Centri per l’infanzia: la funzione educativa è il principio da non dimenticare

Uno degli argomenti in top trend degli ultimi giorni è come riaprire i centri educativi per l’infanzia. Si parla, anche nelle ultime misure normative, di entrate scaglionate e di piccoli gruppi: numero massimo di bambini per educatore, triage all’entrata con disinfettante e scanner per la temperatura. Spazi che diventano arcipelaghi con isole circondate dal mare della distanza sociale. L’ossimoro della negazione della socialità negli spazi e nei tempi educativi dimostra in partenza la criticità di ogni proposta sul tema.

 

Uno degli argo­men­ti in top trend degli ulti­mi gior­ni è come ria­pri­re i cen­tri edu­ca­ti­vi per l’infanzia. Si par­la, anche nel­le ulti­me misu­re nor­ma­ti­ve, di entra­te sca­glio­na­te e di pic­co­li grup­pi: nume­ro mas­si­mo di bam­bi­ni per edu­ca­to­re, tria­ge all’entrata con disin­fet­tan­te e scan­ner per la tem­pe­ra­tu­ra. Spa­zi che diven­ta­no arci­pe­la­ghi con iso­le cir­con­da­te dal mare del­la distan­za socia­le. L’ossimoro del­la nega­zio­ne del­la socia­li­tà negli spa­zi e nei tem­pi edu­ca­ti­vi dimo­stra in par­ten­za la cri­ti­ci­tà di ogni pro­po­sta sul tema. A par­te l’ovvia con­si­de­ra­zio­ne sul­la fat­ti­bi­li­tà uto­pi­sti­ca di que­ste solu­zio­ni, quan­te edu­ca­tri­ci ci vor­reb­be­ro? Quan­ti metri qua­dra­ti per spa­zio? Qua­li ambien­ti? Qua­li con­trol­li? È for­se il caso di fer­mar­ci a fare una rifles­sio­ne di prin­ci­pio. In que­sto perio­do di sta­to di emer­gen­za potreb­be sem­bra­re super­fluo par­la­re di “prin­ci­pi”, di “dirit­ti”, finan­che di Costi­tu­zio­ne, per­ché con la salu­te a rischio e l’economia in cri­si tut­to pas­sa in secon­do pia­no. D’altronde, è pro­prio quan­do si comin­cia a per­ce­pi­re che potreb­be sem­bra­re super­fluo che diven­ta neces­sa­rio par­lar­ne per riaf­fer­mar­li, anche se ovvi, anche se scon­ta­ti, per­ché si sa, nien­te è più accan­to­na­bi­le di una cosa ovvia. Dare per scon­ta­to, di soli­to, con­du­ce alla dimen­ti­can­za e, infi­ne, a una per­di­ta. E quan­do si per­de un dirit­to, si intac­ca un prin­ci­pio, si per­de qual­co­sa come socie­tà. Il nido d’infanzia, come isti­tu­zio­ne, ha fat­to pas­si da gigan­te dal­la vec­chia Onmi in dire­zio­ne dell’affer­ma­zio­ne del­la sua fun­zio­ne peda­go­gi­co edu­ca­ti­va e in tut­te le pro­po­ste sul tavo­lo vedo solo un riaf­fer­mar­si del­la esclu­si­va fun­zio­ne assi­sten­zia­li­sti­ca. Sia­mo cer­ti che que­ste scel­te “esti­ve” stia­no a signi­fi­ca­re che stia­mo pen­san­do ai bam­bi­ni? Che ci stia­mo occu­pan­do di loro? A me pare che que­sto tema non ven­ga affron­ta­to dal loro pun­to di vista, met­ten­do­li al cen­tro, ma, come sem­pre, dal pun­to di vista degli adul­ti e, in par­ti­co­la­re, degli adul­ti lavo­ra­to­ri. Quin­di dal pun­to di vista eco­no­mi­co. Su twit­ter e in gene­ra­le sui media leg­go arti­co­li e com­men­ti di pre­oc­cu­pa­zio­ne per i geni­to­ri che non san­no dove “met­te­re i figli”, si pen­sa alla ria­per­tu­ra del­le scuo­le e dei nidi in fun­zio­ne socio eco­no­mi­ca. Pre­oc­cu­pa­zio­ni giu­ste, ci mancherebbe.
Ma la fun­zio­ne edu­ca­ti­va? E i biso­gni dei bam­bi­ni? For­se sareb­be il caso di coin­vol­ge­re le edu­ca­tri­ci nel­la pro­get­ta­zio­ne del­la ria­per­tu­ra, in quan­to sono le sole ad ave­re la con­sa­pe­vo­lez­za, deri­va­ta dal­la pra­ti­ca quo­ti­dia­na, del­le cri­ti­ci­tà pre­sen­ti nei rispet­ti­vi ser­vi­zi edu­ca­ti­vi. Per fare un esem­pio su tut­ti: si è pen­sa­to alla neces­si­tà di un nuo­vo perio­do di inse­ri­men­to dei bam­bi­ni? Si par­la del­la ria­per­tu­ra a giu­gno dopo tre mesi di lon­ta­nan­za e non si sot­to­li­nea il biso­gno dei pic­co­li di un nuo­vo ambien­ta­men­to. Que­sto signi­fi­ca che il mese di giu­gno sareb­be neces­sa­rio solo a que­sto fine, con uno dei geni­to­ri in pre­sen­za, con una fre­quen­za limi­ta­ta ad un’ora desti­na­ta ad allun­gar­si pia­no pia­no secon­do le rispo­ste dei bam­bi­ni. Ogni geni­to­re che ha avu­to l’esperienza del nido sa benis­si­mo di cosa stia par­lan­do e di quan­to sia­no impe­gna­ti­ve quel­le due o tre set­ti­ma­ne richie­ste per l’ambientamento dove si orga­niz­za­no con ferie e per­mes­si pro­prio per poter esse­re pre­sen­ti ed aiu­ta­re i loro bam­bi­ni in que­sto momen­to deli­ca­to e fon­da­men­ta­le. Mi sem­bra ovvio che se si seguis­se­ro que­ste “buo­ne pra­ti­che” con­so­li­da­te da anni di espe­rien­za peda­go­gi­ca sul cam­po e con­di­vi­se dal­le fami­glie nell’ottica di un’alleanza edu­ca­ti­va, par­la­re di aper­tu­ra dei nidi d’infanzia a giu­gno per­de di significato.
Pen­sa­re ai bam­bi­ni non signi­fi­ca solo occu­par­ci di loro in que­sto momen­to, cer­can­do tut­ti insie­me la for­mu­la miglio­re per rispon­de­re ai biso­gni fami­lia­ri emer­gen­ti in que­sto perio­do, ma pren­der­ci cura di loro anche in futu­ro, del loro futu­ro. Difen­de­re il loro dirit­to ad un’educazione. Difen­de­re il prin­ci­pio del­la fun­zio­ne edu­ca­ti­va e peda­go­gi­ca del nido d’infanzia, quin­di, signi­fi­ca pren­der­si cura di loro, del­le loro fami­glie, del­la nostra socie­tà. Dire che que­ste moda­li­tà emer­gen­zia­li non sono il “loro nido” è esse­re dal­la loro par­te. Non ho la ricet­ta giu­sta e com­pren­do la dif­fi­col­tà di tro­var­la così come la neces­si­tà di cer­car­la e mi pia­ce­reb­be, ci pia­ce­reb­be “cer­car­la insie­me”. Soprat­tut­to in vista del­la neces­sa­ria e sen­ti­ta ria­per­tu­ra dei ser­vi­zi per set­tem­bre, una pro­get­ta­zio­ne deli­ca­ta e com­ples­sa che va orga­niz­za­ta fin d’ora cer­can­do il più pos­si­bi­le di rispon­de­re ai biso­gni edu­ca­ti­vi dei nostri pic­co­li. Avrei però una richie­sta per i gior­na­li­sti e gli esper­ti che ven­go­no chia­ma­ti a rac­col­ta. Quan­do par­la­te di tut­te que­ste pro­po­ste “esti­ve” vi pre­ghe­rei di chia­mar­le con un altro nome. Non par­la­te di nido d’infanzia per il sem­pli­ce moti­vo che non ne sta­te dav­ve­ro par­lan­do. Potreb­be sem­bra­re una que­stio­ne di for­ma, ma come spes­so acca­de, si trat­ta di una for­ma sostan­zia­le. Si trat­ta dell’affermazione e la tute­la di un prin­ci­pio. Il nido è un luo­go edu­ca­ti­vo spa­zio tem­po­ra­le dove la strut­tu­ra­zio­ne degli ambien­ti fa par­te del pro­get­to edu­ca­ti­vo, così come la pro­get­ta­zio­ne del­le rou­ti­ne. Sen­za que­sti ele­men­ti è qualcos’altro. Pos­sia­mo met­ter­ci d’accordo. In real­tà una paro­la già esi­ste che potreb­be defi­ni­re nel modo giu­sto quel­lo che dal­le pro­po­ste fino­ra let­te si sta cer­can­do di apri­re: baby par­king. Par­cheg­gio di bam­bi­ni. Cre­do sia dove­ro­so esse­re chia­ri su que­sto pun­to, pro­prio per met­te­re quei tas­sel­li che ci per­met­te­ran­no, una vol­ta fini­ta l’emergenza, di far pas­sa­re la fune e risa­li­re la vet­ta. Altri­men­ti il rischio è quel­lo di resta­re den­tro la vora­gi­ne e ren­de­re “nor­ma­le” o “nor­ma­to” scel­te det­ta­te da una neces­si­tà emer­gen­zia­le. Rac­con­tia­mo la veri­tà e così pos­sia­mo tro­va­re insie­me la solu­zio­ne più giu­sta. Ma vi pre­go, non chia­ma­te­lo nido.
Pao­la Boggi

 

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