votare all’inizio del 2014. E tu cosa ne pensi? Te lo chiedo qui, in calce a questo mio messaggio, ora, ancor prima del voto nei circoli o delle primarie aperte del prossimo 8 dicembre. Perché è in questo modo che ho cercato di interpretare la mia attività politica in questi anni, è così che ho sempre voluto fosse il nostro PD: e può esserlo subito, a partire da adesso, senza più perdere tempo.
Un saluto caro,
Pippo Civati
(Questo testo, abbinato al questionario che trovate qui, è stato inviato oggi alle caselle di tutto l’indirizzario mail in possesso del Partito Democratico, come già avvenuto per gli altri candidati nei giorni scorsi)