Il massacro che sta avvenendo a Gaza non ammette astensione
Non può esserci pace se non c’è rispetto dei diritti umani. Nessun luogo al mondo può dirsi sicuro, finché non ci saranno pace e giustizia in Palestina.
Non può esserci pace se non c’è rispetto dei diritti umani. Nessun luogo al mondo può dirsi sicuro, finché non ci saranno pace e giustizia in Palestina.
Ormai siamo abituati a leggere le dichiarazioni dei politici nei momenti di crisi.
Si pongono, sotto i riflettori, a fianco di qualcuno, che sia una persona fisica, una popolazione, uno Stato sovrano, “senza se e senza ma”.
Tutta la politica mondiale deve sentirsi sulle spalle la responsabilità degli attacchi di oggi.
Lavorare per la pace significa lavorare per la giustizia, per la fine dell’occupazione e delle atrocità rappresentate in tutta la loro drammatica evidenza negli stessi rapporti dell’ONU, che la comunità internazionale rappresenta.
Di fronte a questa situazione la richiesta di una soluzione diplomatica al conflitto non è solo figlia di un approccio geopolitico che ripudia la guerra, ma anche l’unica risposta pratica a un problema di gravità straziante.
Di fronte a una guerra che non può essere vinta da nessun lato le opzioni sono due: combattere all’infinito o far tacere le armi, sappiamo da che parte stare.
Almeno dieci palestinesi uccisi finora, tra cui tre minorenni, l’attacco condotto su larga scala alla città di Jenin, uno dei centri principali del nord della Cisgiordania, la catastrofe umanitaria delle migliaia di persone costrette in queste ore ad abbandonare il campo profughi della città, che ospita circa 18.000 persone: sono fatti di fronte ai quali …
Dopo 16 mesi la guerra ha portato solo distruzione e morte, profughi e crisi economica mondiale, che potevano essere evitati solo con una interposizione di forze di pace.
Dopo 16 mesi c’è ancora una (ampia e bipartisan) maggioranza parlamentare che sostiene che l’unica pace giusta è la vittoria ucraina e la riconquista da parte ucraina dei territori annessi dalla Russia, quindi una situazione oggettivamente diversa da quella in essere all’inizio del conflitto.
Che va bene la pace ma prima si vince la guerra, una evidente contraddizione in termini.
di Alessandro Tinti, Europa Possibile Il 9 maggio il Parlamento Europeo riunito in sessione plenaria ha approvato a larga maggioranza la procedura d’urgenza proposta dalla Commissione Europea per incrementare la produzione di munizioni pesanti e accelerarne l’invio in Ucraina. Il piano, noto come Act in Support of Ammunition Production (ASAP), prevede lo stanziamento di un …
La Commissione vara un’economia di guerra Leggi altro »
Dopo la strategia della stretta ai salvataggi delle ONG e quella di assegnare porti lontani ai salvataggi che invece si riescono ad effettuare, emerge un’ulteriore strategia del nostro paese per gestire i flussi migratori: le riammissioni informali. Sul fronte nordico, quello della rotta balcanica, a novembre il governo ha riattivato le riammissioni “informali” tra Italia …
Si scrive “riammissione informale”, si legge “respingimento illegale” Leggi altro »
Sgomberi forzati, demolizioni, occupazioni, centinaia di attacchi contro i Palestinesi nelle settimane passate, dedicate alla raccolta delle olive, i cui alberi spesso vengono sradicati o bruciati. Una situazione inaccettabile, che negli ultimi giorni ha visto un ennesimo inasprimento, con l’omicidio compiuto a Huwwara di un giovane palestinese, Ammar Mifleh, tre giorni fa, un razzo lanciato …
Palestina, non ci si può voltare dall’altra parte Leggi altro »
Ci disturba l’abisso che separa quello che osserviamo tutti i giorni, nella vita e nel lavoro, da quello che viene raccontato dai media. Riteniamo cruciale provare a farci canale e piattaforma per una narrazione critica e informata.