Crede nel diritto al benessere di ognuno: Rita Castellani

28-cartolina-civoti-castellani-vertRita Castel­la­ni inse­gna eco­no­mia all’u­ni­ver­si­tà di Peru­gia, ma le espe­rien­ze a cui tie­ne di più sono quel­le fat­te in Euro­pa, col­la­bo­ran­do alla defi­ni­zio­ne di pro­get­ti a cui par­te­ci­pa­va­no Uni­ver­si­tà e isti­tu­ti di ricer­ca dei diver­si pae­si euro­pei. Di for­ma­zio­ne key­ne­sia­na, non ha mai abiu­ra­to, ma ritie­ne che che quel filo­ne di pen­sie­ro deb­ba esse­re segui­to con tut­ti gli arric­chi­men­ti suc­ces­si­vi, e anche con quel­li anco­ra da costruire.

Rita tu defi­ni­sci “pat­ch­work” il nostro siste­ma di ammor­tiz­za­to­ri socia­li. Ci spie­ghi per­ché? “Il nostro siste­ma di stru­men­ti per il soste­gno al red­di­to è un insie­me diso­mo­ge­neo da ogni pun­to di vista. Discri­mi­na i cit­ta­di­ni in base alla posi­zio­ne lavo­ra­ti­va, all’età, al fat­to che viva­no o meno in fami­glia. Per­se­gue fina­li­tà disar­ti­co­la­te: il man­te­ni­men­to del posto di lavo­ro, la sup­plen­za a ser­vi­zi sani­ta­ri caren­ti, il soste­gno agli indi­gen­ti. E’ in capo a sog­get­ti deci­so­ri ed ero­ga­to­ri dispa­ra­ti: l’INPS, l’INPS come ero­ga­to­re per con­to del Teso­ro, il Ser­vi­zio Sani­ta­rio Nazio­na­le e Regio­na­le, le Regio­ni, i Comu­ni. In alcu­ni casi l’oggetto del­la misu­ra è il sin­go­lo cit­ta­di­no (gene­ral­men­te lavo­ra­to­re o pen­sio­na­to), in altri casi è la fami­glia. Alcu­ni tipi di ero­ga­zio­ni sono a vale­re sul­la fisca­li­tà gene­ra­le, altre han­no una base (più o meno lar­ga) con­tri­bu­ti­va. E’ un siste­ma che abbia­mo ere­di­ta­to dall’impostazione otto­cen­te­sca e che non è mai sta­to siste­ma­ti­ca­men­te ripen­sa­to, come inve­ce è avve­nu­to in tut­te le gran­di demo­cra­zie euro­pee dopo la Secon­da Guer­ra Mon­dia­le, dove il dirit­to al benes­se­re è diven­ta­to costi­tu­ti­vo del­lo sta­to di cit­ta­di­no. Al mas­si­mo si sono aggiun­te misu­re spe­ci­fi­che, sul­la base del sus­se­guir­si del­le emer­gen­ze del momen­to: l’ultimo esem­pio in ordi­ne di tem­po è la vicen­da degli esodati.”

Que­sto che con­se­guen­ze com­por­ta per i cit­ta­di­ni ita­lia­ni?Che il cit­ta­di­no ita­lia­no alla nasci­ta non ha cer­tez­za di red­di­to, per esem­pio, a meno che non nasca in una fami­glia che può e vuo­le curar­lo e man­te­ner­lo. Così sco­pria­mo con l’UNICEF che i bam­bi­ni ita­lia­ni, tra quel­li dei tren­ta pae­si OCSE, sono al ven­ti­cin­que­si­mo posto per risor­se di red­di­to a loro desti­na­te. Che cre­scen­do, ha pochis­si­me pos­si­bi­li­tà di stu­dia­re sen­za esse­re a cari­co del­la fami­glia e non vede mai rico­no­sciu­ti i suoi meri­ti in ter­mi­ni di mag­gio­ri oppor­tu­ni­tà. Che la sua (pra­ti­ca­men­te) uni­ca pos­si­bi­li­tà di con­dur­re una vita auto­no­ma è tro­va­re un lavo­ro: per que­sto si tro­va ad accet­ta­re lavo­ri pre­ca­ri, mal­pa­ga­ti e non cor­ri­spon­den­ti alla sua pro­fes­sio­na­li­tà. Insom­ma, un disa­gio dif­fu­so ormai nel­la gran par­te del­le fami­glie, che si tro­va­no a sup­pli­re il wel­fa­re che non c’è, con le don­ne natu­ral­men­te sem­pre in pri­ma linea; e un gran­dis­si­mo spre­co di risor­se pub­bli­che.”

Tut­ta­via, una cate­go­ria coper­ta c’è: i pen­sio­na­ti, no? “Nel sen­so che sono quel­li che usu­frui­sco­no di una ero­ga­zio­ne cer­ta di risor­se, sì. Sono abba­stan­za stu­pi­ta di que­sta insi­sten­za che c’è sta­ta sul­le pen­sio­ni attua­li, in lar­ga par­te anco­ra in regi­me retri­bu­ti­vo, con i pen­sio­na­ti indi­ca­ti come affa­ma­to­ri dei gio­va­ni. In real­tà le pen­sio­ni dav­ve­ro d’oro sono pochis­si­me: tro­va­re un modo di ridur­le che non pro­vo­chi inter­ven­ti del­la Cor­te Costi­tu­zio­na­le sareb­be sag­gio e, soprat­tut­to, equo, ma cer­to di poco impat­to sul­le finan­ze pub­bli­che. E anche le pen­sio­ni d’argento, se voglia­mo con­si­de­ra­re tali quel­le al di sopra dei 3000€ lor­di, riguar­da­no 860.000 cit­ta­di­ni, appe­na il 5% degli oltre 16 milio­ni di pen­sio­na­ti. Tut­ta­via, pen­sio­ni d’oro e d’argento assor­bo­no il 17% del­la spe­sa pen­sio­ni­sti­ca e costa­no intor­no ai 45 miliar­di di euro. Un inter­ven­to pere­qua­ti­vo può e deve esse­re fat­to. Ci sta pen­san­do anche il gover­no, infat­ti, pro­po­nen­do un con­tri­bu­to di soli­da­rie­tà dal­le pen­sio­ni sopra ai 6000€ lor­di e la ripre­sa del recu­pe­ro dell’inflazione solo per le pen­sio­ni più bas­se. Ma, anche qui, nien­te di riso­lu­ti­vo dal pun­to di vista del­la spe­sa. Il fat­to è che i pen­sio­na­ti attua­li sono tan­ti per­ché cor­ri­spon­do­no alla gene­ra­zio­ne del boom demo­gra­fi­co, per­ché la spe­ran­za di vita è cre­sciu­ta, per­ché il pre­pen­sio­na­men­to è sta­to uti­liz­za­to come ammor­tiz­za­to­re socia­le. Tut­ta­via, per dir­la un po’ cini­ca­men­te, entro die­ci anni il pro­ble­ma è dimez­za­to, e tra vent’anni pra­ti­ca­men­te supe­ra­to.”

Ma i gio­va­ni che le pen­sio­ni non le avran­no? “Que­sto è “il” pro­ble­ma. Il fat­to che nes­su­no si sia pre­oc­cu­pa­to del­la rico­sti­tu­zio­ne del­la cate­na con­tri­bu­ti­va per tut­ti quel­li che han­no lavo­ra­to per anni sen­za ver­sa­men­ti, gra­zie a con­trat­ti di lavo­ro cosid­det­ti “ano­ma­li”, che ormai riguar­da­no la mag­gio­ran­za dei lavo­ra­to­ri. Ma qui tor­nia­mo alla que­stio­ne ini­zia­le: ripen­sa­re com­ples­si­va­men­te il wel­fa­re come dirit­to a una vita digni­to­sa del cit­ta­di­no. Inol­tre, c’è un altro aspet­to mol­to impor­tan­te che atten­de una rego­la­zio­ne com­ples­si­va, dopo i disa­stri dell’epoca Sac­co­ni-Tre­mon­ti, ed è quel­lo dei fon­di per le pen­sio­ni inte­gra­ti­ve, dato che chi è inte­res­sa­to dal regi­me con­tri­bu­ti­vo può mobi­li­ta­re metà del suo TFR in tale dire­zio­ne (cosa che, pre­ce­den­te­men­te, non era consentita).”

Ma non sarà che, come al soli­to, si pen­sa alle gran­di rifor­me e non si fa nien­te? “Non si fa nien­te, se non si ha il qua­dro com­ples­si­vo e non si prov­ve­de a rifor­me che sia­no appli­ca­bi­li modu­lar­men­te. Per esem­pio, la pro­po­sta di red­di­to mini­mo garan­ti­to come ela­bo­ra­ta dal M5S, con­si­de­ra­to in aggiun­ta a tut­ti gli ammor­tiz­za­to­ri socia­li esi­sten­ti per una spe­sa aggiun­ti­va di 20 miliar­di di euro, mi sem­bra fat­ta per esse­re boc­cia­ta. Quan­to all’impostazione, poi, per dir­la con Ste­fa­no Sac­chi, sem­bra scrit­ta da un eco­no­mi­sta di Chicago.Ma se noi indi­vi­duia­mo un pri­mo tar­get negli inoc­cu­pa­ti e nei disoc­cu­pa­ti non coper­ti da altri asse­gni e fis­sia­mo un red­di­to mini­mo men­si­le intor­no ai 450€, non dovreb­be­ro ser­vi­re più di 7 miliar­di di euro. Con­si­de­ran­do che la spe­sa del­lo sta­to per for­me “impro­prie” di soste­gno al red­di­to, dal­le pen­sio­ni di inva­li­di­tà, agli asse­gni fami­lia­ri, alle inden­ni­tà di accom­pa­gna­men­to, ammon­ta a cir­ca 35 miliar­di di euro, pen­so di poter dire che ci sono gli spa­zi di razio­na­liz­za­zio­ne per far par­ti­re il red­di­to mini­mo garan­ti­to su una sca­la un po’ più ampia di quel­la, “spe­ri­men­ta­le”, timi­da­men­te pen­sa­ta dal Gover­no.”

28-cartolina-civoti-castellaniDic­ci di Civa­ti. “Con Pip­po ci sia­mo incon­tra­ti quat­tro anni fa, gra­zie alla sua curio­si­tà di saper­ne di più su un approc­cio macroe­co­no­mi­co — quel­lo key­ne­sia­no — pas­sa­to di moda trop­po in fret­ta. Da quel­l’in­con­tro, l’i­den­ti­tà di vedu­te non ha fat­to che con­so­li­dar­si, insie­me alla mia sti­ma per un gio­va­ne dav­ve­ro fuo­ri dal comu­ne.”

Un’ul­ti­ma doman­da: pen­si che que­sto pae­se abbia gli anti­cor­pi per un vero cam­bia­men­to? “Se non ce l’ha, se li deve dare, per para­fra­sa­re Don Abbon­dio. Ormai non cre­do ci sia mol­ta scel­ta. Il pro­ble­ma è la mino­ran­za, poten­te e resi­sten­te, quel­li che sareb­be­ro dan­neg­gia­ti dal cam­bia­men­to, quel­li che nell’ultimo ven­ten­nio han­no appro­fit­ta­to di tut­ti gli stru­men­ti leci­ti e ille­ci­ti per accu­mu­la­re ric­chez­za, fino a ritro­var­si loro, il 10% del­le fami­glie ita­lia­ne, a pos­se­de­re il 45% del patri­mo­nio nazio­na­le. Men­tre, dall’altra par­te, il 50% del­le fami­glie non ne pos­sie­de che il 10%. E que­sto non è solo ini­quo, è inef­fi­cien­te. Se non si inver­to­no le ten­den­ze distri­bu­ti­ve in que­sto pae­se, nes­su­na ripre­sa sarà pos­si­bi­le.”

#Civo­ti 28: Rita Castellani

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