Diritti umani

Albania, queste sono deportazioni: chi rimane in silenzio è complice

DEPORTATI! Una qua­ran­ti­na di per­so­ne sono sta­te depor­ta­te in Alba­nia. Sì, non esi­sto­no altri ter­mi­ni per descri­ve­re quan­to sta avve­nen­do. Con l’ultimo “dl immi­gra­zio­ne” il cen­tro di Gja­der è sta­to tra­sfor­ma­to in CPR, come ne esi­sto­no già tan­ti in Ita­lia. E a fini­re nei CPR, ricor­dia­mo­lo, pos­so­no esse­re anche per­so­ne nate o resi­den­ti in Italia …

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Le parole di Piantedosi sui CPR in Albania significano una sola cosa: deportazioni

Il mes­sag­gio sem­bre­reb­be chia­ro, o alme­no anco­ra più chia­ro: dei dirit­ti uma­ni non ce ne sta fre­gan­do più nul­la. E que­sto fa pau­ra per tut­te e tut­ti. Pos­so­no chia­mar­li “ritor­ni” e “hub di ritor­no”, noi chia­mia­mo­li per quel­le che sono: depor­ta­zio­ni e pri­gio­ni in pae­si ter­zi. Rico­no­scia­mo­ne la gra­vi­tà e opponiamoci.

Non è accettabile voltarsi dall’altra parte

Tut­ta la poli­ti­ca mon­dia­le deve sen­tir­si sul­le spal­le la respon­sa­bi­li­tà degli attac­chi di oggi.
Lavo­ra­re per la pace signi­fi­ca lavo­ra­re per la giu­sti­zia, per la fine dell’occupazione e del­le atro­ci­tà rap­pre­sen­ta­te in tut­ta la loro dram­ma­ti­ca evi­den­za negli stes­si rap­por­ti dell’ONU, che la comu­ni­tà inter­na­zio­na­le rappresenta.

Combattere all’infinito o far tacere le armi: sappiamo da che parte stare

Di fron­te a que­sta situa­zio­ne la richie­sta di una solu­zio­ne diplo­ma­ti­ca al con­flit­to non è solo figlia di un approc­cio geo­po­li­ti­co che ripu­dia la guer­ra, ma anche l’unica rispo­sta pra­ti­ca a un pro­ble­ma di gra­vi­tà straziante.
Di fron­te a una guer­ra che non può esse­re vin­ta da nes­sun lato le opzio­ni sono due: com­bat­te­re all’infinito o far tace­re le armi, sap­pia­mo da che par­te stare.

Jenin, Palestina

Alme­no die­ci pale­sti­ne­si ucci­si fino­ra, tra cui tre mino­ren­ni, l’at­tac­co con­dot­to su lar­ga sca­la alla cit­tà di Jenin, uno dei cen­tri prin­ci­pa­li del nord del­la Cisgior­da­nia, la cata­stro­fe uma­ni­ta­ria del­le miglia­ia di per­so­ne costret­te in que­ste ore ad abban­do­na­re il cam­po pro­fu­ghi del­la cit­tà, che ospi­ta cir­ca 18.000 per­so­ne: sono fat­ti di fron­te ai quali …

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La guerra funziona così

Dopo 16 mesi la guer­ra ha por­ta­to solo distru­zio­ne e mor­te, pro­fu­ghi e cri­si eco­no­mi­ca mon­dia­le, che pote­va­no esse­re evi­ta­ti solo con una inter­po­si­zio­ne di for­ze di pace.
Dopo 16 mesi c’è anco­ra una (ampia e bipar­ti­san) mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re che sostie­ne che l’unica pace giu­sta è la vit­to­ria ucrai­na e la ricon­qui­sta da par­te ucrai­na dei ter­ri­to­ri annes­si dal­la Rus­sia, quin­di una situa­zio­ne ogget­ti­va­men­te diver­sa da quel­la in esse­re all’inizio del conflitto.
Che va bene la pace ma pri­ma si vin­ce la guer­ra, una evi­den­te con­trad­di­zio­ne in termini.