Cosa ci insegna il disastro di Norilsk nella Giornata Mondiale dell’Ambiente

Interessi economici, interessi sociali e interessi ambientali sono i tre pilastri su cui costruire una società sostenibile. La sostenibilità si realizzerà solo se questi tre parametri avranno uguale dignità e importanza in tutte le decisioni. Nell’esatto momento in cui uno dei tre parametri acquisterà maggiore importanza rispetto agli altri il sistema precipiterà nuovamente. Dare uguale dignità agli interessi economici, sociali e ambientali, tenere insieme la giustizia sociale e quella climatica, è la rivoluzione che dobbiamo fare, senza nessun tentennamento. La rivoluzione dell’uguaglianza non può aspettare.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]di Wal­ter Girar­di Non è la pri­ma vol­ta che le acque di un fiu­me, colo­ra­te con sfu­ma­tu­re non natu­ra­li, col­pi­sco­no la nostra atten­zio­ne. Abbia­mo visto quel­le del Sar­no in Ita­lia, così come di altri fiu­mi euro­pei e non solo. Le imma­gi­ni del fiu­me Ambar­na­ja, coper­to di com­bu­sti­bi­le die­sel e altri oli lubri­fi­can­ti, sono dram­ma­ti­ca­men­te impres­sio­nan­ti. Sia­mo nel Cir­co­lo Pola­re Arti­co, nel­la zona di Noril­sk. Un nome qua­si sco­no­sciu­to a mol­ti, eppu­re la zona di Noril­sk dovrem­mo cono­scer­la e stu­diar­la mol­to di più, per quel­lo che è sta­ta a par­ti­re dagli ini­zi del 1900, per quel­lo che è oggi e per­ché rap­pre­sen­ta tut­to ciò che non dovrem­mo costrui­re per un futu­ro soste­ni­bi­le e pos­si­bil­men­te ami­co. Indi­vi­dua­to come cam­po di lavo­ro for­za­to in epo­ca sta­li­ni­sta, poi, sul­la spin­ta di un siste­ma eco­no­mi­co sba­glia­to, si è deci­so di costrui­re attor­no al più gran­de gia­ci­men­to di nichel e pal­la­dio del pia­ne­ta: una enor­me con­cen­tra­zio­ne di atti­vi­tà estrat­ti­ve, impian­ti side­rur­gi­ci e metal­lur­gi­ci. Oggi ci vivo­no (o sareb­be meglio dire “ci soprav­vi­vo­no”) cir­ca 170.000 per­so­ne. E stia­mo par­lan­do di una del­le zone più inqui­na­te e alta­men­te com­pro­mes­se dal pun­to di vista ambien­ta­le che esi­sta­no al mon­do. Tut­to gra­vi­ta attor­no all’estrazione e lavo­ra­zio­ne dei metal­li pesan­ti. Se in Sibe­ria, a quel­le lati­tu­di­ni, le con­di­zio­ni di vita non sono pro­pria­men­te favo­re­vo­li, è  l’inquinamento a costi­tui­re la più gra­ve minac­cia alla vita. Sono le qua­si 4 milio­ni di ton­nel­la­te di rame, piom­bo, cad­mio, nichel e altri metal­li pesan­ti e sostan­ze tos­si­che che ren­do­no invi­vi­bi­le quel­la zona. A Noril­sk si muo­re di tumo­re: l’età media dei suoi abi­tan­ti è deci­sa­men­te infe­rio­re rispet­to al resto del­la popo­la­zio­ne rus­sa.  Noril­sk è una cit­tà chiu­sa, rin­chiu­sa su sé stes­sa dal 2001, da quan­do agli stra­nie­ri è impe­di­to l’accesso. Non esi­ste vege­ta­zio­ne, e quel­la che rie­sce a resi­ste­re alle fred­dis­si­me tem­pe­ra­tu­re e alle piog­ge aci­de che colo­ra­no la neve è tos­si­ca e imman­gia­bi­le. Nel­l’im­ma­gi­na­rio basa­to sui prin­ci­pi socia­li­sti sovie­ti­ci di vita e lavo­ro, Noril­sk era una cit­tà idea­le. La “qua­li­tà del­la vita” è fon­da­ta sul lega­me eco­no­mi­co che vin­co­la gli abi­tan­ti-schia­vi-lavo­ra­to­ri alle indu­strie mine­ra­rie. Anche que­sto siste­ma, oltre alla cit­tà, è chiu­so: sen­za con­nes­sio­ni o col­le­ga­men­ti se non per l’esportazione di quan­to vie­ne estrat­to e lavo­ra­to. Que­sta man­can­za di con­nes­sio­ne con l’esterno è il fal­li­men­to di una visio­ne eco­no­mi­ca, una visio­ne eco­no­mi­ca fon­da­ta sull’egoismo di pochi a sca­pi­to dei mol­ti. Un siste­ma chiu­so, come avvie­ne per gli ambien­ti natu­ra­li, nel lun­go perio­do è desti­na­to a mori­re o implo­de­re. Le con­se­guen­ze dei cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci si tro­va­no nel­le tan­te Noril­sk spar­se in tut­to il mon­do ma si ritro­va­no anche nel model­lo di svi­lup­po che le ha fat­te sor­ge­re e che anco­ra oggi vie­ne rilan­cia­to dai vari Bol­so­na­ro, Trump, Putin e le loro imi­ta­zio­ni nostra­ne. Un model­lo che sem­pli­ce­men­te eli­mi­na dal con­to i suoi costi socia­li e ambien­ta­li, pre­sen­ti e futu­ri. Quel siste­ma eco­no­mi­co e socia­le ha fal­li­to. Ha fat­to aumen­ta­re le disu­gua­glian­ze, se non addi­rit­tu­ra crea­to di nuo­ve, con nuo­ve for­me di schia­vi­tù. Ha favo­ri­to la per­di­ta di bio­di­ver­si­tà, ha aumen­ta­to le varie for­me di inqui­na­men­to e ha con­tri­bui­to al sac­cheg­gio del­la ter­ra e a con­so­li­da­re una cul­tu­ra del­lo scar­to socia­le e ambien­ta­le. Quel mec­ca­ni­smo ha fal­li­to, ma que­sto non è anco­ra evi­den­te per tut­ti. Non abbia­mo un “pia­ne­ta b” e sic­co­me stia­mo viven­do una cri­si con pochi pre­ce­den­ti è neces­sa­rio fer­mar­si e riflet­te­re. Sia­mo di fron­te a un bivio: il col­las­so del­la nostra socie­tà fon­da­ta su un siste­ma ingiu­sto e sba­glia­to che si basa sull’insostenibilità dell’attuale model­lo di svi­lup­po, oppu­re la soste­ni­bi­li­tà vera e con­cre­ta, non solo a paro­le. Ecco per­ché in occa­sio­ne del­la Gior­na­ta Mon­dia­le dell’Ambiente che ha come tito­lo “È il momen­to del­la Natu­ra” voglia­mo riba­di­re quan­to sia impor­tan­te sin da subi­to pren­de­re la stra­da del­la soste­ni­bi­li­tà e fare sì che l’Agenda 2030 per lo Svi­lup­po Soste­ni­bi­le diven­ti la road map da segui­re. Inte­res­si eco­no­mi­ci, inte­res­si socia­li e inte­res­si ambien­ta­li sono i tre pila­stri su cui costrui­re una socie­tà soste­ni­bi­le. La soste­ni­bi­li­tà si rea­liz­ze­rà solo se que­sti tre para­me­tri avran­no ugua­le digni­tà e impor­tan­za in tut­te le deci­sio­ni. Nell’esatto momen­to in cui uno dei tre para­me­tri acqui­ste­rà mag­gio­re impor­tan­za rispet­to agli altri il siste­ma pre­ci­pi­te­rà nuo­va­men­te. Dare ugua­le digni­tà agli inte­res­si eco­no­mi­ci, socia­li e ambien­ta­li, tene­re insie­me la giu­sti­zia socia­le e quel­la cli­ma­ti­ca, è la rivo­lu­zio­ne che dob­bia­mo fare, sen­za nes­sun ten­ten­na­men­to. La rivo­lu­zio­ne dell’uguaglianza non può aspettare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Possibile sostiene Coopla Green. Fallo anche tu.

Pri­ma l’a­zien­da si chia­ma­va Man­fre­pla­st e pro­du­ce­va sto­vi­glie in pla­sti­ca monou­so. Ope­ra­ie e ope­rai licen­zia­ti voglio­no ricon­ver­ti­re l’azienda nel­la pro­du­zio­ne di posa­te com­po­sta­bi­li uti­liz­zan­do solo ener­gie rinnovabili.

Han­no biso­gno del soste­gno di tut­te e tut­ti noi. Noi abbia­mo fat­to la nostra par­te, ma chie­dia­mo anche a te di fare un pic­co­lo sforzo.