[vc_row][vc_column][vc_column_text]Oramai sembra chiaro: le modifiche che il governo proporrà ai decreti sicurezza voluti da Salvini saranno modifiche che non riguarderanno l’impianto dei provvedimenti. Probabilmente si interverrà sulle questioni più a rischio di incostituzionalità — come suggerito dal Presidente Mattarella -, ma c’è ben poco da aspettarsi rispetto a un cambio di rotta che sia prima di tutto culturale. Da Minniti a Salvini e ritorno, per intenderci.
C’è però un elemento dei decreti (del primo, in particolare) passato sotto silenzio, se non per le denunce di alcuni, soprattutto di chi ne è stato toccato. Si tratta dei tanto chirurgici quanto odiosi interventi che riguardano il diritto di cittadinanza. Odiosi balzelli tariffari per vedersi riconoscere quello che è un diritto, allungamento delle tempistiche, possibilità di revoca della cittadinanza — di fatto configurando una cittadinanza di serie A (per sangue) e una cittadinanza di serie B (per chi l’ha acquisita dopo la nascita).
Se il governo Conte Bis non vuole intaccare l’impianto dei due decreti — così come pare, nonostante le categorie dichiarazioni di numerosi esponenti della maggioranza, quando erano minoranza — che perlomeno intervenga sulla cittadinanza. Certo, non pretendiamo che si abbia il coraggio di parlare di ius culturae, quindi figuriamoci di ius soli, ma cancellare le odiose discriminazioni introdotte da Salvini è davvero il minimo sindacale per collocarsi al di sopra della soglia dell’indecenza.
[FIRMA PER ABOLIRE I DECRETI SICUREZZA]
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