[vc_row][vc_column][vc_column_text]La parola d’ordine è sempre la stessa: chiudere tutto ciò che non è essenziale.
Il decreto nella sua versione definitiva, firmata da Conte quasi 24 ore dopo la presentazione di ieri notte alla nazione, contiene misure ancora blande di contenimento dell’esposizione e del movimento di lavoratori impegnati in moltissimi settori, che rimangono ancora aperti.
Il totale dice che potranno essere almeno 3,5 milioni i lavoratori ancora impegnati, dal 20% al 25% dell’intera forza lavoro del Paese ma le maglie larghe potrebbero far salire la quota anche al 35–40%.
Il dubbio ulteriore che si aggiunge è: tutte le aziende che restano aperte sapranno garantire sicurezza ai lavoratori? Finora non è accaduto in molti, troppi casi.
Negli scorsi giorni, spontaneamente, in tante e tanti ci avete scritto denunciando situazioni pericolose ed evitabili: datori di lavoro che non ricorrono (ancora!) allo smartworking, fabbriche non essenziali aperte, e che continueranno a rimanere aperte, mancanza di dispositivi di sicurezza.
Per questo abbiamo deciso di aprire una linea diretta, raccogliendo testimonianze e segnalazioni, da pubblicare in forma anonima per fare luce sulla mancanza di responsabilità di alcuni e sui rischi che tanti, troppi, sono costretti ancora a correre, sotto ricatto o minaccia.
Ovviamente ci muoveremo con cautela, proteggendo l’anonimato di chi ci scrive e della realtà in cui è coinvolto.
Per aiutarci in questa indagine, per denunciare situazioni inumane e pericolose, raccontaci la tua esperienza scrivendo a redazione@possibile.com.
Poniamo fine a questo scempio.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]