Della “classe dirigente” pubblica ai tempi dell’arresto di Raffaele Marra

L'arresto di Raffaele Marra è soltanto l'ultimo episodio di una serie di vicende giudiziarie che, con frequenza sempre crescente, coinvolgono importanti settori dell'amministrazione pubblica e che ad esempio - per non allontanarsi molto da Roma - hanno visto protagonisti di inchieste sui rifiuti o sugli appalti di "Mafia Capitale" dirigenti che ricoprivano ruoli di importanza analoga a quello di Marra.

L’ar­re­sto di Raf­fae­le Mar­ra, poten­te diret­to­re del per­so­na­le del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne roma­na gui­da­ta da Vir­gi­nia Rag­gi, sta aven­do ampia e dove­ro­sa riso­nan­za sui media ita­lia­ni a cau­sa del­le sue impli­ca­zio­ni politiche.

Si trat­ta tut­ta­via sol­tan­to del­l’ul­ti­mo epi­so­dio di una serie di vicen­de giu­di­zia­rie che, con fre­quen­za sem­pre cre­scen­te, coin­vol­go­no impor­tan­ti set­to­ri del­l’am­mi­ni­stra­zio­ne pub­bli­ca e che ad esem­pio — per non allon­ta­nar­si mol­to da Roma — han­no visto pro­ta­go­ni­sti di inchie­ste sui rifiu­ti o sugli appal­ti di “Mafia Capi­ta­le” diri­gen­ti che rico­pri­va­no ruo­li di impor­tan­za ana­lo­ga a quel­lo di Mar­ra. Ricor­ro­no poi in manie­ra pres­so­ché quo­ti­dia­na noti­zie rela­ti­ve a moda­li­tà quan­to meno dub­bie poste in esse­re a vario livel­lo per l’ac­ces­so e sele­zio­ne nei ruo­li pub­bli­ci di sog­get­ti in alcu­ni casi nem­me­no dota­ti dei tito­li neces­sa­ri, dal­l’as­sun­zio­ne in Poste del fra­tel­lo del mini­stro Alfa­no alla nomi­na del Segre­ta­rio gene­ra­le del Con­si­glio Regio­na­le del Lazio.

Al di là del­le loro rica­du­te più stret­ta­men­te poli­ti­che, l’o­pa­ci­tà e l’a­de­ren­za con inte­res­si diver­si da quel­li isti­tu­zio­na­li che fan­no da filo con­dut­to­re dei casi cita­ti (e del­le deci­ne di altri ana­lo­ghi che si potreb­be­ro facil­men­te tro­va­re in tut­t’I­ta­lia) devo­no indur­re a una più com­ples­si­va rifles­sio­ne sui per­cor­si attra­ver­so i qua­li ven­go­no indi­vi­dua­ti i ver­ti­ci del­le mac­chi­ne ammi­ni­stra­ti­ve da par­te dei deci­so­ri poli­ti­ci chia­ma­ti, “pro tem­po­re”, a guidarle.

L’in­tro­du­zio­ne in Ita­lia, attra­ver­so le c.d. “leg­gi Bas­sa­ni­ni” del 1998, del mec­ca­ni­smo del­lo “spoils system” ha acui­to sen­si­bil­men­te l’o­pa­ci­tà discre­zio­na­le nel­la sele­zio­ne del­la diri­gen­za pub­bli­ca, pri­vi­le­gian­do il cri­te­rio del­la fedel­tà poli­ti­ca a quel­lo del­la effet­ti­va com­pe­ten­za sostan­zia­le. Si è in tal modo affian­ca­ta alla distor­sio­ne dei “boiar­di di Sta­to”, inscal­fi­bi­li da qual­sia­si tem­pe­rie poli­ti­ca, quel­la ugua­le e con­tra­ria del­la figu­ra del “diri­gen­te di fidu­cia”, che sal­ta con non­cha­lan­ce da un’am­mi­ni­stra­zio­ne all’al­tra, da un Ente pub­bli­co a un’A­zien­da par­te­ci­pa­ta, al segui­to dei pro­pri refe­ren­ti poli­ti­ci, spes­so per­ma­nen­do­vi sol­tan­to i pochi mesi neces­sa­ri ad arric­chi­re il pro­prio curriculum.

Quan­do si par­la di “clas­se diri­gen­te” pub­bli­ca in Ita­lia si par­la — tri­ste­men­te in manie­ra pres­so­ché esclu­si­va — di que­ste due cate­go­rie di sog­get­ti, dun­que di una real­tà che di fat­to ten­de sem­pre più ad esclu­de­re le com­pe­ten­ze sostan­zia­li effet­ti­ve e gli stes­si per­cor­si di cre­sci­ta e valo­riz­za­zio­ne di pro­fes­sio­na­li­tà che pure nel­la Pub­bli­ca Ammi­ni­stra­zio­ne esi­sto­no con pie­na digni­tà e indi­pen­den­za, resi­sten­do spes­so con gran­de fati­ca ai giri di val­zer gui­da­ti dal­le occu­pa­zio­ni di pote­re o, peg­gio anco­ra, dal­la logi­ca di scam­bio da par­te di una clas­se poli­ti­ca atten­ta sol­tan­to alla con­ser­va­zio­ne del­le pro­prie posizioni.

Si trat­ta dun­que di effet­tua­re un corag­gio­so cam­bio di pro­spet­ti­va nel­l’af­fron­ta­re il tema del­lo “spoils system”, ridu­cen­do­lo ai soli ruo­li di diret­ta col­la­bo­ra­zio­ne poli­ti­ca, con esclu­sio­ne di quel­li gestio­na­li, e favo­ren­do nel con­tem­po la (ri)qualificazione del­la diri­gen­za pub­bli­ca, attra­ver­so la riat­ti­va­zio­ne di una seria “scuo­la supe­rio­re” che fun­ga da cana­le diret­to di acces­so al ruo­lo e attra­ver­so pro­ce­du­re con­cor­sua­li del­le qua­li ven­ga garan­ti­ta una tra­spa­ren­za non solo di fac­cia­ta. Oltre ad assi­cu­ra­re l’ef­fet­ti­va appli­ca­zio­ne del prin­ci­pio di impar­zia­li­tà di cui all’art. 97 del­la Costi­tu­zio­ne, tali mec­ca­ni­smi assi­cu­re­reb­be­ro indub­bi rispar­mi, poi­ché gio­va ricor­da­re che tra le rica­du­te del­lo “spoils system” vi è altre­sì quel­la del­la mag­gior spe­sa cau­sa­ta dal­le nomi­ne di sog­get­ti ester­ni alla Pub­bli­ca Ammi­ni­stra­zio­ne, quan­do inve­ce risor­se ana­lo­ghe potreb­be­ro di fre­quen­te esse­re repe­ri­te nei ruo­li interni.

Non è più tem­po di pian­ge­re sul­l’as­sen­za di una “clas­se diri­gen­te”, ben­sì è il momen­to di ela­bo­ra­re stru­men­ti per costruir­ne una nuo­va, auten­ti­ca­men­te indi­pen­den­te tan­to dal­la poli­ti­ca quan­to dal­le coin­te­res­sen­ze con poten­ta­ti eco­no­mi­ci e set­to­ri pro­dut­ti­vi. Per­ché non deb­ba­no esser­ci più casi come quel­lo di Raf­fae­le Mar­ra, dei qua­li il poli­ti­co di tur­no pos­sa maga­ri per­si­no stupirsi.

Raf­fael­lo Russo
Comi­ta­to “Cen­to Pas­si — II Muni­ci­pio” di Roma

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.