Brunetta
D’Alema
De Mita
Dini
Grillo
Monti
Zagrebelsky
Hanno tolto Rodotà e Civati, rispetto alla precedente cartolina.
Perché non c’è Berlusconi?
E perché non ci sono i giovani ‘leader’ della politica italiana che votano no?
Analizziamo il capolavoro. A parte Grillo, che è capo del partito principale in Italia insieme al Pd, e Brunetta (come se Alfano Lorenzin Lupi Verdini e un botto di berlusconiani non votassero sì), gli altri sono esponenti del centrosinistra e in ogni caso della maggioranza che sostiene il governo. A cominciare da Monti, che inizialmente ha votato sì, e che quando era premier godeva dell’apprezzamento di Renzi, che ne condivideva l’agenda.
De Mita apparteneva allo stesso partito a cui aderiva Renzi. E pur essendo sindaco (quasi novantenne) è fuori da ogni equilibrio politico attuale da anni. Dini più o meno lo stesso: non fosse per la propaganda di Renzi, molti avrebbero fatto fatica a ricordarsi di lui. Personalmente erano anni che non lo sentivo citato, ora campeggia su tutte le pagine social dei sostenitori del sì.
Perché non c’è Bersani, che siede in Parlamento? Perché non c’è Tocci? Perché non ci sono altri che fanno politica oggi, non negli anni Ottanta?
E perché non ci sono altri leader come Berlusconi o il capo della Lega? Perché quelli i voti ce li hanno. Meglio prendersela con Dini e con le sue legioni.
Perché, quindi? Perché è un trucco. Pessimo. A cui si può rispondere come ha fatto il Fatto oggi, rendendo pan per focaccia.