Premessa
Oggi a Parigi, si tiene il vertice Francia, Italia, Germania, Spagna insieme all’alto rappresentante per la politica estera dell’UE Mogherini e ai presidenti di Libia, Ciad e Niger, sul tema delle migrazioni e il presidente francese Macron riproporrà l’istituzione di hot spot sul confine sud della Libia per l’esame delle domande di asilo.
Ribadiamo ciò che i giornali non raccontano.
La LIBIA, oltre ad essere un paese diviso e con un Governo che non ha il pieno controllo del proprio territorio non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati.
Ciad e Niger vivono una situazione drammatica in ordine alla protezione di rifugiati e sfollati.
Riportiamo alcuni stralci del Rapporto 2016–17 di Amnesty International su Ciad e Niger.
“Più di 389.000 rifugiati provenienti da Repubblica Centrafricana, Libia, Nigeria e Sudan continuavano a vivere in condizioni deplorevoli all’interno dei campi per rifugiati del Ciad.
A causa degli attacchi e delle minacce di Boko haram e delle operazioni condotte dall’esercito ciadiano, 105.000 persone erano sfollate internamente al paese e 12.000 sono tornate dalla Nigeria e dal Niger nel bacino del lago Ciad. A partire da fine luglio in poi, il deterioramento della situazione della sicurezza nella regione del lago Ciad ha avuto ripercussioni sull’accesso degli aiuti umanitari e sulla protezione delle popolazioni vulnerabili. Le persone sfollate internamente nell’area del bacino del lago Ciad vivevano in condizioni spaventose, con accesso estremamente limitato ad acqua e a servizi igienico-sanitari, soprattutto nei siti di Bol, Liwa e Ngouboua, nell’area di Baga-Sola.
A fine anno, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Office for Coordination of Humanitarian Affairs – Ocha), nella regione di Diffa, almeno 300.000 sfollati necessitavano di assistenza umanitaria. Questi comprendevano oltre 184.000 sfollati interni del Niger, 29.000 cittadini nigerini rientrati nel paese e 88.000 rifugiati nigeriani. Molti vivevano in condizioni deplorevoli all’interno di accampamenti improvvisati. La situazione d’insicurezza ha bloccato l’accesso a beni di prima necessità e a servizi essenziali come cibo, acqua e istruzione, mentre il perdurare dello stato d’emergenza ha ostacolato le attività economiche.”
“Il Niger accoglieva nelle regioni di Tillabéri e Tahoua almeno 60.000 rifugiati del Mali, anch’essi bisognosi di assistenza.
Il numero delle persone che transitavano attraverso il Niger, nel tentativo di raggiungere l’Europa, è continuato a crescere e Agadez è divenuta il principale nodo di transito per i migranti provenienti dai paesi dell’Africa Occidentale. A ottobre, uno studio condotto dall’Iom ha rilevato che il 70 per cento delle persone arrivate in Italia via mare, molte delle quali erano transitate in Niger, era stato vittima della tratta di esseri umani o di sfruttamento, comprese migliaia di donne e ragazze costrette a prostituirsi in Libia o Europa. Nonostante l’approvazione nel 2015 di una legge contro la tratta, poco è stato fatto per prevenire questa pratica in Niger.
Il numero di persone morte durante i pericolosi viaggi attraverso il deserto del Niger è incalcolabile. A giugno, 14 adulti e 20 bambini sono stati trovati morti nel deserto, dopo essere partiti dalla città di Tahoua nell’intento di raggiungere l’Algeria.
A ottobre, il Comitato delle Nazioni Unite sui lavoratori migranti ha sollevato una serie di preoccupazioni, anche in relazione al lavoro forzato dei migranti, compresi minori, impiegati soprattutto come domestici e nelle miniere.”
Conclusione
I leader europei pensano di esternalizzare le frontiere meridionali dell’Unione e subappaltare la gestione (non tanto e non solo dei migranti ma in particolare) dei richiedenti asilo a paesi che proprio su questo fronte non possono offrire alcuna garanzia di tutela dei diritti umani e di rispetto degli standards internazionali in materia.
Chiediamo quale sia la posizione del Governo Gentiloni-Minniti sull’aberrante proposta Macron e se esista una qualche idea di realizzazione di veri e propri corridoi umanitari, alternativa ai campi di concentramento con le insegne dell’UE all’ingresso.