Aggiornamento. Dalle ultimissime notizie riportate dalla stampa, sembra che la ricostruzione fatta dai genitori della donna deceduta non trovi riscontro nella cartella clinica, dalla quale non risulta che il medico fosse obiettore di coscienza — fanno sapere dalla Procura di Catania. La stessa tesi è sostenuta dal direttore generale dell’Ospedale. Ci auguriamo che comunque l’interrogazione serva a fare luce su una vicenda che al momento non appare affatto chiara e che tocca questioni delicatissime che in passato abbiamo denunciato costantemente, e sulle quali continueremo ad esercitare la massima attenzione dato il costante arretramento sul versante dei diritti delle donne cui assistiamo ogni giorno.
Nel 2016 in Italia ci sono ancora donne che muoiono perché negli ospedali si trovano a non essere assistite adeguatamente a causa dei medici obiettori. Perché questo è il senso, se dobbiamo trovarne uno, della terribile storia della donna di 32 anni morta a Catania lo scorso 16 ottobre.
Secondo quanto denunciato dai familiari, la donna, in attesa di due gemelli, è morta di sepsi perché il medico di guardia, nonostante la criticità del caso, avrebbe ribadito che sarebbe intervenuto sulla donna solo dopo che il cuore dei feti portati in grembo avesse cessato di battere, spiegando che era un obiettore di coscienza. Ora sarà la magistratura a fare piena luce su tutti i risvolti tragici di questa storia. Emerge però ancora una volta il dato drammatico dell’obiezione di coscienza esercitata con disinvoltura e spregio della legge (e persino dei doveri propri di un medico). Anche in un caso limite come questo, dove l’aborto si rendeva necessario per salvare una vita.
Ho ritenuto opportuno presentare un’interrogazione urgente alla ministra Lorenzin su questa vicenda, perché non basta mandare gli ispettori in ospedale. Ci troviamo di fronte a una conseguenza diretta di politiche sbagliate e di quello che da mesi denunciamo, ovvero lo svuotamento sistematico della legge 194 a causa della presenza massiccia di obiettori di coscienza nelle strutture pubbliche.
L’applicazione della legge 194 negli ospedali è un diritto di tutte le donne e la presenza di medici non obiettori deve essere garantita per evitare tragici epiloghi come questo. E mentre la Ministra continua a difendere la sciagurata campagna sul fertilityday, in Italia stiamo assistendo impotenti all’erosione dei diritti delle donne. Diritti che sembravano ormai acquisiti e che invece sono pericolosamente messi in discussione da politiche sbagliate e incuria. Mettiamo a rischio la vita delle donne per prese di posizione anacronistiche e strumentali.
Chiedo per questo alla Ministra quali siano le iniziative che vorrà prendere per fare piena luce su questo caso di malasanità e quali siano le iniziative che intende assumere affinché non si ripetano più tragici eventi come quello di questa donna di 32 anni morta a causa del mancato intervento da parte di un medico obiettore. Chiedo inoltre alla Lorenzin, ancora una volta, se non ritenga di dover far applicare la legge 194/78 per garantire il diritto all’interruzione di gravidanza, alla salute e all’assistenza completa alle donne che ne facciano richiesta, ma soprattutto garantire gli interventi finalizzati a salvare la vita delle donne in casi come quello di Catania.
E’ necessario prendere in considerazione la mancata assunzione di responsabilità anche da parte delle direzioni delle aziende sanitarie che non assumono medici non obiettori e che pensano di poter eventualmente gestire l’applicazione della legge 194 con medici gettonasti, non in grado di garantire un livello adeguato di cure alle donne. Quanto dovremo aspettare ancora? Quante donne dovranno rischiare la vita?