Conte è preoccupato del Senatory Fund e invece…

Su NG Eu dovrebbe essere fatta chiarezza e non da oggi. Come vogliamo spendere i 209 miliardi del piano della Commissione europea?

«Il silen­zio più rumo­ro­so riguar­da la que­stio­ne stes­sa sul­la qua­le la cri­si si è inne­sca­ta. In ter­mi­ni for­ma­li, riguar­da il capi­to­lo tre del­la boz­za del pia­no nazio­na­le su Next Gene­ra­tion Eu: quel­lo sul­la cosid­det­ta “gover­nan­ce” o, più bru­tal­men­te, il luo­go in cui risie­de il pote­re di distri­bui­re e con­trol­la­re i 209 miliar­di del Reco­ve­ry Fund», scri­ve Fede­ri­co Fubi­ni, oggi, sul Cor­rie­re del­la Sera.

«Silen­zio scru­po­lo­so», da par­te del pre­si­den­te del con­si­glio, insi­ste Fubini.

Su NG Eu dovreb­be esse­re fat­ta chia­rez­za e non da oggi. Come voglia­mo spen­de­re i 209 miliar­di del pia­no del­la Com­mis­sio­ne euro­pea? È dove­ro­so dare spie­ga­zio­ni e soprat­tut­to inqua­dra­re le spe­se (che dovreb­be­ro esse­re tut­te indi­riz­za­te ver­so gli inve­sti­men­ti per cam­bia­re l’as­set­to del pae­se nei ter­mi­ni di pro­du­zio­ne del­l’e­ner­gia e per scuo­la, uni­ver­si­tà, ricer­ca — set­to­ri fon­da­men­ta­li per affron­ta­re la cri­si cli­ma­ti­ca, oltre che a rispon­de­re agli effet­ti del­la cri­si Covid), nei ter­mi­ni più gene­ra­li del rap­por­to con il nostro enor­me debi­to pub­bli­co. E chi gesti­rà que­sta par­ti­ta non è un ele­men­to affat­to secondario.

Le pro­po­ste di Pos­si­bi­le le cono­sce­te. Sono scrit­te nero su bian­co qui.

Che inten­zio­ni ha il pre­si­den­te del con­si­glio? Voglia­mo spre­ca­re que­st’u­ni­ca oppor­tu­ni­tà? Ora da Bru­xel­les chie­do­no spie­ga­zio­ni. Per­ché men­tre tut­ti sem­bra­no pre­oc­cu­pa­ti del futu­ro di que­sto gover­no e del pre­mier in fasci­co­li (1, 2 e for­se 3), ne va del futu­ro del nostro pae­se.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

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La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.