Daspo etnico-razziale a Milano, e la Lega ringrazia

L’art. 9 com­ma 3 del Decre­to-leg­ge Min­ni­ti-Orlan­do sul­la sicu­rez­za urba­na (n. 14/2017) già pre­ve­de che i rego­la­men­ti di poli­zia urba­na pos­so­no “indi­vi­dua­re  aree  urba­ne  su  cui  insi­sto­no musei, aree e par­chi  archeo­lo­gi­ci,  com­ples­si  monu­men­ta­li  o  altri isti­tu­ti e luo­ghi del­la cul­tu­ra  inte­res­sa­ti  da  con­si­sten­ti  flus­si turi­sti­ci, ovve­ro adi­bi­te a ver­de pub­bli­co” alle qua­li  si  appli­ca il DASPO urba­no (san­zio­ne pecu­nia­ria e ordi­ne di allontanamento).

Dun­que, in un pae­se nor­ma­le, la pro­po­sta del sin­da­co Sala di col­pi­re Rom e Sin­ti con il DASPO urba­no se ritor­na­no nei luo­ghi pub­bli­ci da dove sono già sta­ti allon­ta­na­ti non dovreb­be ave­re l’eco media­ti­ca che inve­ce ha avuto.
Ciò che dovreb­be far noti­zia, inve­ce, è la tor­sio­ne di que­sta misu­ra — già di per se’ ai limi­ti del­la costi­tu­zio­na­li­tà - in chia­ve discri­mi­na­to­ria.

In altre paro­le, il daspo mene­ghi­no sareb­be un daspo etni­co-raz­zia­le che col­pi­sce un grup­po socia­le, una mino­ran­za etni­ca, appun­to, in quan­to tale: di qui la dichia­ra­ta “deli­ca­tez­za” del­la misu­ra allo stu­dio di sin­da­co e pre­fet­to, ter­mi­ne ipo­cri­ta che copre l’impossibilità giu­ri­di­ca di met­te­re in pra­ti­ca una simi­le misu­ra sen­za vio­la­re la Costi­tu­zio­ne.
Dall’art. 2 che tute­la i dirit­ti invio­la­bi­li di ogni esse­re uma­no e impo­ne il dove­re inde­ro­ga­bi­le di soli­da­rie­tà, all’art. 3 che vie­ta le discri­mi­na­zio­ni basa­te sull’appartenenza etni­ca o raz­zia­le, fino all’art. 13 che con­sen­te restri­zio­ni del­la liber­tà per­so­na­le solo per atto moti­va­to dell’autorità giu­di­zia­ria  e nei soli casi e modi pre­vi­sti dal­la leg­ge, all’art. 16 che garan­ti­sce la liber­tà di cir­co­la­zio­ne del­le per­so­ne nel ter­ri­to­rio del­la Repubblica.

Un nuo­vo capi­to­lo del raz­zi­smo mite o isti­tu­zio­na­le sdo­ga­na­to dal PD con i decre­ti gemel­li Min­ni­ti-Orlan­do su immi­gra­zio­ne e sicu­rez­za, ma anche con il codi­ce Min­ni­ti con­tro le ONG e con il memo­ran­dum d’intesa Ita­lia-Libia fir­ma­to da Gentiloni.
E la Lega di Sal­vi­ni rin­gra­zia, per­ché ormai sul pal­co­sce­ni­co del pen­sie­ro uni­co secu­ri­ta­rio il pub­bli­co ha impa­ra­to a distin­gue­re gli atto­ri pro­ta­go­ni­sti dal­le sem­pli­ci comparse.

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