Lo dicevamo da tempo, e abbiamo proseguito durante tutta la campagna dell’anno passato: il conflitto d’interessi non è il problema di un singolo cittadino — Berlusconi, per dirne uno — ma un problema per il Paese di autorità e cariche in conflitto siamo pieni a tutti i livelli.
Lo dimostra il caso del neo-nominato ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi: non basta l’autocertificazione, serve invece una seria legge dello Stato, “un sistema preventivo di stampo americano”, come dice Andrea Pertici, professore di Diritto Costituzionale dell’università di Pisa.
Servirebbe una legge, ma una legge (una proposta di legge) c’è già, e ci sarebbe anche la maggioranza con cui approvarla nelle due Camere, rapidamente. “La legislatura va avanti se si fanno le cose”, diceva qualcuno: questa cosa si può fare — e si deve fare — subito.
“Nella situazione attuale, caratterizzata, da un lato, da una grave crisi economica e, dall’altro, da una profonda sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, il tema del conflitto d’interessi non può più essere ignorato”, recita l’incipit della legge (qui il testo completo in pdf) redatta con il contributo dello stesso Pertici e presentata lo scorso 21 novembre da Giuseppe Civati con i deputati Mattiello, Tentori, Guerini, Gandolfi e Pastorino: “dobbiamo considerare come l’assenza di regole certe e chiare di etica pubblica, con il conseguente emergere di situazioni di conflitto d’interessi, quando non di veri e propri casi di corruzione, determinino una forte dispersione di risorse pubbliche ed un allontanamento degli investitori dall’Italia, acuendo così la crisi economica in atto. Quindi, nessun pregio sembra avere l’argomentazione per cui i problemi prioritari sarebbero altri”.