Deportazioni collettive: tutte le norme violate dal governo

Tutte le norme che sono state violate e tutti i diritti non rispettati con la deportazione di 48 cittadini sudanesi avvenuta ieri. Il Governo dovrà spiegare e documentare.

Arti­co­lo 4 del IV Pro­to­col­lo addi­zio­na­le alla CEDU (Con­ven­zio­ne euro­pea per la sal­va­guar­dia dei dirit­ti del­l’uo­mo e del­le liber­tà fon­da­men­ta­li): «Le espul­sio­ni col­let­ti­ve di stra­nie­ri sono vietate». 

Con­ven­zio­ne di Gine­vra del 1951: «lo sta­tus di rifu­gia­to è rico­no­sciu­to a chi abbia subi­to la vio­la­zio­ne dei dirit­ti uma­ni fon­da­men­ta­li o abbia il fon­da­to timo­re di esse­re per­se­gui­ta­to nel pae­se d’o­ri­gi­ne; il richie­den­te asi­lo non può esse­re allon­ta­na­to e rim­pa­tria­to» (prin­ci­pio di non refou­le­ment).

Arti­co­lo 10 com­ma 3 del­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na: «Lo stra­nie­ro, al qua­le sia impe­di­to nel suo pae­se l’ef­fet­ti­vo eser­ci­zio del­le liber­tà demo­cra­ti­che garan­ti­te dal­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na, ha dirit­to d’a­si­lo nel ter­ri­to­rio del­la Repub­bli­ca, secon­do le con­di­zio­ni sta­bi­li­te dal­la legge».

La leg­ge, il Testo Uni­co sul­l’Im­mi­gra­zio­ne (D.Lgs. 286/98), sta­bi­li­sce che:

  • «Allo stra­nie­ro comun­que pre­sen­te alla fron­tie­ra o nel ter­ri­to­rio del­lo Sta­to sono rico­no­sciu­ti i dirit­ti fon­da­men­ta­li del­la per­so­na uma­na pre­vi­sti dal­le nor­me di dirit­to inter­no, dal­le con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li in vigo­re e dai prin­ci­pi di dirit­to inter­na­zio­na­le gene­ral­men­te rico­no­sciu­ti». (art. 2)
  • Il respin­gi­men­to alla fron­tie­ra non si appli­ca «nei casi pre­vi­sti dal­le dispo­si­zio­ni vigen­ti che disci­pli­na­no l’a­si­lo poli­ti­co, il rico­no­sci­men­to del­lo sta­tus di rifu­gia­to ovve­ro l’a­do­zio­ne di misu­re di pro­te­zio­ne tem­po­ra­nea per moti­vi uma­ni­ta­ri». (art. 10)
  • «L’e­spul­sio­ne è dispo­sta dal pre­fet­to, caso per caso. […] La que­stu­ra prov­ve­de a dare ade­gua­ta infor­ma­zio­ne allo stra­nie­ro del­la facol­tà di richie­de­re un ter­mi­ne per la par­ten­za volon­ta­ria, median­te sche­de infor­ma­ti­ve plu­ri­lin­gue». Il decre­to di respin­gi­men­to (alla fron­tie­ra) o di espul­sio­ne (dal ter­ri­to­rio nazio­na­le) è sot­to­po­sto al Giu­di­ce di Pace per la con­va­li­da. Lo stra­nie­ro ha dirit­to di esse­re sen­ti­to dal Giu­di­ce e deve esse­re assi­sti­to da un avvo­ca­to. Il prov­ve­di­men­to di con­va­li­da deve esse­re moti­va­to (art. 13).
  • «In nes­sun caso può dispor­si l’e­spul­sio­ne o il respin­gi­men­to ver­so uno Sta­to in cui lo stra­nie­ro pos­sa esse­re ogget­to di per­se­cu­zio­ne per moti­vi di raz­za, di ses­so, di lin­gua, di cit­ta­di­nan­za, di reli­gio­ne, di opi­nio­ni poli­ti­che, di con­di­zio­ni per­so­na­li o socia­li, ovve­ro pos­sa rischia­re di esse­re rin­via­to ver­so un altro Sta­to nel qua­le non sia pro­tet­to dal­la per­se­cu­zio­ne». (art. 19 comma1)

L’e­sa­me del­la doman­da di pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le è effet­tua­to su base indi­vi­dua­le (art. 3 com­ma 3 DLgs. 251/2007).

Le auto­ri­tà com­pe­ten­ti all’e­sa­me del­le doman­de di pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le sono le com­mis­sio­ni ter­ri­to­ria­li per il rico­no­sci­men­to del­la pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le (art. 3 DLgs. 25/2008).

Il richie­den­te è auto­riz­za­to a rima­ne­re nel ter­ri­to­rio del­lo Sta­to, ai fini esclu­si­vi del­la pro­ce­du­ra, fino alla deci­sio­ne del­la com­mis­sio­ne ter­ri­to­ria­le (art. 7 DLgs. 25/2008).

Infi­ne, è que­sta, secon­do il Mini­ste­ro degli Este­ri, la situa­zio­ne del Sudan: «In tut­to il Pae­se per­si­ste un gene­ra­le cli­ma di ten­sio­ne. Lo sta­to di emer­gen­za vige in tut­ta la regio­ne del Dar­fur e negli Sta­ti del Sud Kor­do­fan e del Blue Nile. La regio­ne di con­fi­ne tra Sudan e Sud Sudan, spe­cial­men­te negli Sta­ti del Sud Kor­do­fan e del Blue Nile, è infat­ti anco­ra insta­bi­le e con­ti­nua­no a regi­strar­si scon­tri tra le For­ze gover­na­ti­ve ed grup­pi affi­lia­ti al “Sudan People’s Libe­ra­tion Move­ment-North (SPLM‑N)”. In con­si­de­ra­zio­ne del per­ma­ne­re del­la situa­zio­ne di cri­si e del­la con­se­guen­te pre­ca­ria situa­zio­ne del­la sicu­rez­za nell’ovest del Pae­se (Dar­fur), sono scon­si­glia­ti viag­gi  a qual­sia­si tito­lo in que­sta regio­ne. Il ban­di­ti­smo con­trad­di­stin­gue tut­to il ter­ri­to­rio del Dar­fur, ivi com­pre­se le aree urba­ne, e non rispar­mia nean­che gli ope­ra­to­ri uma­ni­ta­ri. E’ inol­tre ele­va­to il rischio di scon­tri tra grup­pi arma­ti e for­ze gover­na­ti­ve. Si segna­la che negli ulti­mi anni si sono inol­tre veri­fi­ca­ti nume­ro­si casi di seque­stro di per­so­na, anche a dan­no di ope­ra­to­ri uma­ni­ta­ri. Si fa infi­ne pre­sen­te che sono neces­sa­rie auto­riz­za­zio­ni spe­cia­li, anche per il per­so­na­le diplo­ma­ti­co e gli ope­ra­to­ri uma­ni­ta­ri, per recar­si nel­la regio­ne. Sono  inol­tre a for­te rischio le aree di Abyei, anco­ra ogget­to di con­te­sa tra Sudan e Sud Sudan, Sud Kor­do­fan e Blue Nile».

Se que­sto è il qua­dro giu­ri­di­co e fat­tua­le in cui si col­lo­ca la depor­ta­zio­ne di 48 cit­ta­di­ni suda­ne­si avve­nu­ta ieri, le vio­la­zio­ni sono gra­vi, plu­ri­me ed ogget­ti­ve. Il Gover­no dovrà spie­ga­re e docu­men­ta­re per­ché non sia­no sta­ti rispet­ta­ti i prin­ci­pi di tute­la qui ricor­da­ti, per­ché a que­ste per­so­ne non sia sta­to garan­ti­to l’ac­ces­so alle pro­ce­du­re di asi­lo, per­ché sia­no sta­te espul­se o respin­te col­let­ti­va­men­te, come sia sta­to pos­si­bi­le otte­ne­re la con­va­li­da con­te­stua­le di 48 per­so­ne con prov­ve­di­men­to indi­vi­dua­le e motivato.

Gli strap­pi e le vio­la­zio­ni sui dirit­ti uma­ni riguar­da­no tut­ti, cit­ta­di­ni ita­lia­ni e stra­nie­ri, per­ché sono la car­ti­na di tor­na­so­le del livel­lo di civil­tà di un pae­se. E quan­do non si rispet­ta­no le nor­me e le pro­ce­du­re per i più debo­li, si apro­no dero­ghe e pre­ce­den­ti peri­co­lo­si per qua­lun­que cit­ta­di­no, per­ché le isti­tu­zio­ni fini­sco­no per mostra­re il loro vol­to autoritario.

Bat­ter­si per i dirit­ti uma­ni signi­fi­ca bat­ter­si per noi stes­si, per i nostri figli, per il nostro vacil­lan­te pre­sen­te e per il nostro incer­tis­si­mo futu­ro. Come pos­sia­mo con­fron­tar­ci con l’E­git­to che nascon­de la veri­tà sul­l’as­sas­si­nio di Giu­lio Rege­ni, se anche noi ini­zia­mo a met­ter­ci sot­to i pie­di il rispet­to dei dirit­ti fon­da­men­ta­li del­le per­so­ne? Chie­dia­mo imme­dia­te spie­ga­zio­ni uffi­cia­li ad Alfa­no e non esi­te­re­mo a denun­cia­re chiun­que abbia vio­la­to le leg­gi vigenti.

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