Lo scorso 15 marzo, a Roma, abbiamo partecipato all’assemblea promossa dal Network Against Migrant Detention, una rete transnazionale impegnata nella lotta per l’abolizione della detenzione amministrativa dei migranti. L’incontro è stato un’occasione preziosa per condividere riflessioni e strategie, alla presenza di attivistɜ, associazioni e organizzazioni politiche provenienti da diverse parti d’Europa. Come Possibile, eravamo presenti per portare il nostro contributo e riaffermare il nostro impegno verso un’Europa che rimetta al centro i diritti fondamentali delle persone.
L’assemblea ha visto la partecipazione di realtà provenienti da tutta Europa, unite dalla volontà di contrastare un sistema che criminalizza le migrazioni e normalizza la detenzione di massa, come fanno le nuove politiche migratorie dell’Unione Europea. È emersa la necessità di costruire una resistenza collettiva, capace di unire territori e comunità per opporsi a una deriva che minaccia i diritti umani e i principi di libertà e solidarietà.
CPR: Centri per il Rimpatrio o centri di privazione della libertà?
I CPR, presentati come strutture per il rimpatrio, sono in realtà veri e propri centri di detenzione, dove migliaia di persone vengono rinchiuse in condizioni disumane, con diritti limitati o inesistenti, in cui perfino il diritto alla salute non viene garantito.
In Italia, così come in altri Paesi europei, questi centri rappresentano il simbolo di politiche migratorie sempre più incentrate sulla repressione e sul controllo, piuttosto che sulla solidarietà.
Il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo, che entrerà in vigore nel 2026, rischia di consolidare ulteriormente un sistema basato su detenzione, respingimenti e deportazioni: la via scelta sembra quella dell’istituzionalizzazione e normalizzazione della violazione dei diritti umani. Tra i punti più critici emersi vi sono:
- Procedure accelerate e trattenimento obbligatorio di almeno sette giorni nei nuovi centri di frontiera, che limitano drasticamente l’accesso alla protezione internazionale;
- Il concetto di “finzione di non ingresso”, che nega i diritti di chi si trova fisicamente sul territorio europeo.
- La logica del “Paese terzo sicuro”, che permette il trasferimento di richiedenti asilo in nazioni fuori dall’UE, spesso senza garanzie reali sulla tutela dei diritti umani.
Queste politiche non solo violano i diritti umani, ma legittimano un sistema di esclusione e discriminazione, sostenuto da governi conservatori e sovranisti, con il supporto di grandi capitali.
Perché Possibile c’è
Come forza politica, Possibile si pone in prima linea nella lotta contro queste politiche oppressive. A febbraio, abbiamo partecipato, insieme alla rete No DDL Sicurezza, alla presentazione del State Trafficking Report a Bruxelles. In quell’occasione, è emersa con chiarezza la complicità dell’Unione Europea nel finanziare campi di detenzione al di fuori dei propri confini, dimostrando quanto i cosiddetti valori europei siano messi in discussione.
Durante l’assemblea di Roma, abbiamo proposto di rafforzare una rete tra amministratorɜ locali, parlamentari ed europarlamentari che lavori insieme per pianificare visite a sorpresa nei CPR. Queste visite, da realizzarsi in modo sistematico e su tutto il territorio nazionale, possono diventare uno strumento cruciale per denunciare le condizioni disumane di queste strutture e per coinvolgere la stampa, accendendo i riflettori su una realtà troppo spesso ignorata. Come Possibile, ci impegniamo a mettere a disposizione i nostri amministratorɜ locali per contribuire attivamente a costruire questa rete, capace di monitorare e denunciare le condizioni nei CPR.
Una chiamata alla mobilitazione
Questa assemblea non è stata solo un momento di analisi, ma soprattutto un appello all’azione. È urgente costruire una resistenza collettiva contro il Nuovo Patto su Migrazione e Asilo e il Regolamento sui Rimpatri. Non possiamo accettare un’Europa che continua a finanziare la repressione e la criminalizzazione, sia dentro che fuori i propri confini.
Davanti a un’Europa che alza barriere e moltiplica le prigioni per migranti, la risposta deve essere un movimento collettivo, forte e determinato. Come ha dimostrato questa assemblea, le alleanze tra realtà locali e transnazionali sono fondamentali. Possibile è pronto a fare la sua parte, mettendo a disposizione competenze, energie e una rete di supporto per costruire un’Europa fondata sulla solidarietà, non sui muri e sulle prigioni.
Siamo pronti a fare la nostra parte, ma sappiamo che questa è una lotta che possiamo vincere solo insieme.
Possibile c’è, e continueremo a esserci.
Silvia Murgia
Accoglienza Possibile
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