Siamo tornati nelle zone del cratere tra Amandola e Visso.
Prima tappa: Amandola.
Siamo tornati dall’Azienda Corradini, che avevamo già visitato quest’inverno. Ci aspetta Alice con la sua meravigliosa famiglia, che anni fa ha deciso di trasferirsi nelle Marche per allevare animali in modo sano e contribuire così a fare la propria parte per un’alimentazione più corretta.
Il sisma di agosto aveva già lesionato la casa e l’azienda, ma quella di fine ottobre è stata devastante. La neve di gennaio ha poi terminato l’opera facendo crollare i granai, ultimi pilastri aziendali ancora in piedi. Si è salvata solo la stalla, frutto di un costoso investimento e di anni di risparmi, per costruire una struttura in legno che fosse fatta a regola d’arte. E infatti non ha disatteso le promesse. Tutto il resto però è crollato, insieme alla loro vita. La prima volta che abbiamo visitato questa fattoria la neve copriva tutto insieme al fango, la luce e i colori della primavera addolciscono allo sguardo e all’animo la situazione, che rimane però disastrosa.
Tanta la solidarietà ricevuta in questi mesi, ma anche tante, troppe, risposte inevase e porte sbattute in faccia.
Provano a rialzarsi, continuano a produrre carne con metodo biologico. Nessuna istituzione (tranne, ci tengono a precisare, il Comune, sempre presente) che gli abbia chiesto in questi mesi: “Ma voi come fate a vivere? A lavorare?” Riescono a farlo grazie alla disponibilità di un mattatoio a qualche km di distanza che per qualche mese li ospita, altrimenti non avrebbero avrebbero saputo come fare per vivere.
Chiedono cose sensate, che però appaiono troppo complicate per meritare risposta.
Chiedono un PSR dedicato al sisma, o almeno dei criteri che agevolino le aziende che ne sono state vittime.
Chiedono di semplificare le procedure.
Chiedono di non essere presi in giro e che non vengano buttati via denari pubblici.
Si chiedono se moduli e mobili di seconda scelta vengono pagati come moduli di prima qualità, che fine faranno una volta dismessi, quanto costano al mese.
Si chiedono se la ricostruzione è un dovere delle istituzioni o una concessione.
Chiedono che si faccia di tutto per scongiurare lo spopolamento di queste zone, ma anzi di trasformare questo dramma in un’occasione di investimento per ricostruire investendo sul futuro, sui giovani, sul ripopolamento e le aziende di un territorio che può offrire tantissimo in termini di turismo, produzione e qualità della vita.
Ci ripetono senza sosta che non chiedono aiuti per se’, ma per tutti i produttori colpiti dal terremoto che non riescono a rialzarsi da soli. La loro è una famiglia unita con due figli giovani e pieni di energia e entusiasmo, ma tanti, tantissimi, sono i produttori anziani, spesso malati e soli. Non hanno voce, non hanno amici, non hanno la Rete, non hanno angeli in paradiso.
Chiediamo ad Alice di poterle farle una breve intervista, in modo da far conoscere dalla sua voce la situazione. La trovate qua.
COME AIUTARLI? Si può contattare direttamente l’azienda per acquistare la carne, di ottima qualità e prodotta con metodo biologico. Consegnano personalmente in molte regioni di Italia pacchi famiglia a privati e Gruppo di Acquisto. Qua tutte le info, i prodotti, i costi e i progetti.
Seconda tappa: Visso.
Una città nei container. Visso è stato epicentro delle scosse più devastati, il centro storico è raso al suolo. Alcune attività stanno riaprendo nei container, con tanta fatica e tanto sconforto.
Ci fermiamo a parlare con la signora che produce e vende il rinomato Ciauscolo. Ha già fatto 5 traslochi e ancora non vede neanche il bagliore della fine. La sua vita è ora in un camioncino dove vende i suoi prodotti, a fianco del container del fruttivendolo e quello della farmacia. La stanchezza che trapela il suo volto e pari alla sua incredibile gentilezza.
Tutti quelli con cui parliamo denunciano lo stato di immobilità. Il centro è costantemente presidiato da militari e non se ne capisce il senso. Inutili transenne a circondare macerie che attendono da mesi di essere portate via.
Tutti temono lo spopolamento, il terrore più grande. Prima ancora della mancanza di lavoro e di una casa, la preoccupazione principale è il pensiero che quei luoghi non verranno più ricostruiti, che perderanno scuole e servizi, che la gente se ne andrà altrove, che le loro radici verranno spazzate via per sempre insieme alla casa a ai ricordi.
Cerchiamo Fabio, titolare dell’Albero Del Pane e della Pasticceria Vissana. Con il terremoto di agosto prima e quello di ottobre poi, ha perso l’attività e la casa che ancora deve finire di pagare. Ora vivono sulla costa. Ogni mattina alle 4.30 parte e guida per 100 km per tornare a Visso. Rientra a casa per le 22.
Di fronte alla devastazione totale non si è arreso.
“Avevo 7 dipendenti, come facevo a mettere tutti in mezzo a una strada?”
Leasing, finanziamenti, solidarietà e tanta tanta forza di volontà.
E’ riuscito a recuperare e a risistemare alcuni forni e macchinari che erano rimasti sotto le macerie, altri li ha ricomprati, ha ricostruito un laboratorio antisismico vicino a dove sorgeva quello distrutto, ha sistemato tutto con l’aiuto di un’azienda costruttrice “che si fida che prima o poi estinguerò il mio debito. Senza la loro fiducia non sarebbe stato possibile rialzarsi”
Oggi il panificio riapre. Ripartire dal pane, da un prodotto antichissimo ed evocativo. Cum panis.
COME AIUTARE? Abbiamo chiesto a Fabio come possiamo aiutarlo. Ci dice che tra le altre cose non è riuscito a recuperare l’affettatrice, di cui avrebbe molto bisogno, insieme ad alcuni generi alimentari. Abbiamo quindi avviato una raccolta, a cui potete contribuire anche voi.
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Nei giorni prossimi, inoltre il comitato Possibile Max Fanelli di Senigallia avvierà anche la raccolta di prodotti e delle ordinazioni della Colomba Solidale, la colomba prodotta da Fabio che andremo a prendere e consegneranno tra venerdì e sabato grazie alla solita, preziosa ospitalità dell’edicola Quilly’s a Senigallia.
Il nostro viaggio nel cratere non si ferma, l’attenzione non deve spegnersi.
Qui c’è ancora tutto da fare, nel vergognoso ritardo di istituzioni che per ora non sono state neanche minimamente all’altezza della situazione.