C’è un grande dibattito sul maggioritario, forse per via della sua assenza, determinata dalla bocciatura della riforma elettorale (che era proporzionale, eh) che la Corte costituzionale ha rigettato proprio nel suo «cuore», quello del ballottaggio e dell’analogia tra premier e sindaco. Con parole chiare e inequivocabili, anche se si continua a far finta di non capire.
Il maggioritario postumo, secondo l’attuale vulgata giornalistica, è divenuto termine ancora più politicistico. Proviamo a rimetterlo a posto.
Maggioritario è parlare di pace, quando tutte le statistiche ci dicono che non si sono mai vendute così tante armi dalla fine della guerra fredda. Quando sappiamo che vendiamo armi a paesi in guerra, incuranti delle stesse leggi italiane e della Costituzione. E nel frattempo si continua a spendere per gli F‑35 come se non ci fosse un domani.
Maggioritario è parlare di accoglienza con modelli rigorosi, trasparenti, capaci di migliorare l’integrazione, non proporre soluzioni inefficaci affidandosi al muro libico, fatto di sabbia e impastato di violenza, ovvero a una gestione opaca, clientelare e legata a filiere politiche, come è accaduto in Sicilia o a Roma e come accade purtroppo in buona parte del paese.
Maggioritario è parlare di donne, dicendosi femministe e femministi in un paese e in un mondo che non è pari né giusto. Con tutto questo testosterone che gira e che obnubila le menti, farebbe bene a tutti. Altro che fertility. Parità salariale, pari spesa, applicazione della 194, sostegno prioritario ai centri anti-violenza.
Maggioritario è insistere sulla progressività, non sui bonus lotteria che non sai mai a chi toccano, né sugli sconti ai più abbienti, quelli che ce la possono fare. E aggiungere il reddito minimo, con formula europea, non formule parziali e paternalistiche come quelle recentemente approvate, dopo aver decimato il fondo per le politiche sociali.
Maggioritario è parlare di evasione fiscale, multinazionale e localissima. Se vogliamo mantenere il welfare e abbassare l’imposizione fiscale, non c’è altro modo che insistere, come non fa né il governo né l’opposizione. Cominciando dalla riduzione del contante, che non a caso Fi voleva alzare e il Pd lo ha fatto (mentre i 5stelle su questo tema sono molto timidi).
Maggioritario è parlare di conflitto di interessi e di corruzione, perché il garantismo è prima di tutto quello verso i cittadini e verso il rispetto delle leggi. In questi anni siamo passati dalla politica degli amici degli amici a quella degli amici e basta: invece i gruppi dirigenti devono essere plurali e competenti, non legati esclusivamente alla fedeltà.
Maggioritario è parlare di energia rinnovabile, di produzione diffusa e di comunità, non affidarsi a soluzioni privatistiche e confindustriali, legate agli equilibri del passato.
Maggioritario è parlare di laicità, perché è passato molto tempo dal patto Gentiloni (ops) e sarebbe il caso che si rispettino le coscienze religiose ma anche quelle che non lo sono. A meno di non voler pensare che valgano solo le prime e che decidano anche per le coscienze degli altri.
Maggioritario è pensare che di un licenziamento illegittimo decida il giudice, non chi ha deciso il licenziamento stesso. Che ci sia un contratto unico (che si chiama così perché deve essere unico), riducendo frammentazione e precarietà. Che un’ora di lavoro abbia una giusta retribuzione, a prescindere dalla mansione. Che i voucher, magnificati fino a due mesi fa, siano esclusi dal novero delle soluzioni, da parte di qualsiasi tipo di azienda.
Ecco, secondo me questo è supermaggioritario.