Centomila di questi Centopassi

La Sicilia non è proprio il tempio del progressismo e quel 6%, in una regione così difficile e in un contesto così definito, fuori dalla coalizione, è un primo passo da cui partire.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1510049490578{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Nelle ele­zio­ni del disgiun­to e del voto uti­le, Fava rea­liz­za un 6% che scen­de di poco nel­le liste pro­por­zio­na­li. Mol­ti com­men­ta­to­ri si aspet­ta­va­no mol­to di più, per­so­nal­men­te mi aspet­ta­vo un risul­ta­to simi­le. Per tan­te ragioni.

Sia­mo par­ti­ti tar­di (e non han­no gio­va­to i ghi­ri­go­ri sul­la lista uni­ca, dura­ti per mesi: la que­stio­ne anda­va risol­ta mol­to tem­po fa), l’organizzazione è anco­ra incer­ta (e su que­sto si deve pri­ma di tut­to lavo­ra­re), il pro­fi­lo pro­gram­ma­ti­co — al di là del­la figu­ra e del­la per­so­na­li­tà poli­ti­ca del can­di­da­to, che ha sapu­to rap­pre­sen­ta­re con qua­li­tà i Cen­to pas­si — è emer­so mol­to poco.

Men­tre la destra eleg­ge il figlio di un ex-depu­ta­to Pd, Dani­lo Festa è secon­do a Cata­nia, die­tro a Clau­dio Fava. Per poche cen­ti­na­ia di voti non scat­ta il seg­gio in quel­la pro­vin­cia, e Dani­lo non è elet­to, ma ha dimo­stra­to di esse­re a sini­stra il più for­te. Otti­mo risul­ta­to di Otta­vio Navar­ra a Paler­mo, buo­na affer­ma­zio­ne di Tizia­na Rus­so e del grup­po di Sciac­ca.

La Sici­lia non è pro­prio il tem­pio del pro­gres­si­smo e quel 6%, in una regio­ne così dif­fi­ci­le e in un con­te­sto così defi­ni­to, fuo­ri dal­la coa­li­zio­ne, è un pri­mo pas­so da cui par­ti­re. È la stes­sa per­cen­tua­le del­la lista di Fra­tel­li d’Italia e di Sal­vi­ni, che espri­me­va­no il can­di­da­to pre­si­den­te e che oggi cele­bra­no sui gior­na­li il loro suc­ces­so. Nel frat­tem­po, il miti­co Alfa­no scen­de sot­to la soglia, nono­stan­te fos­se con­si­de­ra­ta stra­te­gi­ca l’alleanza con lui, sull’altare del­la qua­le è sta­to sacri­fi­ca­to tut­to il resto, per poi sco­pri­re che Alfa­no è rima­sto con Ren­zi, gli alfa­nia­ni mol­to poco.

Per l’ennesima vol­ta si segna­la che i voti di Fava non sono som­ma­bi­li al Pd+centristi+Alfano. Del resto, a dimo­strar­lo c’è anche la para­bo­la del «voto uti­le», che ha deva­sta­to chi lo ha con­ti­nua­men­te evo­ca­to: anco­ra una pro­fe­zia di Fas­si­no che coglie nel segno.

Chi di voto uti­le feri­sce, di voto uti­le peri­sce. E non si può vede­re una cam­pa­gna elet­to­ra­le fat­ta tut­ta così, per poi sco­pri­re che gli stes­si elet­to­ri del fu-cen­tro­si­ni­stra han­no scel­to come can­di­da­to pre­si­den­te Can­cel­le­ri (e, in par­te, Musu­me­ci, soste­nu­to soprat­tut­to dai can­di­da­ti del­le liste di Mica­ri con­ti­gue alla destra). Ave­re pre­sen­ta­to per tut­ti que­sti anni la bat­ta­glia poli­ti­ca come un der­by tra Ren­zi e Gril­lo non ha mol­to sen­so, alla luce di que­sto dato. Chis­sà se capiranno.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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