Ore 5e40. E’ l’alba del 7 settembre. Mi sto recando a Firenze, per partecipare a “Civoti”, la scuola politica di Giuseppe Civati.
Ma cosa sarà mai una scuola politica? Ci diranno quando fare i banchetti, come distribuire i volantini, ci diranno di guardare lo specchio ogni mattina e ripetere: “Civati è il mio candidato, Civati è il mio idolo, Civati è il mio leader”. Arrivo alle Murate e l’inizio è incoraggiante. La cornice è splendida e l’organizzazione anche. Gli argomenti si susseguono con chiarezza. Come funziona un Congresso, quali saranno le nostre strategie, come dobbiamo collaborare, come dobbiamo comunicare, la rete come mezzo e non come unico luogo d’azione. La competenza è altissima, tutto viene spiegato con dovizia di particolari, senza lasciare nulla al caso. Quello che rende la giornata incredibile è questo cocktail di passione e competenza. I relatori mettono il proprio sapere a disposizione di un candidato e della gente, sono persone che non vogliono rimanere rinchiuse nella superiorità delle proprie conoscenze, ma vogliono renderle pubbliche e alla portata di tutti per rendere unica questa campagna congressuale. La cosa più incredibile è che di Civati non si parla. Si parla di idee, di problemi locali, di mezzi per rendere più efficaci i nostri convincimenti. Non stiamo trovando mezzi per esaltare un uomo, stiamo pensando agli strumenti ideali per esaltare un’idea. Non abbiamo bisogno di un leader, noi crediamo convintamente nella necessità di vincere il Congresso con un’idea perchè un Segretario dura pochi anni un’idea rimane per sempre. E porta frutti, crea una nuova classe dirigente. Senza neanche capire come sono le 19, la giornata è finita. E’ il tempo dei saluti, delle promesse, dei “ci vedremo presto” e dei “crediamoci”.
Oggi la “leadership collettiva” di cui tanto sento parlare a vuoto si è materializzata, l’ho toccata con mano. Mi sono sentito parte integrante di questa mozione, di questa candidatura. Questa identificazione ci porterà lontano, perchè se ognuno di noi si sente il protagonista di questa campagna congressuale e non solo supporter di qualcuno, ci metterà quel qualcosa in più che renderà questa campagna irripetibile. In un’Italia in balie di vaghe alleanze, in questo deserto di alternative politiche c’è un’oasi dove poter cominciare a ricostruire un partito e un Paese migliore. Il treno del ritorno mi aspetta. I venti minuti di tragitto verso la stazione diventano cinque. Sono carico, carichissimo, con tanta voglia di fare. Finalmente mi sono sentito a casa e in politica non mi accadeva da tempo.