“Non abbiamo bisogno di fare rivoluzioni. La sanità italiana è una delle migliori conquiste della nostra storia: costa la metà di quella americana e funziona molto meglio. Smettiamola di usare la sanità come se fosse il bancomat del governo. Lavoriamo per spendere meglio i soldi, non per spendere meno. La civiltà di un paese si misura anche dall’attenzione che dedica ai fragili, ai malati, agli anziani. Perché, come dice la nostra Costituzione, la salute va tutelata in quanto diritto fondamentale dell’individuo e ella collettività. Perché, soprattutto in un momento come questo, le tutele offerte dal welfare consentono di assorbire le asperità della crisi, evitare il moltiplicarsi delle iniquità e impedire che si sgretoli la speranza. E allora dobbiamo dedicare intelligenze, risorse ed energie per salvaguardare il sistema sanitario. Dobbiamo assicurarci che chi ha responsabilità nel suo governo abbia capacità e rigore morale. Dobbiamo saper disegnare un grande movimento che unisca nell’obiettivo la politica, gli operatori e i cittadini. Dobbiamo far funzionare meglio quello che abbiamo, correggendo gli errori ed eliminando le inefficienze, senza mortificare gli operatori, senza allontanare i cittadini, senza lasciarci andare a isterismi.”
L’esperienza di Ottavio Davini, 55 anni, da quindici primario di radiologia presso le Molinette – la più grande azienda ospedaliera del Piemonte e terza in ordine su scala nazionale – di cui è stato per diverso tempo anche direttore sanitario, ci permette di osservare un problema che pochi vogliono affrontare: la sanità pubblica. In Piemonte soprattutto, il tema è parecchio sentito. “L’errore più evidente della giunta Cota è stato quello di pensare che si potesse gestire la sanità pubblica come un’industria, il che è figlio di un vuoto di conoscenze e competenze. Ribadisco: la Sanità pubblica in Italia funziona meglio di quanto viene percepito dai cittadini e meglio di quello che, per molte ragioni, ci viene fatto credere. Gettare discredito sfruttando gli episodi di malaffare, che pure ci sono e su cui è indispensabile intervenire, apre evidenti praterie per il privato. Ma come va a finire lo possiamo chiedere a Formigoni.”
Insomma, gestire la sanità secondo parametri industriali, andare verso il concetto di privatizzazione, svilire il ruolo del pubblico in un settore fondamentale per il benessere del nostro paese rischia di avere conseguenze importanti. E c’è bisogno di una politica diversa, che il PD deve avere il coraggio di affrontare. “Sulla sanità, a parte pochi, tra i quali Ignazio Marino” con cui Davini ha collaborato (dell’attuale sindaco di Roma la prefazione al libro Il prezzo della salute) e fatto politica (“mi sono iscritto al PD nel 2009 per supportarlo”) “il PD spesso si accoda a un certo mood liberista che si traduce in fondi integrativi prima e in assicurazioni dopo. Non diamo retta a chi dice che non ci sono più soldi. Si può avere un futuro prossimo nel quale ogni vero bisogno di salute trovi una risposta tempestiva e adeguata. Dove tutte le politiche siano ispirate al perseguimento della salute. Dove si sia in grado di intercettare e dirottare le distorsioni della domanda indotta dal mercato, che trasmettono un’illusione di salute, ma in realtà la minacciano. Dove i cittadini più fragili vengano accompagnati lungo il percorso di cura e mai abbandonati a loro stessi. Dove le migliori pratiche si diffondano su tutto il territorio. Tutto questo è quello che può essere il nostro servizio sanitario, senza epocali riforme, solo prendendosi cura di ogni ingranaggio, di ogni organizzazione, con l’aiuto e il coinvolgimento del formidabile patrimonio di intelligenze e competenze dei nostri operatori, e facendo questo con passione, rigore e trasparenza. Con il cervello, ma anche col cuore.”
Può essere Giuseppe Civati l’uomo giusto per far sì che la sanità pubblica resti tale e che il sistema possa ritornare sulla giusta direzione abbandonando le storture introdotte dalle amministrazioni di destra? “Penso che Pippo rappresenti quello che cerchiamo disperatamente da vent’anni: una persona seria ma non seriosa, uno competente ma non saccente, uno giovane perché contemporaneo, e non contemporaneo perché giovane. E soprattutto è uno di sinistra, senza esitazioni e senza massimalismi, in grado di discutere e di convincere chi ha voglia di ascoltare. E dato che Civati è uno di sinistra so che è convinto dell’importanza della sanità pubblica.”
#Civoti 33: Ottavio Davini