Dal Brasile all’Italia — La resistenza sarà donna

A scatenare la nostra indignazione è stata una delle sue ultime dichiarazioni: “il Brasile non vuole essere il paese del turismo gay, ma i turisti che vorranno fare sesso con le donne brasiliane saranno benvenuti!”. Una frase atroce, pronunciata in un paese con un enorme turismo e sfruttamento sessuale, anche di minorenni, oltre a un altissimo indice di femminicidio.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La resi­sten­za sarà donna.

Ispi­ra­te dal­la tra­di­zio­ne di lot­te e con­qui­ste fem­mi­ni­li, dal­la cul­tu­ra dell’etica, del­la con­di­vi­sio­ne e del pro­fon­do rispet­to ai dirit­ti dei bam­bi­ni e del­le cit­ta­di­ne e cit­ta­di­ni che la cit­tà di Reg­gio Emi­lia pro­muo­ve e dif­fon­de per il mon­do, noi, un grup­po di edu­ca­tri­ci e atti­vi­ste bra­si­lia­ne in set­ti­ma­na di stu­dio, abbia­mo deci­so di invi­ta­re voci fem­mi­ni­li e maschi­li, bra­si­lia­ne e ita­lia­ne, ad un dia­lo­go sul perio­do oscu­ro in cui si tro­va­no il Bra­si­le e l’Italia, con l’arrivo al pote­re dell’estrema destra.

Abbia­mo avu­to imme­dia­ta­men­te il soste­gno e la tota­le dispo­ni­bi­li­tà di per­so­ne che, così come noi, sono per­ples­se dal­la dire­zio­ne fasci­sta di tali gover­ni e che ci han­no aiu­ta­to nel modo più ampio con l’organizzazione dell’evento.

Era­va­mo con­ten­te ed entu­sia­ste di que­sta pos­si­bi­li­tà di scam­bio, ma non imma­gi­na­va­mo la for­za e la dimen­sio­ne che que­sto incon­tro avreb­be avu­to. Don­ne for­ti, sof­fe­ren­ti, per­ples­se e corag­gio­se han­no denun­cia­to, con mol­ta veri­tà ed emo­zio­ne, le atro­ci­tà che il gover­no del Pre­si­den­te Jair Bol­so­na­ro sta met­ten­do in atto. 

A sca­te­na­re la nostra indi­gna­zio­ne è sta­ta una del­le sue ulti­me dichia­ra­zio­ni: “il Bra­si­le non vuo­le esse­re il pae­se del turi­smo gay, ma i turi­sti che vor­ran­no fare ses­so con le don­ne bra­si­lia­ne saran­no ben­ve­nu­ti!. Una fra­se atro­ce, pro­nun­cia­ta in un pae­se con un enor­me turi­smo e sfrut­ta­men­to ses­sua­le, anche di mino­ren­ni, oltre a un altis­si­mo indi­ce di femminicidio.

Noi, don­ne che lot­ta­no ogni gior­no per l’emancipazione, sia­mo col­pi­te tut­to il tem­po dal maschi­li­smo e ses­si­smo nel­le più diver­se situa­zio­ni, sia den­tro che fuo­ri casa; subia­mo epi­so­di di vio­len­za oste­tri­ca, ter­mi­ne che il gover­no vuo­le vie­ta­re; subia­mo stu­pri; abbia­mo dovu­to lot­ta­re per il dirit­to al voto; rice­via­mo sti­pen­di infe­rio­ri a quel­li degli uomi­ni, nono­stan­te lavo­ria­mo di più. 

Noi, che sia­mo la mag­gio­ran­za del popo­lo bra­si­lia­no e che dia­mo la vita all’altra par­te del popo­lo, noi che, quan­do ci ribel­lia­mo, venia­mo chia­ma­te paz­ze, sia­mo sta­te vio­len­ta­te un’altra vol­ta dal­le paro­le di un capo di Stato.

Anche l’educazione in Bra­si­le sof­fre con il taglio del­le bor­se di Dot­to­ra­to per le ricer­che, con la sop­pres­sio­ne dei cor­si di Filo­so­fia e Socio­lo­gia, sia nel­la scuo­la d’obbligo che nel­le facol­tà, con il taglio del 30% del capi­ta­le diret­to alle uni­ver­si­tà pub­bli­che: tagli giu­sti­fi­ca­ti — nel­le paro­le del Mini­stro dell’Educazione (eco­no­mi­sta di for­ma­zio­ne) — dal fat­to che “le uni­ver­si­tà sono diven­ta­ti posti in cui si fa casi­no, in cui le per­so­ne van­no nude e c’è promiscuità”. 

Il Mini­ste­ro del­la Cul­tu­ra è sta­to sop­pres­so, mol­ti tea­tri sono sta­ti chiu­si e arti­sti ven­go­no perseguitati. 

Pau­lo Frei­re, l’educatore bra­si­lia­no più stu­dia­to nel­le uni­ver­si­tà nazio­na­li e inter­na­zio­na­li (tra cui Har­vard), non potrà più esse­re il patro­no dell’educazione bra­si­lia­na e si ini­zia a proi­bir­lo negli ambien­ti acca­de­mi­ci. Que­sto per­ché il popo­lo non può pen­sa­re, stu­dia­re, far­si doman­de, visto che i gover­ni fasci­sti e auto­ri­ta­ri si devo­no man­te­ne­re nel potere.

Men­tre il gover­no sman­tel­la l’educazione, ren­de più fles­si­bi­le la leg­ge per il pos­ses­so di armi e per la cac­cia, esten­den­do­la anche a bam­bi­ni e ado­le­scen­ti, che ades­so pos­so­no impa­ra­re a sparare. 

Bol­so­na­ro ha festeg­gia­to il Gol­pe Mili­ta­re del 1964, che è dura­to più di 30 anni, duran­te i qua­li sono sta­te usa­te tor­tu­re anche su bam­bi­ni, duran­te i qua­li si è ucci­so e si sono fat­ti spa­ri­re cor­pi che non sono anco­ra sta­ti trovati. 

Ades­so il gol­pe è tor­na­to, anco­ra più peri­co­lo­so, per­ché otte­nu­to con il voto popo­la­re, tra­mi­te il voto di per­so­ne mani­po­la­te da fake news e di quel­le che pen­sa­no che pove­ri, neri, ban­di­ti, lesbi­che, gay, atti­vi­ste, che tut­ti i “diver­si” devo­no esse­re ster­mi­na­ti, come è suc­ces­so con la Con­si­glie­ra Comu­na­le Mariel­le Fran­co, ucci­sa con 14 spa­ri, insie­me al suo ami­co e auti­sta Ander­son, da mili­zia­ni pro­ba­bil­men­te lega­ti alla fami­glia del Presidente.

Si respi­ra un’aria di pau­ra, di orro­re, nel Pae­se. In par­ti­co­la­re a Rio de Janei­ro, dove il Gover­na­to­re del­lo Sta­to, in nome di una pre­sun­ta lot­ta alla cri­mi­na­li­tà, ha inci­ta­to i cec­chi­ni del­le for­ze dell’ordine (a bor­do di eli­cot­te­ri) a spa­ra­re con­tro il popo­lo, con­tro case, col­pen­do anche una scuo­la e una ten­da reli­gio­sa. I cor­pi ven­go­no tra­sci­na­ti velo­ce­men­te per non esse­re visti. Men­tre il gover­na­to­re dichia­ra che è arri­va­to il momen­to di finir­la defi­ni­ti­va­men­te, che ucci­de­ran­no i delin­quen­ti, che “è fini­ta la pacchia”.

Sì, que­sti sono alcu­ni esem­pi di quel­lo che è già avve­nu­to solo in 5 mesi del gover­no di Jair Bol­so­na­ro. Un gover­no assas­si­no, legit­ti­ma­to dai suoi elettori!

Le nostre com­pa­gne ita­lia­ne, coin­vol­te nel­lo scam­bio, non han­no potu­to fare a meno di nota­re le dif­fe­ren­ze, ma anche le ana­lo­gie, con quan­to sta avve­nen­do in Ita­lia. Con il Vice Pre­mier, Mat­teo Sal­vi­ni, che legit­ti­ma il raz­zi­smo, che incol­pa esclu­si­va­men­te gli immi­gra­ti per la vio­len­za nel pae­se, che vuo­le ren­de­re più sem­pli­ce il pos­ses­so di armi da fuo­co, che dif­fon­de la cul­tu­ra del­la pau­ra, che esal­ta la fami­glia tra­di­zio­na­le — negan­do tut­te le altre — e non accet­ta le dif­fe­ren­ze, pro­vo­can­do, così come in Bra­si­le, una cul­tu­ra dell’odio e dell’intolleranza.

Quel­lo avve­nu­to a Reg­gio Emi­lia è sta­to un dia­lo­go ric­co, emo­zio­nan­te e di altís­si­mo livel­lo poli­ti­co, che ha dato for­za al nostro movi­men­to! Un dia­lo­go segui­to, due gior­ni dopo, da un altro incon­tro tra don­ne bra­si­lia­ne e ita­lia­ne, nel­la sede dell’associazione fem­mi­ni­sta Non Una di Meno, in occa­sio­ne del­la inti­to­la­zio­ne del­la sede a Mariel­le Fran­co. Un altro incon­tro poten­tis­si­mo, in cui ci sia­mo accor­te dell’importanza di esse­re insie­me, anche se sepa­ra­te da un ocea­no, per la rea­liz­za­zio­ne di atti e pro­get­ti comu­ni, nel­la bat­ta­glia per un mon­do più uma­no, giu­sto e sen­za violenza.

Il dia­lo­go con­ti­nue­rà. La resi­sten­za sarà donna! 

Thais Boni­ni[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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