“Diciotti”, ma quali scuse

Viste le diret­te face­book alla Maria De Filip­pi con pli­chi ria­per­ti ad uso dei fans e let­ti i toni trion­fa­li­sti­ci del­la stam­pa di destra dopo la fake news del­la avve­nu­ta archi­via­zio­ne del pro­ce­di­men­to rela­ti­vo al trat­ta­men­to riser­va­to dal mini­stro a migran­ti del­la Diciot­ti, è oppor­tu­no, come sem­pre, fare chia­rez­za.

Anzi­tut­to occor­re tene­re bene a men­te il pro­ce­di­men­to per i rea­ti mini­ste­ria­li come pre­vi­sto dal­l’at­tua­le nor­ma­ti­va, e come ripor­ta­to da un arti­co­lo di Agi del­l’e­sta­te scor­sa.

“Le denun­ce per i rea­ti mini­ste­ria­li sono tra­smes­se al pro­cu­ra­to­re del­la Repub­bli­ca pres­so il tri­bu­na­le del capo­luo­go del distret­to di cor­te d’ap­pel­lo com­pe­ten­te per il ter­ri­to­rio, che, sen­za com­pie­re nes­sun tipo di inda­gi­ne, deve entro quin­di­ci gior­ni tra­smet­te­re gli atti al tri­bu­na­le dei mini­stri e dar­ne imme­dia­ta comu­ni­ca­zio­ne ai sog­get­ti interessati.

Dopo aver rice­vu­to gli atti, il tri­bu­na­le dei mini­stri ha novan­ta gior­ni per deci­de­re di archi­via­re il caso oppu­re chie­de­re al pro­cu­ra­to­re del­la Repub­bli­ca di chie­de­re alla came­ra di appar­te­nen­za l’autorizzazione a pro­ce­de­re, nel caso di Sal­vi­ni il Senato.

La came­ra com­pe­ten­te può nega­re l’au­to­riz­za­zio­ne qua­lo­ra repu­ti, insin­da­ca­bil­men­te, che l’in­qui­si­to abbia agi­to per la tute­la di un inte­res­se del­lo Sta­to. Nel frat­tem­po i mini­stri inqui­si­ti non pos­so­no esse­re sot­to­po­sti a misu­re limi­ta­ti­ve del­la liber­tà per­so­na­le, a inter­cet­ta­zio­ni tele­fo­ni­che, a per­qui­si­zio­ni per­so­na­li o domi­ci­lia­ri sen­za l’au­to­riz­za­zio­ne del­la came­ra com­pe­ten­te. Una vol­ta otte­nu­ta l’au­to­riz­za­zio­ne a pro­ce­de­re, il giu­di­zio di pri­mo gra­do spet­ta al tri­bu­na­le ordi­na­rio del capo­luo­go del distret­to di cor­te d’ap­pel­lo com­pe­ten­te per il ter­ri­to­rio. Ma non al tri­bu­na­le dei mini­stri; anzi una vol­ta svol­te le inda­gi­ni, i mem­bri del tri­bu­na­le dei mini­stri non pos­so­no par­te­ci­pa­re alle ulte­rio­ri fasi del procedimento.”

Rivi­sta la nor­ma­ti­va, appa­re evi­den­te come non ci fos­se mol­to da aspet­tar­si su que­sto pro­ce­di­men­to, visto il dirit­to insin­da­ca­bi­le del Par­la­men­to di affer­ma­re che il mini­stro ha agi­to per la tute­la di un inte­res­se del­lo Sta­to.

È pur sem­pre il par­la­men­to che, pur con diver­sa com­po­si­zio­ne, ha attri­bui­to alla nota Ruby una paren­te­la con Mubarak.

Non è pen­sa­bi­le che l’at­tua­le mag­gio­ran­za non difen­da il vero pri­mo mini­stro del­l’at­tua­le com­pa­gi­ne, maga­ri con l’a­iu­to del­la destra che ne è (per ora) fuo­ri.

Det­to que­sto, il pro­ce­di­men­to tut­ta­via inqua­dra chia­ra­men­te il ruo­lo del­la pro­cu­ra come un sem­pli­ce sog­get­to che agi­sce in via mera­men­te for­ma­le, e il Tri­bu­na­le dei Mini­stri come depo­si­ta­rio di una valu­ta­zio­ne stret­ta­men­te giu­ri­di­ca del fat­to reato.

Cioè a dire, la pro­cu­ra dove­va sem­pli­ce­men­te valu­ta­re una non mani­fe­sta infon­da­tez­za del­la noti­zia di rea­to e girar­la com’e­ra al Tri­bu­na­le dei Ministri.

Poi sareb­be spet­ta­to a que­st’ul­ti­mo chie­de­re l’ar­chi­via­zio­ne se la noti­zia fos­se sta­ta giu­ri­di­ca­men­te infon­da­ta oppu­re, in caso con­tra­rio, l’au­to­riz­za­zio­ne a pro­ce­de­re al parlamento.

Inve­ce la pro­cu­ra di Cata­nia ha fat­to le veci non solo del tri­bu­na­le ma anche del par­la­men­to pre­scin­den­do dal­la valu­ta­zio­ne giu­ri­di­ca del fat­to, che però vie­ne dato impli­ci­ta­men­te per avve­nu­to, e ha addot­to la cau­sa di giu­sti­fi­ca­zio­ne di com­pe­ten­za del pote­re politico.

Ora, que­sto voler fare tut­te le par­ti in com­me­dia ha avu­to una for­te eco media­ti­ca ma non ha alcun valo­re giu­ri­di­co, per­ché è il Tri­bu­na­le dei Mini­stri l’u­ni­co orga­no depu­ta­to a chie­de­re l’ar­chi­via­zio­ne e il par­la­men­to quel­lo che even­tual­men­te può oppor­re la tute­la del­l’in­te­res­se del­lo stato.

Una moti­va­zio­ne giu­ri­di­ca­men­te inu­ti­le di un atto dovu­to, se non per ave­re anco­ra una vol­ta a dispo­si­zio­ne le pri­me pagi­ne dei gior­na­li, come per le inglo­rio­se inchie­ste sul­le ONG.

In atte­sa di sape­re cosa deci­de­rà in pie­na auto­no­mia il Tri­bu­na­le dei Mini­stri, non si capi­sce per­ché qual­cu­no dovreb­be chie­de­re scu­sa a Sal­vi­ni.

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