Oltre 3 morti sul lavoro al giorno, un valore di economia non osservata pari a 202,9 miliardi di euro (l’11,3% del PIL), 3 milioni e 586 mila lavoratori irregolari nel 2019, il 70% delle imprese ispezionate da Ispettorato del Lavoro, Inps e Inail irregolari, i salari medi calati del 2,9% negli ultimi 30 anni, l’11,8% di lavoratori sotto il livello di povertà.
La ricetta del governo? «Prima di ogni controllo ci sarà una telefonata per programmarlo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari, i giorni in cui arriverà, le risorse umane di cui avrà bisogno». Basta con le verifiche inaspettate, insomma. E, mi raccomando, che gli ispettori telefonino con largo anticipo! Sia mai che trovino lavoratori in nero, accertino violazioni sulla sicurezza, individuino la contabilità nascosta o qualche irregolarità che non si è fatto in tempo a sistemare.
Sembrava uno scherzo, una dichiarazione un po’ fuori misura. E invece, effettivamente, l’art. 24 del disegno di legge sulla concorrenza, al fine di “assicurare la semplificazione degli adempimenti e delle attività di controllo, consentendo l’efficace tutela degli interessi pubblici” (ma davvero?), “nonché di favorire la ripresa e il rilancio delle attività economiche” (ad ogni costo?), delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi, volti a semplificare, rendere più efficaci ed efficienti e coordinare i controlli sulle attività economiche.
Il DDL, ad onore del vero, si limita ad enunciare generici principi di coordinamento e programmazione, alcuni dei quali già presenti in precedenti disposizioni, e non menziona espressamente la telefonata preventiva citata dal ministro Brunetta, ma siamo sicuri che poi i successivi decreti legislativi non propongano proprio l’abolizione dei controlli a sorpresa in nome della semplificazione?
È persino banale doverlo ribadire, ma è evidente che soltanto con i controlli a sorpresa (che già gli ispettori effettuano osservando i principi di rispetto e collaborazione, senza il bisogno che lo dica il ministro) si possono accertare le irregolarità più odiose, come il lavoro nero e il caporalato, o le rimozioni dei blocchi di sicurezza dai macchinari, o i reati ambientali, o la contabilità occulta. Chi riterrà conveniente stare nelle regole, nella consapevolezza che l’eventuale ispezione – ammesso che arrivi, data la cronica mancanza di ispettori – sarà preceduta da una telefonata che lascia il tempo di sanare tutte le proprie irregolarità o nascondere le proprie magagne? Come potrà un lavoratore maltrattato raccontare liberamente agli ispettori la propria condizione di sfruttamento, quando quel suo datore di lavoro avrà fatto in tempo a minacciarlo o ad impedirgli di recarsi al lavoro il giorno dell’accesso ispettivo?
Ed è per questo che, ragionevolmente, le disposizioni ad uso degli ispettori richiamano la particolare importanza che, nella fase iniziale dell’accertamento, rivestono il fattore sorpresa e la necessaria tempestività con cui alcuni adempimenti devono essere effettuati al fine di garantire il buon esito dello stesso.
Si auspica quindi che il DDL concorrenza, nella fase di conversione, elimini ogni riferimento all’abolizione dei controlli a sorpresa e contenga invece misure efficaci che contrastino l’evasione e il lavoro irregolare e che tutelino la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire da un piano di immediata assunzione di almeno 10.000 ispettori del lavoro, dell’Inps, dell’Inail e di tecnici della prevenzione. “L’efficace tutela degli interessi pubblici” si garantisce con il rispetto della legalità e non con i controlli preannunciati che premiano soltanto i disonesti.
Franco Bianchi