Democrazia diretta e rappresentativa insieme per la partecipazione: dal “Progetto 2 giugno”, tre anni di lavoro nella convinzione che “Appartiene al popolo”

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1491477352396{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Si è tor­na­ti a par­la­re, in que­sti gior­ni, anche sui gran­di media, del­la par­te­ci­pa­zio­ne diret­ta dei cit­ta­di­ni alle scel­te poli­ti­che. Lo si è fat­to a segui­to pro­po­sta di deli­be­ra, pre­sen­ta­ta dal­la mag­gio­ran­za (M5S) in Cam­pi­do­glio, per modi­fi­ca­re lo sta­tu­to di Roma Capi­ta­le per intro­dur­re la pos­si­bi­li­tà di peti­zio­ni on line e spe­ri­men­ta­re il voto elet­tro­ni­co per i refe­ren­dum comu­na­li.

Soste­nia­mo l’importanza del­la par­te­ci­pa­zio­ne del­le per­so­ne alla cosa pub­bli­ca non da ora. Ne ave­va­mo scrit­to nel­la pri­ma­ve­ra del 2014 quan­do sem­bra­va che tut­to doves­se esse­re deci­so al ver­ti­ce gover­na­ti­vo neo-inse­dia­to a segui­to del voto di cir­ca un milio­ne e otto­cen­to­mi­la elet­to­ri del Pd che era­no sta­ti fat­te pas­sa­re – alme­no nel­le rico­stru­zio­ni più “appas­sio­na­te” – qua­si come se fos­se­ro la mag­gio­ran­za degli elet­to­ri, con “rifor­me” elet­to­ra­li e costi­tu­zio­na­li tut­te vol­te a una “ver­ti­ca­liz­za­zio­ne del pote­re”, cla­mo­ro­sa­men­te scon­fes­sa­ta da qua­si ven­ti milio­ni di elet­to­ri il 4 dicem­bre scorso.

Deci­den­do di “tene­re altro viag­gio” (come dis­se Civa­ti sin dall’insediamento del Gover­no Ren­zi), dedi­cam­mo alla par­te­ci­pa­zio­ne dei cit­ta­di­ni un pro­get­to che ripren­des­se i fon­da­men­ti del­la nostra Repub­bli­ca, in cui la sovra­ni­tà appar­tie­ne al popo­lo, come reci­ta l’art. 1 del­la Costi­tu­zio­ne, uti­liz­zan­do l’espressione più for­te tra i testi di tut­ti i testi costi­tu­zio­na­li. Era il “Pro­get­to 2 giu­gno”, lan­cia­to a Mode­na da Civa­ti e da me il 2 giu­gno 2014, e ripre­so in un libric­ci­no dal tito­lo pre­gnan­te (Appar­tie­ne al popo­lo. Come resti­tui­re la sovra­ni­tà ai cit­ta­di­ni), in cui la neces­si­tà di allar­ga­re la par­te­ci­pa­zio­ne, anzi­ché restrin­ger­la (come da ricor­ren­ti pro­get­ti di revi­sio­ne costi­tu­zio­na­le, dei qua­li l’ultimo costi­tui­va solo l’ennesima con­fer­ma), era argo­men­ta­ta anche alla luce del risul­ta­to del­le ele­zio­ni del 2013, la cui “rimo­zio­ne” è sta­ta cer­ta­men­te un erro­re. Ave­va­mo avan­za­to così pro­po­ste con­cre­te, che sono sta­te anche pre­sen­ta­te alla Came­ra e pur­trop­po “assor­bi­te” (sen­za dare loro alcun segui­to) in un pro­get­to di rifor­ma costi­tu­zio­na­le tut­to pro­te­so alla ver­ti­ca­liz­za­zio­ne del pote­re. Il pro­get­to pre­ve­de­va alcu­ni inter­ven­ti di revi­sio­ne costi­tu­zio­na­le che van­no dall’abbas­sa­men­to del quo­rum per i refe­ren­dum all’introduzione dell’obbli­go di discus­sio­ne e vota­zio­ne sul­le pro­po­ste di leg­ge di ini­zia­ti­va legi­sla­ti­va popo­la­re che, se non appro­va­te o tra­di­te nei loro prin­ci­pi fon­da­men­ta­li o nei loro con­te­nu­ti nor­ma­ti­vi essen­zia­li, sono sot­to­po­ste diret­ta­men­te alla vota­zio­ne popo­la­re. Pre­ve­de­va altre­sì la pos­si­bi­li­tà di rac­co­glie­re sot­to­scri­zio­ni per via tele­ma­ti­ca, secon­do quan­to già può acca­de­re per l’Iniziativa dei cit­ta­di­ni euro­pei, pre­vi­sta dal Trat­ta­to di Lisbo­na, e che dovreb­be esse­re favo­ri­ta dal­la pro­gres­si­va digi­ta­liz­za­zio­ne del­la Pub­bli­ca ammi­ni­stra­zio­ne. La stes­sa auten­ti­ca­zio­ne del­le fir­me rac­col­te di per­so­na dovreb­be esse­re sem­pli­fi­ca­ta. In effet­ti, il pro­get­to, anche sul pia­no del­la legi­sla­zio­ne ordi­na­ria, era sta­to da noi rilan­cia­to alcu­ne set­ti­ma­ne pri­ma del­la rifor­ma costi­tu­zio­na­le anche ripren­den­do un docu­men­to “Per l’articolo 1”, che ripren­de­va e amplia­va le pro­po­ste ela­bo­ra­te nel cor­so dei due anni pre­ce­den­ti, anche ripren­den­do un recen­te docu­men­to fir­ma­to dal sot­to­scrit­to con i col­le­ghi Pasqui­no, Viro­li e Zac­ca­ria.

Tut­to il nostro per­cor­so par­te, in sostan­za, dal­la con­si­de­ra­zio­ne che cia­scu­na per­so­na, sin­go­la o asso­cia­ta, deve, o alme­no può, con­tri­bui­re alla deter­mi­na­zio­ne del­la poli­ti­ca nazio­na­le. Que­sto affer­ma chia­ra­men­te l’articolo 49 del­la Costi­tu­zio­ne, rela­ti­vo ai par­ti­ti poli­ti­ci, pur­trop­po cadu­ti in disgra­zia (non per caso ma per­ché han­no smes­so di fare poli­ti­ca per tra­sfor­mar­si in grup­pi di pote­re come denun­ciò Ber­lin­guer in una cele­bre inter­vi­sta a Scal­fa­ri nel 1980), ma che anco­ra rap­pre­sen­ta­no un mez­zo poten­te attra­ver­so il qua­le la sin­go­la voce può far­si sen­ti­re più for­te. Da qui pas­sa un pez­zo fon­da­men­ta­le del­la par­te­ci­pa­zio­ne demo­cra­ti­ca, inte­sa sia attra­ver­so il cana­le rap­pre­sen­ta­ti­vo (ele­zio­ni) sia attra­ver­so gli stru­men­ti di demo­cra­zia diret­ta (pro­po­ste di ini­zia­ti­va popo­la­re, peti­zio­ni, refe­ren­dum). Ed ecco che venia­mo a un pun­to fon­da­men­ta­le: la demo­cra­zia diret­ta, che cer­ta­men­te può esse­re svi­lup­pa­ta meglio oggi attra­ver­so la digi­ta­liz­za­zio­ne, deve inte­gra­re quel­la rap­pre­sen­ta­ti­va. Non si trat­ta di oppor­re l’una all’altra ma di com­bi­nar­le per­ché, pre­mes­so la impre­scin­di­bi­li­tà del­la rap­pre­sen­tan­za (che costi­tui­sce, in alcu­ni casi, anche una essen­zia­le for­ma di media­zio­ne, come ave­va ben chia­ro il Costi­tuen­te quan­do pose alcu­ni limi­ti al refe­ren­dum abro­ga­ti­vo, a par­ti­re da quel­lo del­le leg­gi tri­bu­ta­rie), essa deve poter esse­re man­te­nu­ta costan­te­men­te sot­to con­trol­lo, rifiu­tan­do l’idea di una dele­ga per quat­tro o cin­que anni duran­te i qua­li, secon­do i teo­ri­ci del­la ver­ti­ca­liz­zai­zo­ne del pote­re, non biso­gna distur­ba­re il mano­vra­to­re (che, come abbia­mo visto, spes­so mano­vra parec­chio e sen­za ave­re idea di qua­li sono le rea­li aspet­ta­ti­ve dei cittadini).

Per que­sto, le pro­po­ste anche da ulti­mo pre­sen­ta­te sul poten­zia­men­to degli isti­tu­ti di demo­cra­zia diret­ta vedo­no il nostro pie­no inte­res­se, tan­to più che anche a livel­lo di isti­tu­zio­ni loca­li è sta­to avvia­to da Pos­si­bi­le, con il pre­zio­so con­tri­bu­to di Danie­la Fil­bier, un per­cor­so per la costru­zio­ne di stru­men­ti di par­te­ci­pa­zio­ne negli enti loca­li (repe­ri­bi­le ne “Le vie pos­si­bi­li” sul­la piat­ta­for­ma di Possibile.com). Tut­ta­via, que­ste pro­po­ste non pos­so­no e non deb­bo­no mira­re a una sosti­tu­zio­ne degli stru­men­ti del­la rap­pre­sen­tan­za (che, con par­ti­ti poli­ti­ci aper­ti al con­tri­bu­to di tut­ti e leg­gi elet­to­ra­li che dia­no dav­ve­ro a cia­scu­no la pos­si­bi­li­tà di sce­glie­re, è a sua vol­ta par­te­ci­pa­zio­ne), ma ad inte­grar­li, e, d’altro lato, devo­no rispet­ta­re il fon­da­men­ta­le prin­ci­pio per cui le pro­po­ste su cui si deli­be­ra non pro­ven­go­no dall’alto, ma dal­lo stes­so cor­po elet­to­ra­le (in misu­ra ade­gua­ta, come fu scel­to pro­prio dal costi­tuen­te sia per le ini­zia­ti­ve legi­sla­ti­ve popo­la­ri che per i refe­ren­dum). Una demo­cra­zia diret­ta top down por­ta infat­ti a ple­bi­sci­ti che nul­la han­no a che fare con la par­te­ci­pa­zio­ne, che è sol­tan­to bot­tom up, sia che por­ti diret­ta­men­te all’assunzione del­le deci­sio­ni sia che por­ti a sce­glie­re chi le assu­me­rà in rap­pre­sen­tan­za degli altri.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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