Collaboratori parlamentari, Civati: Cambiare subito le norme

“Ho par­te­ci­pa­to al flash­mob del­l’As­so­cia­zio­ne ita­lia­na col­la­bo­ra­to­ri par­la­men­ta­ri, orga­niz­za­to a Piaz­za Mon­te­ci­to­rio, per mani­fe­sta­re tut­ta la vici­nan­za di Pos­si­bi­le alla loro ini­zia­ti­va, con­fer­man­do il mas­si­mo impe­gno per cam­bia­re le rego­le ed evi­ta­re casi come quel­lo denun­cia­to con corag­gio da Fede­ri­ca”. Lo dichia­ra il depu­ta­to e segre­ta­rio di Pos­si­bi­le, Pip­po Civa­ti, dopo la pro­te­sta orga­niz­za­ta que­sta mattina.
“Ma — aggiun­ge il lea­der di Pos­si­bi­le — non può basta­re la sin­go­la azio­ne di un gio­va­ne, per­ché c’è il rischio che — non appe­na fini­ta l’e­co media­ti­ca — que­sti ragaz­zi sia­no abban­do­na­ti. Da sem­pre soste­nia­mo che lo sfrut­ta­men­to deb­ba esse­re com­bat­tu­to in ogni ambi­to. Figu­ria­mo­ci se può esse­re tol­le­ra­to da chi è all’in­ter­no del­l’I­sti­tu­zio­ne pre­po­sta alla pro­du­zio­ne di leggi”.
“La nostra pro­po­sta — con­clu­de Civa­ti — è chia­ra: i col­la­bo­ra­to­ri devo­no ave­re un rap­por­to con la Came­ra e non il sin­go­lo depu­ta­to. Offria­mo il nostro soste­gno poli­ti­co alla pre­si­den­te Bol­dri­ni, affin­ché i grup­pi con­cor­di­no su que­sto pas­sag­gio dan­do­le la pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­re le neces­sa­rie modifiche”.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

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I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.