Che ne sarà di Riace (e chi ha caricato la pistola)

Viene da chiedersi cosa avete fatto per affiancare un comune di 2300 abitanti, che ricade su uno dei territori più difficili d’Italia, che si è affermato come simbolo dell’accoglienza e della convivenza, perché potesse sopravvivere

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Che ne sarà di Ria­ce e del­le per­so­ne che abi­ta­no il bor­go del­la Locri­de non lo sap­pia­mo anco­ra. Quel che sap­pia­mo è che il Mini­ste­ro ha dispo­sto che il Ser­vi­zio cen­tra­le del­lo Sprar prov­ve­da al «tra­sfe­ri­men­to / usci­ta degli ospi­ti in acco­glien­za». La pri­ma con­si­de­ra­zio­ne da fare riguar­da il fat­to che stia­mo per­ciò par­lan­do del­le sole per­so­ne ospi­ta­te nel­lo Sprar e non di quel­le ospi­ta­te nei Cas. La secon­da con­si­de­ra­zio­ne è che il tra­sfe­ri­men­to non sarà imme­dia­to, ma sarà neces­sa­rio atten­de­re alme­no 60 gior­ni e cioè il ter­mi­ne per impu­gna­re il prov­ve­di­men­to di fron­te al Tar.

Un’altra cosa che sap­pia­mo è che non si trat­ta di un ful­mi­ne a ciel sere­no. La nota mini­ste­ria­le, da que­sto pun­to di vista, è mol­to chia­ra. Ispe­zio­ni e rela­zio­ni con i pri­mi rilie­vi risal­go­no infat­ti al 2016. L’avvio del pro­ce­di­men­to vol­to all’appli­ca­zio­ne dei pun­teg­gi di pena­li­tà al pro­get­to Sprar (che ora ne deter­mi­ne­reb­be la chiu­su­ra) risa­le al 28 gen­na­io 2017. In quell’occasione il comu­ne di Ria­ce è sta­to invi­ta­to a “ricom­por­re con imme­dia­tez­za tut­ti gli aspet­ti di cri­ti­ci­tà emer­si” dal­le visi­te effet­tua­te dal Ser­vi­zio cen­tra­le del­lo Sprar (20 e 21 luglio 2016) e dal­la Pre­fet­tu­ra di Reg­gio Cala­bria (dicem­bre 2016).

Le pena­li­tà appli­ca­te per la revo­ca tota­le dei con­tri­bu­ti con nota mini­ste­ria­le del 30 luglio 2018 sono sta­te con­tro­de­dot­te dal comu­ne di Ria­ce con una nota del 9 ago­sto 2018 e il prov­ve­di­men­to del­le scor­se ore è l’esito di que­sta dia­let­ti­ca: il Mini­ste­ro ha di fat­to riget­ta­to inte­gral­men­te le con­tro­de­du­zio­ni, pro­ce­den­do per la sua stra­da e con l’obiettivo – di fat­to – di sman­tel­la­re il siste­ma di acco­glien­za a Riace.

«Cosa ave­te fat­to dal 2016 a oggi?», vie­ne da chie­der­si. Vie­ne da chie­der­si cosa ave­te fat­to per affian­ca­re un comu­ne di 2300 abi­tan­ti, che rica­de su uno dei ter­ri­to­ri più dif­fi­ci­li d’Italia, che si è affer­ma­to come sim­bo­lo dell’accoglienza e del­la con­vi­ven­za, per­ché potes­se soprav­vi­ve­re. Oltre a invia­re ispet­to­ri, a scri­ve­re note, a invi­ta­re a chia­ri­re, si inten­de. Cosa ave­te fat­to per affian­ca­re un sin­da­co, gli ammi­ni­stra­to­ri, gli uffi­ci e gli impie­ga­ti e per evi­ta­re che, inve­ce di ricom­por­re a livel­lo ammi­ni­stra­ti­vo una situa­zio­ne più uni­ca che rara, fos­se sman­tel­la­ta con l’arrivo di Sal­vi­ni al Vimi­na­le. Deve esse­re chia­ra una cosa: Sal­vi­ni ha pre­mu­to il gril­let­to, ma è evi­den­te che la pisto­la è sta­ta cari­ca­ta da altri e che, anzi, era già com­par­sa sul­la sce­na pri­ma del­le ele­zio­ni del 4 mar­zo scor­so.

Per esse­re chia­ri fino in fon­do: l’indagine mini­ste­ria­le non con­te­sta sot­tra­zio­ni di fon­di, non indi­ca respon­sa­bi­li­tà pena­li, ma si con­cen­tra su aspet­ti pura­men­te ammi­ni­stra­ti­vi. Si par­la di appar­ta­men­ti Sprar occu­pa­ti da per­so­ne che dovreb­be­ro sta­re in strut­tu­re Cas e vice­ver­sa. Si par­la dell’accoglienza di “lun­go­per­ma­nen­ti” in assen­za di auto­riz­za­zio­ne. Si par­la di man­ca­ta regi­stra­zio­ne di alcu­ni con­trat­ti di affit­to. Si par­la del­la mone­ta loca­le, non adat­ta per­ché non per­met­te­reb­be di fami­lia­riz­za­re con gli euro e per altre ragio­ni. Si par­la del­le bot­te­ghe, defi­ni­te «atti­vi­tà che accre­sco­no com­pe­ten­ze di base e tra­sver­sa­li rispet­to al mon­do del lavo­ro» ma che «non pos­so­no esse­re assi­mi­la­te ai tiro­ci­ni extra­cur­ri­cu­la­ri pro­pria­men­te det­ti». Si par­la anche del­la man­ca­ta ren­di­con­ta­zio­ne per l’anno 2017.

Si par­la, in sostan­za, di vizi ammi­ni­stra­ti­vi che in oltre due anni di inda­gi­ni sia­mo sicu­ri avreb­be­ro potu­to esse­re ricom­po­sti, se solo ci fos­se sta­ta la volon­tà poli­ti­ca e cul­tu­ra­le di difen­de­re una real­tà straor­di­na­ria, e non di abban­do­nar­la per poi get­tar­la in pasto alla marea nera.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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