DESTRA CONTRO NATURA – approvato l’emendamento che consente ai cacciatori di sparare in città e nei parchi
L’approvazione dell’emendamento caccia selvaggia di stanotte è gravissimo e apre la porta all’accettazione sociale delle armi come unico strumento di risoluzione di problemi, iniziando dalla fauna selvatica: quale sarà il prossimo passo?
Questo governo di estrema destra sta ripagando i suoi sostenitori storici con incursioni alla luce del sole contro la legislazione ambientale: rafforzamento del potere del mondo venatorio e sfaldamento delle competenze in capo al Ministero dell’Ambiente. Azioni benevole verso la lobby della caccia, combinate e complementari, con un comune auspicato effetto di migliorare l’accettabilità sociale delle armi come risoluzione di problemi e conflitti.
In questa avvilente parata di rincorse all’ultimo emendamento e rischi di esercizio provvisorio, sul piano ambientale sono state inserite nelle pieghe della legge di bilancio norme surreali (secondo noi inammissibili) che niente hanno a che vedere con il bilancio dello Stato. Norme che pongono seriamente in questione la tutela della fauna selvatica, oltre che aprire alla liberalizzazione dell’uso delle armi a scopo venatorio, catapultando l’Italia in un mondo in cui la Convenzione di Berna sulla tutela di fauna e flora selvatiche, le Direttive Uccelli e Habitat, la tutela della biodiversità e del mondo naturale come atto indipendente dalla produttività umana non esistevano ancora: un salto nel vicino passato antropocentrico che speravamo di non rivedere. Un orologio che corre all’indietro è il filo conduttore che unisce le materie più svariate, dal tetto al contante all’energia, dalle intercettazioni a fini di indagine alla scuola del merito e dell’umiliazione, sino alle concordanze di genere della grammatica italiana sul/lla Presidente.
L’emendamento “caccia selvaggia” è un emendamento presentato da alcuni deputati di FDI derivante dalla frustrazione del mondo agricolo per i danni alle coltivazioni e dalle sfortunate incursioni di gruppi di cinghiali nelle aree urbane, attirati dai rifiuti. Così, anzichè puntare sulla prevenzione e sulla dissuasione, magari gestendo diversamente i rifiuti, Fratelli d’Italia trova il varco per favorire il mondo venatorio. Si tratta di una autentica deregulation della caccia nei parchi naturali e nelle città, dove oggi è vietata per ovvie ragioni. Si intendono porre gli abbattimenti come unica soluzione ai danni da fauna per poter sparare a qualsiasi ora del giorno e della notte e in qualsiasi periodo dell’anno, anche quando vige divieto. Di fatto si riscrive l’art. 19 della legge 157/92 sollevando ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dalla prerogativa di esprimersi su eventuali piani di abbattimento proposti nelle sedi regionali. L’attuale legge prevede che si prediligano metodi non cruenti, detti “ecologici” (recinti, catture ecc.), e che solo a fronte del fallimento di tali metodi ISPRA autorizzi piani di controllo della fauna che devono essere operati da guardie venatorie provinciali, rispondenti, quindi, al pubblico. L’attività di abbattimento invece verrebbe eseguita, secondo l’emendamento proposto, da normali cacciatori previo corso di formazione e il parere di ISPRA andrebbe solo “sentito”. L’azione non sarebbe classificata come “venatoria” e gli animali abbattuti potrebbero essere avviati al consumo alimentare. In pratica, a valle di qualche gruppo di cinghiali attratto dai rifiuti o da coltivi, città e parchi naturali si trasformerebbero presto in riserve di cacciagione per i ristoranti. Un insieme di assurdità sul piano logico, prima ancora che ecologico.
Occorre un’azione di contrasto compatta e determinata, poiché i favori al mondo venatorio introdotti mediante la legge di bilancio determineranno un caos giuridico e antiscientifico con gravi danni alla biodiversità, già fortemente minacciata, e con gravi danni anche ai principi scientifici che sorreggono l’operato dell’ISPRA e del Ministero dell’Ambiente basati sulle convenzioni internazionali di gestione della fauna selvatica. Se già prima flora e fauna selvatiche erano in pericolo, si è ora aperta senza alcun dubbio una stagione in cui esse si troveranno continuamente sotto attacco. A preoccupare è il susseguirsi di diverse azioni mirate una dietro l’altra, lasciando presagire che siamo solo all’inizio di una stagione governativa di assalto incessante alla cultura scientifica.
Spesso sentiamo dire che l’ambiente non è né di sinistra né di destra. L’ambiente forse no, il modo di trattarlo, di gestirlo ed intenderlo invece sì. Piegarlo alle logiche produttive e venatorie o considerarlo un valore in sè, da tutelare e necessario alla nostra stessa salute. E la destra nazionale non ha perso tempo, dimostrando molto chiaramente la sua linea.
Ci opporremo a qualsiasi provvedimento retrogrado e antiscientifico, che non mira ad altro se non ad un vantaggio per le organizzazioni venatorie, nascosto dietro una inconsistente quanto ridicola scusa di risparmio per le casse dello Stato.
La questione non è mai solo l’ambiente: chi attenta alla salute della natura si avvia a peggiorare le condizioni di vita delle persone. L’ambiente è solo il prodromo, il primo segno.