Istruzione

“Classi pollaio”: come pensa di aprire le scuole il Ministro Bianchi?

Dopo un anno di assen­za di scuo­la nel­la vita del­le ragaz­ze e dei ragaz­zi non si può pen­sa­re asso­lu­ta­men­te di lascia­re tut­to come pri­ma; occor­ro­no inve­sti­men­ti ingen­ti su orga­ni­ci ed edi­li­zia sco­la­sti­ca per crea­re tem­pi e spa­zi nuo­vi e dare alla scuo­la la pos­si­bi­li­tà di esse­re la leva su cui far ripar­ti­re il Paese.

Scuola: trasformare l’emergenza in opportunità

Si deve “tra­sfor­ma­re l’emergenza in un’opportunità”: era­no pas­sa­te poche ore dal­la chiu­su­ra del­le scuo­le, quan­do la Mini­stra dell’Istruzione, nel­la sua pri­ma dichia­ra­zio­ne dopo il loc­k­do­wn, pro­nun­cia­va que­ste paro­le. L’opportunità cui allu­de­va Lucia Azzo­li­na era la pos­si­bi­li­tà di appro­fit­ta­re dell’emergenza per acce­le­ra­re il pro­ces­so di “inno­va­zio­ne” tec­no­lo­gi­ca su cui si è costrui­ta mol­ta del­la reto­ri­ca “rifor­mi­sta” degli ulti­mi anni di chiac­chie­re e pes­si­ma poli­ti­ca sul­la (pel­le del­la) scuola.

Priorità alla Scuola: blocchiamo accorpamenti e riduzioni di organico

Sono in vigo­re infat­ti, come ogni anno, le indi­ca­zio­ni sugli orga­ni­ci e sul­la for­ma­zio­ne del­le clas­si ema­na­te pri­ma del Covid, che quin­di non ten­go­no con­to del­le neces­si­tà deri­van­ti dal­la pandemia.

Occor­re un’ordinanza che le rive­da secon­do le neces­si­tà di distan­zia­men­to indi­ca­te dal­lo stes­so mini­ste­ro per­ché , para­dos­sal­men­te, si sta pro­ce­den­do ad accor­pa­re alcu­ne clas­si poco nume­ro­se piut­to­sto che tener­le così, cioè coi nume­ri ade­gua­ti alle neces­si­tà attuali.

Le scuole agli studenti, votiamo in altre sedi

La nostra pro­po­sta nasce dall’urgenza di tor­na­re a scuo­la, di rimet­ter­la al cen­tro del­la visio­ne di Pae­se. Occor­re ribal­ta­re la pro­spet­ti­va del ragio­na­men­to poli­ti­co in favo­re di scuo­la e gio­va­ni, non è più accet­ta­bi­le che sia­no temi pun­tual­men­te sacri­fi­ca­ti di fron­te a ogni tipo di esigenza.

L’autismo, la didattica a distanza, le istituzioni: una riflessione di Marianna Monterosso

Dal 9 mar­zo scor­so, a cau­sa del­la ter­ri­bi­le pan­de­mia, è acca­du­ta una cosa per alcu­ni di noi auti­sti­ci, inspe­ra­ta: il loc­k­do­wn ha improv­vi­sa­men­te reso il mon­do a nostra misu­ra. Il distan­zia­men­to socia­le, il bas­sis­si­mo impat­to sen­so­ria­le dovu­to al fer­mar­si del­le auto­mo­bi­li, dei rumo­ri, la dimi­nu­zio­ne del­lo stress emo­ti­vo-socia­le, ci ha fat­to sen­ti­re final­men­te “a casa” dav­ve­ro. Per la pri­ma vol­ta le per­so­ne neu­ro­ti­pi­che han­no spe­ri­men­ta­to il nostro modo di vive­re e, come si è visto, non è sta­to facile.

Centri per l’infanzia: la funzione educativa è il principio da non dimenticare

Uno degli argo­men­ti in top trend degli ulti­mi gior­ni è come ria­pri­re i cen­tri edu­ca­ti­vi per l’infanzia. Si par­la, anche nel­le ulti­me misu­re nor­ma­ti­ve, di entra­te sca­glio­na­te e di pic­co­li grup­pi: nume­ro mas­si­mo di bam­bi­ni per edu­ca­to­re, tria­ge all’entrata con disin­fet­tan­te e scan­ner per la tem­pe­ra­tu­ra. Spa­zi che diven­ta­no arci­pe­la­ghi con iso­le cir­con­da­te dal mare del­la distan­za socia­le. L’ossimoro del­la nega­zio­ne del­la socia­li­tà negli spa­zi e nei tem­pi edu­ca­ti­vi dimo­stra in par­ten­za la cri­ti­ci­tà di ogni pro­po­sta sul tema.

A settembre torniamo a scuola o torniamo alla fase 1?

Nell’attesa, una cosa è cer­ta: anche per il rien­tro a scuo­la, come chie­dia­mo da set­ti­ma­ne per tut­to il resto, non si potrà pre­scin­de­re da un uso capil­la­re dei tam­po­ni per testa­re le per­so­ne e iso­la­re quel­le posi­ti­ve al Coro­na­vi­rus. Sono indi­spen­sa­bi­li, soprat­tut­to alla luce del fat­to che ria­pri­re le scuo­le signi­fi­che­rà movi­men­ta­re ogni gior­no dodi­ci milio­ni di per­so­ne, tra stu­den­ti, per­so­na­le e famiglie. 

Riapertura del Paese: la scuola deve essere al centro

For­se è il momen­to di dire che non si può pen­sa­re alla scuo­la come un mon­do a sé, la scuo­la riguar­da tut­to, dal­la con­ci­lia­zio­ne dei tem­pi di lavo­ro del­le fami­glie alla mobi­li­tà, dai cam­bia­men­ti socia­li a quel­li infra­strut­tu­ra­li, pas­san­do per l’ampliamento del­le dise­gua­glian­ze che si sta veri­fi­can­do con l’emergenza Coronavirus.