Coalizione Civica per Padova: verso l’11 giugno (e oltre)

Il voto dell’11 giu­gno si avvi­ci­na e, da quan­do è nata, Coa­li­zio­ne Civi­ca per Pado­va (ne ave­vo par­la­to qui) ha fat­to tan­tis­si­ma stra­da: in quat­tro mesi si è data un pro­gram­ma par­te­ci­pa­to, gra­zie all’opera costan­te dei suoi nume­ro­si grup­pi di lavo­ro tema­ti­ci; un coor­di­na­men­to poli­ti­co, com­po­sto da dodi­ci per­so­ne rap­pre­sen­ta­ti­ve di tut­te le sen­si­bi­li­tà pre­sen­ti in Coa­li­zio­ne Civi­ca, scel­te dall’Assemblea, più un rap­pre­sen­tan­te dei grup­pi di lavo­ro tema­ti­ci; un can­di­da­to sin­da­co, Artu­ro Loren­zo­ni, scel­to in una vota­zio­ne a cui han­no par­te­ci­pa­to più di 800 per­so­ne; una strut­tu­ra orga­niz­za­ti­va ed elet­to­ra­le che por­ta avan­ti la cam­pa­gna finan­zian­do­la in modo tra­spa­ren­te con un siste­ma di cro­w­d­fun­ding; dei grup­pi ter­ri­to­ria­li e di quar­tie­re, un calen­da­rio fit­tis­si­mo di ini­zia­ti­ve ed incon­tri in ogni ango­lo del­la cit­tà e, da qual­che gior­no, ha indi­vi­dua­to i 32 can­di­da­ti alla lista per il Con­si­glio Comu­na­le, anche loro scel­ti dai sot­to­scrit­to­ri dell’Appello per la Coa­li­zio­ne Civi­ca in due gior­ni di vota­zio­ni a cui han­no par­te­ci­pa­to più di 600 persone.

È un pic­co­lo mira­co­lo, come lo ha defi­ni­to il filo­so­fo Umber­to Curi, uno dei più auto­re­vo­li ispi­ra­to­ri ed ani­ma­to­ri del per­cor­so di Coa­li­zio­ne Civi­ca; un pic­co­lo mira­co­lo costrui­to met­ten­do pazien­te­men­te ed insi­sten­te­men­te un mat­to­ne sopra l’altro, inve­sten­do un capi­ta­le di ener­gie e di entu­sia­smi, con l’idea che tut­to que­sto non si sciol­ga come neve al sole all’indomani del voto, ma con­ti­nui a cam­mi­na­re anco­ra a lun­go dopo le urne e fac­cia la sua par­te per cam­bia­re in meglio la cit­tà di Padova.

E che guar­di lon­ta­no, come sug­ge­ri­sce la sago­ma del­la Spe­co­la (l’antico osser­va­to­rio astro­no­mi­co dell’Università di Pado­va) pre­sen­te nel sim­bo­lo del­la Coalizione.

Un’esperienza che fino­ra è sta­ta sot­to­va­lu­ta­ta da mol­ti osser­va­to­ri, i qua­li l’hanno ini­zial­men­te inter­pre­ta­ta come una for­ma di civi­smo anti­po­li­ti­co che fug­ge dai par­ti­ti o, peg­gio anco­ra, come un grup­po di par­ti­ti che si camuf­fa­no e fin­go­no tat­ti­ca­men­te di esse­re qualcos’altro.

Spes­so, gli osser­va­to­ri e gli atto­ri poli­ti­ci che ana­liz­za­no in que­sto modo la real­tà poli­ti­ca di Coa­li­zio­ne Civi­ca han­no già rive­la­to in pas­sa­to la pro­pria inca­pa­ci­tà di inter­pre­ta­re cor­ret­ta­men­te la real­tà poli­ti­ca tout court. O, per­lo­me­no, han­no cla­mo­ro­sa­men­te sot­to­va­lu­ta­to alcu­ni feno­me­ni in poli­ti­ca o non sono sta­ti capa­ci di veder­ne in anti­ci­po l’arrivo, pro­po­nen­do quin­di solu­zio­ni e stra­te­gie inef­fi­ca­ci e non all’altezza del­la com­ples­si­tà di que­sta sta­gio­ne politica.

Quel­la di Coa­li­zio­ne Civi­ca è, di fat­to, una real­tà por­ta­tri­ce di una sana ambi­zio­ne: cam­bia­re l’esistente anzi­ché limi­tar­si a gestir­lo; ridur­re quel dram­ma­ti­co diva­rio tra cit­ta­di­ni e isti­tu­zio­ni par­lan­do alla testa e al cuo­re del­le per­so­ne, anzi­ché alla pan­cia, rivol­gen­do­si in par­ti­co­lar modo a colo­ro “che non fan­no già par­te di” e coin­vol­gen­do­li (respon­sa­bi­liz­zan­do­li) nel pro­ces­so deci­sio­na­le, sen­za blan­dir­li o rin­cor­re­re le loro pau­re con sche­mi data­ti e con­ser­va­to­ri; cer­can­do di inter­pre­ta­re, in altre paro­le, ciò di cui la cit­tà ha biso­gno e non solo quel­lo che vuo­le sen­tir­si dire.

Una real­tà nel­la qua­le si discu­te tra tut­ti, anche ani­ma­ta­men­te, lun­gi dal rinun­cia­re alle pro­prie idee ed appar­te­nen­ze poli­ti­che, ma al con­tra­rio riven­di­can­do­le, valo­riz­zan­do­le e met­ten­do­le gene­ro­sa­men­te e testar­da­men­te “in comu­ne”, al ser­vi­zio di qual­co­sa di più gran­de e in nome di un siste­ma di valo­ri e di obiet­ti­vi poli­ti­ci chia­ri — anche con­ta­mi­nan­do­si a vicen­da e sen­za smet­te­re mai di muo­ver­si, per­ché la Coa­li­zio­ne Civi­ca è come una bici­clet­ta: sta in equi­li­brio solo se si con­ti­nua a pedalare.

Si trat­ta quin­di di un pro­get­to che è con­sa­pe­vo­le del­la dif­fi­col­tà del pro­prio com­pi­to, del fat­to che non è faci­le cam­bia­re le cose, che il pro­gram­ma di gover­no di una cit­tà com­ples­sa come Pado­va non può esse­re un “libro dei sogni” (ter­mi­ne tec­ni­co), ma che non per que­sto rinun­cia in par­ten­za a cer­ca­re una stra­da alter­na­ti­va e a pro­por­re una pro­po­sta poli­ti­ca inno­va­ti­va ed ambiziosa.

Che ripar­ta dai beni comu­ni, dal­la soste­ni­bi­li­tà, dal­la lot­ta alla pover­tà (anzi­ché ai pove­ri), dal­la cul­tu­ra, dall’acco­glien­za.

Una sfi­da ani­ma­ta dal­lo stes­so spi­ri­to che ha ani­ma­to impor­tan­ti per­cor­si in altre cit­tà ita­lia­ne ed euro­pee: si pen­si all’esperienza di Bar­ce­lo­na en Comú, di cui il mese scor­so abbia­mo ospi­ta­to alcu­ni espo­nen­ti in un incon­tro che ci ha lascia­to una cari­ca posi­ti­va importantissima.

Lo stes­so spi­ri­to che ha por­ta­to alla nasci­ta stes­sa di Pos­si­bi­le, che da sem­pre con­tri­bui­sce a dare vita a real­tà poli­ti­che inno­va­ti­ve ed alter­na­ti­ve a livel­lo loca­le in giro per l’Italia, pre­di­li­gen­do le for­mu­le che met­ta­no al cen­tro la qua­li­tà dei con­te­nu­ti e la tra­spa­ren­za del pro­get­to poli­ti­co, anzi­ché i poli­ti­ci­smi e le logi­che di mero posizionamento.

Que­sto spi­ri­to è più che mai neces­sa­rio a Pado­va, dove altri sog­get­ti che dovreb­be­ro incar­na­re un mes­sag­gio di cen­tro­si­ni­stra accol­go­no tra le pro­prie file espo­nen­ti ricon­du­ci­bi­li alla destra – come scri­ve­vo già qui.

Le pros­si­me set­ti­ma­ne saran­no deci­si­ve per por­ta­re que­sto spi­ri­to a vin­ce­re e a rida­re spe­ran­za ad una cit­tà che meri­ta di tor­na­re ad esse­re aper­ta, viva, libe­ra e rivol­ta al futu­ro. Con l’aiuto di tut­te e di tut­ti, ce la faremo.

Car­lo Alber­to Lentola

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