Danimarca, dove il mondo dei diritti esiste
Tutto questo e molto altro, per dire che un altro mondo dei diritti è possibile. E da qualche parte esiste perfino. Basta volerlo fare.
Tutto questo e molto altro, per dire che un altro mondo dei diritti è possibile. E da qualche parte esiste perfino. Basta volerlo fare.
Giurisprudenza e dottrina sono concordi nell’affermare che il “bene giuridico” protetto dalle norme incriminatrici in tema di discriminazione sia la dignità dell’uomo in sé.
Ancora una volta la spinta per proteggere i diritti fondamentali de* cittadin* europe* arriva dall’Europa, mentre a livello nazionale si fa spesso fatica ad affermare principi di pura civiltà che dovrebbero prescindere dal colore politico.
Il Piano nazionale d’azione per l’uguaglianza dei diritti, è basato sulla consapevolezza che sia il sistema culturale a dover cambiare, perché l’odio e la violenza si basano su pregiudizi culturali. Un piano, come tutto il percorso arcobaleno della Francia, che potrebbe tranquillamente essere d’esempio anche per l’Italia.
A tutti, infatti, capita di imbattersi, per strada o nelle corsie di un supermercato, in una giovane donna o una donna adulta, che, con impegno, sostiene a braccetto un anziano o guida la sua carrozzina. Ma, quando le osserviamo, ci chiediamo mai: chi sono queste donne?
Il transatlantico chiamato Terra, nella sua rotta al momento immutata, per velocità e direzione, verso l’iceberg dell’emergenza climatica, ha un altro enorme problema.
Com’è possibile che nel mondo del calcio non esistano persone gay? Questo succede perché fare coming out è ancora un tabù nel calcio maschile. Per questa ragione la notizia che Ciro Immobile si sia espresso a favore del DDL Zan durante un’intervista per Vanity Fair è di fondamentale importanza.
C’è ancora molta strada da fare, ma la faremo. Buona festa della Repubblica a tutte e a tutti.
Il dato del Friuli Venezia Giulia — una delle tappe per chi percorre i Balcani e si dirige verso il centro Europa — dice che «il 75% delle persone scomparse è minorenne, contro una media nazionale del 50%»
Pensiamo che un passaporto cittadino sia un utile strumento pratico e che, al contempo, possa costituire un’occasione di trasformazione culturale che incida politicamente sul necessario processo di cambiamento della legislazione nazionale in materia di immigrazione.