A distanza di una settimana, siamo tornati alla frontiera di Como/Chiasso, che separa l’Italia dalla Svizzera. La situazione di fatto non è mutata. Presso la stazione di Como San Giovanni alloggiano ancora numerosi migranti, per la maggior parte provenienti dal Corno d’Africa. Dormono in tende sistemate in un piccolo parco all’esterno della stazione e dormono nella stazione stessa.
I volontari ci raccontano che il numero di migranti è leggermente diminuito (una settimana fa erano circa 400, ora pare siano circa 300): alcuni tornano a Milano, alcuni (pochi) pare riescano a passare illegalmente la frontiera, molti sono stati — a seguito del respingimento avvenuto da parte della guardia di frontiera Svizzera — caricati su pullman e trasportati verso il sud Italia, la maggior parte dei quali con destinazione hotspot di Taranto. La destinazione ci viene confermata da Anna Brambilla della Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che si interroga come noi sulle ragioni di tale spostamento, dato che l’hotspot svolge la funzione di identificare i migranti, cosa già avvenuta per praticamente tutti i presenti a Como. Oltre ad Anna Brambilla abbiamo incontrato Lisa Bosia, Granconsigliera del Canton Ticino, da tempo attiva nel campo dei diritti dei migranti e impegnata in primissima persona in questi mesi alla frontiera.
Il loro racconto, che parla di respingimenti collettivi e di minori (e spesso le cose stanno assieme, dato che in poco più di un mese sono stati respinti 454 minori — e alcuni di loro più volte -, ci hanno riferito), potete ascoltarlo in questa breve clip audio: