Dichiariamo Emergenza Climatica

Chie­dia­mo a tut­te e tut­ti voi di fare pres­sio­ne sui rap­pre­sen­tan­ti nel­le isti­tu­zio­ni per­ché anche in Ita­lia suc­ce­da lo stes­so. E di valu­ta­re la cre­di­bi­li­tà di chi rispon­de­rà, se rispon­de­rà, per­ché non sia­no solo pro­mes­se vuote.

Noi stia­mo già rispon­den­do, anzi lo urlia­mo da ieri in avan­ti fino a per­der­ci la voce e maga­ri pos­sia­mo esse­re noi i vostri rappresentanti.

Non è vero che tut­ti i poli­ti­ci non si occu­pa­no del cli­ma, non è vero che sia­no tut­ti ugua­li. Da anni attac­ca­te ad alzo zero, giu­sta­men­te, per l’i­ner­zia dei grup­pi diri­gen­ti. Ora toc­ca a tut­ti noi suo­na­re una sve­glia, anzi, una sire­na, fra­go­ro­sa, come quel­la dei por­ti. È il momen­to che sal­ti il dia­fram­ma tra com­pe­ten­za e poli­ti­ca e che ci si met­ta tut­ti in gioco.

Per il pia­ne­ta e per cam­bia­re un siste­ma ingiu­sto che non pos­sia­mo più soste­ne­re. Per i nostri figli.

Qui è in gio­co la nostra soprav­vi­ven­za e, pre­stis­si­mo, il benes­se­re di miliar­di di per­so­ne, anche di quel­le che ora si sen­to­no al sicu­ro e non vedo­no il peri­co­lo. E si affi­da­no anco­ra a chi lo nega, lo mini­miz­za, lo sot­trae all’attenzione del dibat­ti­to pubblico.

Un gior­no ci chie­de­ran­no, i nostri figli e i nostri nipo­ti, che cosa abbia­mo fat­to. Ecco, dob­bia­mo ave­re una rispo­sta seria da offri­re loro.

Negli Sta­ti Uni­ti e in altri pae­si euro­pei cit­ta­di­ne e cit­ta­di­ni, don­ne e mol­ti uomi­ni di cul­tu­ra e di spet­ta­co­lo accom­pa­gna­no gli scien­zia­ti in que­sta denun­cia. Pren­do­no paro­la. E si schie­ra­no. Fac­cia­mo­lo anche qui. E fac­cia­mo­lo ora, per­ché non c’è più tempo.

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

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I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.