Da chi compra i tablet per il referendum Maroni? Dal fornitore più screditato del mondo

SmartMatic è, per chiunque si occupi di politica internazionale, il simbolo di un'opacità (aziendale e di prodotto) di cui solo Maroni sembra non essersi accorto.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1501163850420{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Rober­to Maro­ni, pre­si­den­te del sul­ta­na­to di Lom­bar­dia, spen­de 23 milio­ni di euro per il pros­si­mo refe­ren­dum-truf­fa sul­l’au­to­no­mia lom­bar­da acqui­stan­do 24mila tablet. «È il voto elet­tro­ni­co, bel­lez­za!», dice tut­to com­pia­ciu­to in con­fe­ren­za stam­pa men­tre scio­ri­na l’a­van­za­men­to tec­no­lo­gi­co di una regio­ne che per pri­ma deci­de di abban­do­na­re le mati­te. Del resto in Lom­bar­dia ciò che con­ta, da tem­po, è la nar­ra­zio­ne del futu­ro e fa nien­te che poi, alla fine, il tut­to si ridu­ca alla pro­pa­gan­da che (Lega in testa) con­ti­nua a pro­pi­na­re da decenni.

Ma non è que­sto il pun­to: il siste­ma per il voto elet­tro­ni­co è sta­to svi­lup­pa­to da una socie­tà olan­de­se, la Smart­Ma­tic, che ha vin­to la ric­ca gara d’ap­pal­to e che in Regio­ne vie­ne pre­sen­ta­ta come fio­re all’oc­chiel­lo. E allo­ra vedia­mo bene chi è que­sta pun­ta di dia­man­te. Smart­Ma­tic è, per chiun­que si occu­pi di poli­ti­ca inter­na­zio­na­le, il sim­bo­lo di un’o­pa­ci­tà (azien­da­le e di pro­dot­to) di cui solo Maro­ni sem­bra non esser­si accor­to. Stia­mo par­lan­do del­la stes­sa azien­da che nel 2006 è fini­ta nel­la “lista nera” degli USA per il fia­sco elet­to­ra­le di Chi­ca­go (quan­do vota­ro­no addi­rit­tu­ra “i mor­ti”, come nel­la miglio­re tra­di­zio­ne car­ta­cea) e il suo fon­da­to­re, Anto­nio Mugi­ca, è accu­sa­to da tem­po di esse­re sta­to “vici­no” a Cha­vez e ai suoi ere­di e di ave­re inten­zio­nal­men­te mani­po­la­to le rego­le elet­to­ra­li in Vene­zue­la (qui un arti­co­lo). For­se vale la pena ricor­da­re anche che l’u­ni­ca vol­ta che Mugi­ca ha con­ces­so un con­trol­lo ter­zo del­l’af­fi­da­bi­li­tà dei suoi siste­mi di voto (era il 23 novem­bre del 2005, in Vene­zue­la, in pre­sen­za degli osser­va­to­ri elet­to­ra­li del­l’U­nio­ne Euro­pea e del­l’OAS) è sta­to dimo­stra­to come la segre­tez­za del voto “fos­se gra­ve­men­te compromessa”.

E, se non bastas­se, vale la pena leg­ge­re cosa scri­ve Alek Boyd, gior­na­li­sta e atti­vi­sta per i dirit­ti poli­ti­ci, che in suo arti­co­lo rac­con­ta come “l’u­ni­ca vol­ta che Smart­Ma­tic ha par­te­ci­pa­to a un pro­ces­so elet­to­ra­le negli USA (rive­la­to­si un cla­mo­ro­so fia­sco, Chi­ca­go 2006 nda) si è rifiu­ta­to di offri­re qual­sia­si col­la­bo­ra­zio­ne al gover­no USA” e che Smart­Ma­tic ha vin­to dal 2004 appal­ti per oltre 300 milio­ni di dol­la­ri soprat­tut­to “da par­te dei gover­ni irre­spon­sa­bi­li di Pae­si sot­to­svi­lup­pa­ti dove i prin­ci­pi demo­cra­ti­ci, come ele­zio­ni libe­re e eque o la tra­spa­ren­za, sono sta­ti com­ple­ta­men­te disattesi”.

Ecco tut­to. Buon voto, quindi.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.