Diciotti volte colpevole

Il Tri­bu­na­le dei Mini­stri ha for­mu­la­to per Sal­vi­ni un’ac­cu­sa di inau­di­ta gra­vi­tà ma oggi una mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re asser­vi­ta, sco­din­zo­lan­te, osti­le allo sta­to di dirit­to, dimen­ti­ca del­la Costi­tu­zio­ne e del­le Con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li ha con­ces­so la gra­zia (di non esse­re pro­ces­sa­to) a un Mini­stro che ha riven­di­ca­to quel­le azio­ni e se ne è van­ta­to. Ecco per­ché, per noi, Sal­vi­ni è Diciot­ti vol­te colpevole.

Il Tri­bu­na­le di Cata­nia – Sezio­ne Rea­ti Mini­ste­ria­li, nel­la Came­ra di Con­si­glio del 7 dicem­bre 2018 ha emes­so una Rela­zio­ne di 53 pagi­ne, con la qua­le, dopo una scru­po­lo­sa rico­stru­zio­ne dei fat­ti (è sta­ta assun­ta la testi­mo­nian­za di tut­ti i sog­get­ti coin­vol­ti: Que­sto­re, Pre­fet­to, Coman­dan­te del­la Capi­ta­ne­ria di Por­to di Cata­nia, Capo di Gabi­net­to del Mini­stro), ha dispo­sto la tra­smis­sio­ne degli atti alla Pro­cu­ra di Cata­nia per l’im­me­dia­ta rimes­sio­ne al Pre­si­den­te del Sena­to al fine di avvia­re la pro­ce­du­ra (pre­vi­sta dal­l’art. 9 del­la Leg­ge Costi­tu­zio­na­le n. 1/1989) per il rila­scio del­la auto­riz­za­zio­ne a pro­ce­de­re nei con­fron­ti del Sen. Mat­teo Sal­vi­ni in ordi­ne al rea­to di seque­stro di per­so­na aggra­va­to, come pre­vi­sto e puni­to (reclu­sio­ne da 3 a 15 anni) dal­l’art. 605, com­ma 1, 2 n. 2 e 3 del Codi­ce Pena­le.

Come noto, l’art. 96 del­la Costi­tu­zio­ne sta­bi­li­sce che il Pre­si­den­te del Con­si­glio dei Mini­stri ed i Mini­stri, per i rea­ti com­mes­si nel­l’e­ser­ci­zio del­le loro fun­zio­ni, sono sot­to­po­sti alla giu­ri­sdi­zio­ne ordi­na­ria, pre­via auto­riz­za­zio­ne del­la Came­ra di appartenenza.

Que­sto il capo di impu­ta­zio­ne: “per ave­re, nel­la sua qua­li­tà di Mini­stro del­l’In­ter­no, abu­san­do dei suoi pote­ri, pri­va­to del­la liber­tà per­so­na­le 177 migran­ti di varie nazio­na­li­tà giun­ti al por­to di Cata­nia a bor­do del­l’u­ni­tà nava­le di soc­cor­so “U. Diciot­ti” del­la Guar­dia Costie­ra ita­lia­na alle ore 23:49 del 20 ago­sto 2018. In par­ti­co­la­re, il Sen. Mat­teo Sal­vi­ni, nel­la sua qua­li­tà di Mini­stro, vio­lan­do le Con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li in mate­ria di soc­cor­so in mare e le cor­re­la­te nor­me di attua­zio­ne nazio­na­li (Con­ven­zio­ne SAR, Riso­lu­zio­ne MSC 167–78, Diret­ti­va SOP 009/15), non con­sen­ten­do sen­za giu­sti­fi­ca­to moti­vo al com­pe­ten­te Dipar­ti­men­to per le Liber­tà Civi­li e per l’Im­mi­gra­zio­ne – costi­tuen­te arti­co­la­zio­ne del Mini­ste­ro del­l’In­ter­no – di esi­ta­re tem­pe­sti­va­men­te la richie­sta di POS (pla­ce of safe­ty) pre­sen­ta­ta for­mal­men­te da IMRCC (Ita­lian Mari­ti­me Rescue Coor­di­na­tion Cen­ter) alle ore 22:30 del 17 ago­sto 2018, bloc­ca­va la pro­ce­du­ra di sbar­co dei migran­ti, così deter­mi­nan­do con­sa­pe­vol­men­te l’ille­git­ti­ma pri­va­zio­ne del­la liber­tà per­so­na­le di que­sti ulti­mi, costret­ti a rima­ne­re in con­di­zio­ni psi­co-fisi­che cri­ti­che a bor­do del­la nave “U. Diciot­ti” ormeg­gia­ta nel por­to di Cata­nia dal­le ore 23:49 del 20 ago­sto e fino alla tar­da sera­ta del 25 ago­sto, momen­to in cui veni­va auto­riz­za­to lo sbar­co. Fat­to aggra­va­to dal­l’es­se­re sta­to com­mes­so da un pub­bli­co uffi­cia­le e con abu­so dei pote­ri ine­ren­ti alle fun­zio­ni eser­ci­ta­te, non­ché per esse­re sta­to com­mes­so anche in dan­no di sog­get­ti mino­ri di età. Fat­to com­mes­so in Cata­nia, dal 20 al 25 ago­sto 2018.

Fon­ti di stam­pa (Il Fat­to Quo­ti­dia­no, 7 feb­bra­io 2019, arti­co­lo a fir­ma I. Pro­iet­ti) docu­men­ta­no che Sal­vi­ni nel­la memo­ria difen­si­va rivol­ta alla Giun­ta per le auto­riz­za­zio­ni a pro­ce­de­re del Sena­to avreb­be affer­ma­to che la vicen­da Diciot­ti fu “una ini­zia­ti­va del Gover­no Ita­lia­no coe­ren­te con la poli­ti­ca del­lo Sta­to sui flus­si migra­to­ri, peral­tro risul­tan­te anche dal Con­trat­to di gover­no, che non può esse­re svi­li­ta come mera pre­sa di posi­zio­ne poli­ti­ca avul­sa dal con­te­sto gene­ra­le del­le stra­te­gie gover­na­ti­ve, spe­cial­men­te in occa­sio­ne di un sal­va­tag­gio avve­nu­to solo per far fron­te alle omis­sio­ni di Mal­ta.

Anco­ra, il Cor­rie­re del­la Sera del 6 feb­bra­io 2019, in un arti­co­lo a fir­ma F. Sar­za­ni­ni, ripor­ta la seguen­te dichia­ra­zio­ne del Mini­stro Bon­gior­no, che sem­bra par­la­re nel­la veste di avvo­ca­to del col­le­ga di Gover­no: “Mi sen­to mol­to tran­quil­la. Le scel­te fat­te da Sal­vi­ni non sono sta­te fat­te pri­va­ta­men­te, ma da un gover­no che ha fat­to del­la lot­ta all’im­mi­gra­zio­ne uno dei pun­ti salien­ti del­la pro­pria atti­vi­tà isti­tu­zio­na­le.

Il con­trat­to di gover­no tra Lega e 5 Stel­le, richia­ma­to come impro­pria fon­te di legit­ti­ma­zio­ne per una scel­ta che vio­la la leg­ge pena­le, sul­la spe­ci­fi­ca que­stio­ne del sal­va­tag­gio dei migran­ti in mare, pre­ve­de effet­ti­va­men­te che “si deve pun­ta­re alla ridu­zio­ne del­la pres­sio­ne dei flus­si sul­le fron­tie­re ester­ne e del con­se­guen­te traf­fi­co di esse­ri uma­ni e con­te­stual­men­te, nel­la mede­si­ma otti­ca, ad una veri­fi­ca sul­le attua­li mis­sio­ni euro­pee nel Medi­ter­ra­neo, pena­liz­zan­ti per il nostro pae­se, in par­ti­co­la­re per le clau­so­le che pre­ve­do­no l’ap­pro­do del­le navi uti­liz­za­te per le ope­ra­zio­ni nei nostri por­ti nazio­na­li sen­za alcu­na respon­sa­bi­li­tà con­di­vi­sa dagli altri sta­ti euro­pei.

Può sem­bra­re pleo­na­sti­co ma vista l’in­cre­di­bi­le linea difen­si­va di Sal­vi­ni è il caso di chia­ri­re che il con­trat­to non ha alcu­na rile­van­za costi­tu­zio­na­le, vin­co­la solo chi lo ha sot­to­scrit­to (due for­ze poli­ti­che che insie­me han­no assun­to la respon­sa­bi­li­tà di gover­no) e lo vin­co­la solo poli­ti­ca­men­te: è esclu­sa qual­sia­si vali­di­tà giu­ri­di­ca di quel con­trat­to, né tan­to meno un accor­do tra pri­va­ti può inter­fe­ri­re con nor­me di ran­go pri­ma­rio, inter­na­zio­na­li, con­ven­zio­na­li e costi­tu­zio­na­li che costi­tui­sco­no il siste­ma di obbli­ga­to­ria tute­la dei dirit­ti uma­ni fon­da­men­ta­li.

In par­ti­co­la­re, il dirit­to inter­na­zio­na­le uma­ni­ta­rio (tra tut­te, la Con­ven­zio­ne di Ambur­go deno­mi­na­ta SAR) che impo­ne il tra­sfe­ri­men­to dei migran­ti trat­ti in sal­vo in mare nel por­to sicu­ro più vici­no (POS, pla­ce of safe­ty), non è toc­ca­to (né potreb­be esser­lo) dal con­trat­to di governo.

Affer­ma­re poi, come fa la Mini­stra Bon­gior­no, che la “lot­ta all’im­mi­gra­zio­ne” è uno dei pun­ti salien­ti del­l’at­ti­vi­tà isti­tu­zio­na­le risul­ta quan­to meno ine­sat­to: for­se la Mini­stra inten­de­va dire lot­ta all’im­mi­gra­zio­ne irre­go­la­re ma il feno­me­no migra­to­rio non può costi­tui­re ter­re­no di lot­ta poli­ti­ca ben­sì mate­ria di seria e rigo­ro­sa disci­pli­na, nel rispet­to dei vin­co­li giu­ri­di­ci richiamati.

Che poi le scel­te fat­te da Sal­vi­ni non sia­no sta­te fat­te “pri­va­ta­men­te” con­fer­ma la cor­ret­tez­za del­la tesi accu­sa­to­ria: Sal­vi­ni ha agi­to da Mini­stro, abu­san­do dei suoi pote­ri ed è esat­ta­men­te l’ag­gra­van­te con­te­sta­ta dal Tri­bu­na­le dei Ministri.

Insie­me all’ag­gra­van­te che più dovreb­be susci­ta­re scon­cer­to in uno sta­to di dirit­to e che inve­ce sem­bra rima­ne­re sul­la sfon­do del dibat­ti­to poli­ti­co: Sal­vi­ni ha pri­va­to del­la liber­tà per­so­na­le anche “sog­get­ti mino­ri di età” com­pien­do la più odio­sa del­le vio­la­zio­ni, quel­la del sacro prin­ci­pio che impo­ne, sen­za ecce­zio­ni o dero­ghe, di con­si­de­ra­re sem­pre con carat­te­re di prio­ri­tà il supe­rio­re inte­res­se del bam­bi­no (art. 3 com­ma 1 del­la Con­ven­zio­ne di New York sui dirit­ti del fan­ciul­lo del 20 novem­bre 1989, rati­fi­ca­ta e resa ese­cu­ti­va in Ita­lia con Leg­ge 176/1991).

Ecco, allo­ra, che di fron­te alle con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li e alla Costi­tu­zio­ne, di fron­te al dirit­to inter­na­zio­na­le uma­ni­ta­rio e di fron­te alla leg­ge pena­le, il Mini­stro Sal­vi­ni è diciot­ti vol­te colpevole:

  1. L’art. 13 del­la Dichia­ra­zio­ne Uni­ver­sa­le dei Dirit­ti del­l’Uo­mo affer­ma un prin­ci­pio gene­ra­le ed uni­ver­sal­men­te rico­no­sciu­to e cioè che Ogni indi­vi­duo ha dirit­to alla liber­tà di movi­men­to e di resi­den­za entro i con­fi­ni di ogni Stato.
    Ogni indi­vi­duo ha dirit­to di lascia­re qual­sia­si pae­se, inclu­so il pro­prio, e di ritor­na­re nel pro­prio pae­se.”
    E’ il dirit­to di migra­re, che ogni sta­to sovra­no può cer­ta­men­te disci­pli­na­re e gover­na­re ma non can­cel­la­re con assur­di e impra­ti­ca­bi­li divieti.

  1. L’art. 2 del­la Costi­tu­zio­ne pre­ve­de che “La Repub­bli­ca rico­no­sce e garan­ti­sce i dirit­ti invio­la­bi­li del­l’uo­mo, sia come sin­go­lo, sia nel­le for­ma­zio­ni socia­li ove si svol­ge la sua per­so­na­li­tà, e richie­de l’a­dem­pi­men­to dei dove­ri inde­ro­ga­bi­li di soli­da­rie­tà poli­ti­ca, eco­no­mi­ca e socia­le.” Tra i dirit­ti uma­ni invio­la­bi­li c’è quel­lo di con­dur­re i nau­fra­ghi nel por­to sicu­ro più vici­no e la soli­da­rie­tà non è roba da buo­ni­sti ma pre­ci­so obbli­go giu­ri­di­co di tut­te le com­po­nen­ti del­la repubblica.

  1. L’art. 10 com­ma 3 del­la Costi­tu­zio­ne sta­bi­li­sce che Lo stra­nie­ro, al qua­le sia impe­di­to nel suo pae­se l’ef­fet­ti­vo eser­ci­zio del­le liber­tà demo­cra­ti­che garan­ti­te dal­la Costi­tu­zio­ne ita­lia­na, ha dirit­to d’a­si­lo nel ter­ri­to­rio del­la Repub­bli­ca, secon­do le con­di­zio­ni sta­bi­li­te dal­la leg­ge.” E’ il dirit­to d’a­si­lo, che la legi­sla­zio­ne ordi­na­ria in mate­ria di pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le decli­na nel­le tre for­me del­lo sta­tus di rifu­gia­to, del­la pro­te­zio­ne sus­si­dia­ria e del­la pro­te­zio­ne uma­ni­ta­ria (abro­ga­ta dal decre­to-leg­ge Sal­vi­ni n. 113/2018).

  1. L’art. 13 del­la Costi­tu­zio­ne assi­cu­ra che “La liber­tà per­so­na­le è invio­la­bi­le. Non è ammes­sa for­ma alcu­na di deten­zio­ne, di ispe­zio­ne o per­qui­si­zio­ne per­so­na­le, né qual­sia­si altra restri­zio­ne del­la liber­tà per­so­na­le, se non per atto moti­va­to del­l’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria e nei soli casi e modi pre­vi­sti dal­la leg­ge.” Anche per que­sto la pri­va­zio­ne del­la liber­tà per­so­na­le di 177 migran­ti con­su­ma­ta attra­ver­so il divie­to di sbar­co nel por­to di Cata­nia ha vio­la­to l’invio­la­bi­li­tà del­la liber­tà personale.

  1. L’art. 95 com­ma 2 del­la Costi­tu­zio­ne sta­bi­li­sce che “I mini­stri sono respon­sa­bi­li col­le­gial­men­te degli atti del Con­si­glio dei mini­stri e indi­vi­dual­men­te degli atti dei loro dica­ste­ri.” L’as­sun­zio­ne di cor­re­spon­sa­bi­li­tà postu­ma da par­te del pre­mier Con­te e del Mini­stro Toni­nel­li ser­ve solo a con­fon­de­re le acque e a riven­di­ca­re poli­ti­ca­men­te una scel­ta ille­git­ti­ma che Sal­vi­ni ha assun­to nel­l’e­ser­ci­zio dei pote­ri di mini­stro del­l’in­ter­no, sen­za alcu­na deli­be­ra­zio­ne col­le­gia­le del con­si­glio dei ministri.

  1. L’art. 93 del­la Costi­tu­zio­ne sta­bi­li­sce che i mini­stri, pri­ma di assu­me­re le fun­zio­ni, pre­sta­no giu­ra­men­to nel­le mani del Pre­si­den­te del­la Repub­bli­ca. For­se è il caso di ricor­da­re il con­te­nu­to del­la for­mu­la che anche Sal­vi­ni pro­nun­ciò al Qui­ri­na­le: Giu­ro di esse­re fede­le alla Repub­bli­ca, di osser­var­ne leal­men­te la Costi­tu­zio­ne e le leg­gi e di eser­ci­ta­re le mie fun­zio­ni nel­l’in­te­res­se esclu­si­vo del­la Nazione.”

  1. L’art. 96 del­la Costi­tu­zio­ne ci ricor­da che i mem­bri del Gover­no non pos­so­no agi­re al di sopra del­la leg­ge e per i rea­ti com­mes­si nel­l’e­ser­ci­zio del­le loro fun­zio­ni sono sog­get­ti alla giu­ri­sdi­zio­ne ordi­na­ria, ovvia­men­te pre­via auto­riz­za­zio­ne a pro­ce­de­re del­la Came­ra di appar­te­nen­za, che nel caso di Sal­vi­ni è il Sena­to. Lo sta­to di dirit­to sta fun­zio­nan­do e nes­su­no, nem­me­no il Capi­ta­no può doler­si di una pre­sun­ta inva­sio­ne di cam­po da par­te del­la magi­stra­tu­ra nel­la sfe­ra del­la discre­zio­na­li­tà poli­ti­ca del­l’a­zio­ne di governo.

  1. L’art. 117 del­la Costi­tu­zio­ne pre­ve­de che la pote­stà legi­sla­ti­va sia eser­ci­ta­ta dal­lo Sta­to “nel rispet­to del­la Costi­tu­zio­ne, non­ché dei vin­co­li deri­van­ti dal­l’or­di­na­men­to comu­ni­ta­rio e dagli obbli­ghi inter­na­zio­na­li.

  1. Sal­vi­ni affer­ma che “La gestio­ne, il moni­to­rag­gio ed il con­trol­lo dei flus­si migra­to­ri appa­io­no ave­re con­no­ta­ti essen­zia­li per l’in­te­res­se pub­bli­co nazio­na­le, sus­si­sten­do chia­ri pro­fi­li atti­nen­ti all’or­di­ne e alla sicu­rez­za pub­bli­ca” ma l’art. 3 del­la CEDU vie­ta, sen­za dero­ghe ed ecce­zio­ni (nem­me­no lega­te alla tute­la del­l’or­di­ne e del­la sicu­rez­za pub­bli­ca), di sot­to­por­re le per­so­ne a trat­ta­men­ti inu­ma­ni e degra­dan­ti, come quel­lo di impe­dir­ne lo sbar­co in un por­to sicu­ro per giorni.

  1. L’art. 33 del­la Con­ven­zio­ne di Gine­vra del 1951 sul­la pro­te­zio­ne dei rifu­gia­ti sta­bi­li­sce che “Nes­su­no Sta­to Con­traen­te espel­le­rà o respin­ge­rà, in qual­sia­si modo, un rifu­gia­to ver­so i con­fi­ni di ter­ri­to­ri in cui la sua vita o la sua liber­tà sareb­be­ro minac­cia­te a moti­vo del­la sua raz­za, del­la sua reli­gio­ne, del­la sua cit­ta­di­nan­za, del­la sua appar­te­nen­za a un grup­po socia­le o del­le sue opi­nio­ni poli­ti­che.” E’ il prin­ci­pio di non refou­le­ment che vie­ta di respin­ge­re, col­let­ti­va­men­te od indi­vi­dual­men­te, i migran­ti ver­so pae­si insi­cu­ri (come la Libia, che non ha mai rati­fi­ca­to la Con­ven­zio­ne di Gine­vra e sul cui ter­ri­to­rio sono pre­sen­ti cam­pi di con­cen­tra­men­to dove le per­so­ne ven­go­no tor­tu­ra­te, stu­pra­te, sot­to­po­ste a trat­ta­men­ti disu­ma­ni e degradanti).

  1. L’art. 2 del Testo Uni­co Immi­gra­zio­ne (D.Lgs. 286/98) pre­ve­de che Allo stra­nie­ro comun­que pre­sen­te alla fron­tie­ra o nel ter­ri­to­rio del­lo Sta­to sono rico­no­sciu­ti i dirit­ti fon­da­men­ta­li del­la per­so­na uma­na pre­vi­sti dal­le nor­me di dirit­to inter­no, dal­le con­ven­zio­ni inter­na­zio­na­li in vigo­re e dai prin­cì­pi di dirit­to inter­na­zio­na­le gene­ral­men­te rico­no­sciu­ti” In un avver­bio (“comun­que”) è rac­chiu­sa tut­ta la bel­lez­za del dirit­to uma­ni­ta­rio ita­lia­no: che si trat­ti di ingres­so rego­la­re o irre­go­la­re, di migra­zio­ne eco­no­mi­ca o per richie­sta di asi­lo, allo stra­nie­ro comun­que pre­sen­te alla fron­tie­ra sono rico­no­sciu­ti i dirit­ti fon­da­men­ta­li del­la per­so­na uma­na: di nuo­vo, sbar­ca­re i migran­ti (in par­ti­co­la­re, mino­ri e sog­get­ti vul­ne­ra­bi­li) pro­stra­ti dal nau­fra­gio e affa­ti­ca­ti da una lun­ga navi­ga­zio­ne è un pre­ci­so obbli­go giu­ri­di­co, non una facol­tà discre­zio­nal­men­te opi­na­bi­le del mini­stro di turno.

  1. L’art. 19 del Testo Uni­co Immi­gra­zio­ne (D.Lgs. 286/98) sta­bi­li­sce che In nes­sun caso può dispor­si l’e­spul­sio­ne o il respin­gi­men­to ver­so uno Sta­to in cui lo stra­nie­ro pos­sa esse­re ogget­to di per­se­cu­zio­ne per moti­vi di raz­za, di ses­so, di lin­gua, di cit­ta­di­nan­za, di reli­gio­ne, di opi­nio­ni poli­ti­che, di con­di­zio­ni per­so­na­li o socia­li, ovve­ro pos­sa rischia­re di esse­re rin­via­to ver­so un altro Sta­to nel qua­le non sia pro­tet­to dal­la per­se­cu­zio­ne. Non sono ammes­si il respin­gi­men­to o l’e­spul­sio­ne o l’e­stra­di­zio­ne di una per­so­na ver­so uno Sta­to qua­lo­ra esi­sta­no fon­da­ti moti­vi di rite­ne­re che essa rischi di esse­re sot­to­po­sta a tor­tu­ra. Nel­la valu­ta­zio­ne di tali moti­vi si tie­ne con­to anche del­l’e­si­sten­za, in tale Sta­to, di vio­la­zio­ni siste­ma­ti­che e gra­vi di dirit­ti uma­ni. In nes­sun caso può dispor­si il respin­gi­men­to alla fron­tie­ra di mino­ri stra­nie­ri non accom­pa­gna­ti.” Non ser­ve aggiun­ge­re altro.

  1. Par­ti­co­la­re atten­zio­ne, per leg­ge (art. 17 D.Lgs. 142/2015, Attua­zio­ne del­la diret­ti­va 2013/33/UE recan­te nor­me rela­ti­ve all’ac­co­glien­za dei richie­den­ti pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le, non­ché del­la diret­ti­va 2013/32/UE, recan­te pro­ce­du­re comu­ni ai fini del rico­no­sci­men­to e del­la revo­ca del­lo sta­tus di pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le.) dove­va esse­re assi­cu­ra­ta a quei migran­ti pre­sen­ti sul­la Diciot­ti por­ta­tri­ci di esi­gen­ze par­ti­co­la­ri o vul­ne­ra­bi­li qua­li i mino­ri, i mino­ri non accom­pa­gna­ti, i disa­bi­li, gli anzia­ni, le don­ne in sta­to di gra­vi­dan­za, i geni­to­ri sin­go­li con figli mino­ri, le vit­ti­me del­la trat­ta di esse­ri uma­ni, le per­so­ne affet­te da gra­vi malat­tie o da distur­bi men­ta­li, le per­so­ne per le qua­li è sta­to accer­ta­to che han­no subi­to tor­tu­re, stu­pri o altre gra­vi for­me di vio­len­za psi­co­lo­gi­ca, fisi­ca o ses­sua­le o lega­ta all’o­rien­ta­men­to ses­sua­le o all’i­den­ti­tà di gene­re, le vit­ti­me di muti­la­zio­ni geni­ta­li. Tute­le con­cre­ta­men­te espe­ri­bi­li solo a sbar­co avve­nu­to, per cui impe­di­re o ritar­da­re lo sbar­co ha com­por­ta­to la nega­zio­ne o il ritar­do di assi­sten­za e cure per sog­get­ti che per leg­ge devo­no rice­ve­re atten­zio­ne prioritaria.

  1. L’art. 3 com­ma 1 del­la Con­ven­zio­ne di New York del 20/11/1989 sui dirit­ti del fan­ciul­lo sta­bi­li­sce che In tut­te le deci­sio­ni rela­ti­ve ai fan­ciul­li, di com­pe­ten­za del­le isti­tu­zio­ni pub­bli­che o pri­va­te di assi­sten­za socia­le, dei tri­bu­na­li, del­le auto­ri­tà ammi­ni­stra­ti­ve o degli orga­ni legi­sla­ti­vi, l’in­te­res­se supe­rio­re del fan­ciul­lo deve esse­re una con­si­de­ra­zio­ne pre­mi­nen­te. Gli Sta­ti par­ti si impe­gna­no ad assi­cu­ra­re al fan­ciul­lo la pro­te­zio­ne e le cure neces­sa­rie al suo benes­se­re, in con­si­de­ra­zio­ne dei dirit­ti e dei dove­ri dei suoi geni­to­ri, dei suoi tuto­ri o di altre per­so­ne che han­no la sua respon­sa­bi­li­tà lega­le, e a tal fine essi adot­ta­no tut­ti i prov­ve­di­men­ti legi­sla­ti­vi e ammi­ni­stra­ti­vi appro­pria­ti. Gli Sta­ti par­ti vigi­la­no affin­ché il fun­zio­na­men­to del­le isti­tu­zio­ni, ser­vi­zi e isti­tu­ti che han­no la respon­sa­bi­li­tà dei fan­ciul­li e che prov­ve­do­no alla loro pro­te­zio­ne sia con­for­me alle nor­me sta­bi­li­te dal­le auto­ri­tà com­pe­ten­ti in par­ti­co­la­re nel­l’am­bi­to del­la sicu­rez­za e del­la salu­te e per quan­to riguar­da il nume­ro e la com­pe­ten­za del loro per­so­na­le non­ché l’e­si­sten­za di un ade­gua­to controllo.”

  1. Non a caso e nien­te affat­to impro­pria­men­te, il Tri­bu­na­le di Cata­nia – Sezio­ne Rea­ti Mini­ste­ria­li con­te­sta l’ag­gra­van­te di ave­re com­mes­so il fat­to “anche in dan­no di sog­get­ti mino­ri di età.” come pre­ve­de l’art. 605 com­ma 3 c.p.Se il fat­to di cui al pri­mo com­ma è com­mes­so in dan­no di un mino­re, si appli­ca la pena del­la reclu­sio­ne da tre a dodi­ci anni.

  1. La Leg­ge 47/2017 recan­te Dispo­si­zio­ni in mate­ria di misu­re di pro­te­zio­ne dei mino­ri stra­nie­ri non accom­pa­gna­ti” pre­ve­de il dirit­to dei mino­ri di esse­re accol­ti in strut­tu­re ido­nee e di otte­ne­re un per­mes­so di sog­gior­no per mino­re età ma “lo sbar­co dei 29 mino­ri veni­va auto­riz­za­to dal Mini­stro Sen. Sal­vi­ni, attra­ver­so la nota “cate­na di coman­do”, sola­men­te la sera del 22 ago­sto e solo dopo l’in­ter­ven­to del­la Pro­cu­ra del­la Repub­bli­ca per i Mino­ren­ni di Cata­nia che, con nota del 21 ago­sto indi­riz­za­ta al Dipar­ti­men­to per le Liber­tà Civi­li e per l’Im­mi­gra­zio­ne, ave­va inti­ma­to l’im­me­dia­to sbar­co dei mino­ri non accom­pa­gna­ti pre­sen­ti a bor­do.” (Rela­zio­ne del Tri­bu­na­le di Cata­nia, Sezio­ne Rea­ti Ministeriali).

  1. La Con­ven­zio­ne inter­na­zio­na­le sul­la ricer­ca e il sal­va­tag­gio marit­ti­mo (Con­ven­zio­ne di Ambur­go del 27 apri­le 1979, cd. Con­ven­zio­ne SAR) chia­ri­sce che “Le Par­ti si assi­cu­ra­no che ven­ga for­ni­ta assi­sten­za ad ogni per­so­na in peri­co­lo in mare. Esse fan­no ciò sen­za tener con­to del­la nazio­na­li­tà o del­lo sta­tu­to di det­ta per­so­na, né del­le cir­co­stan­ze nel­le qua­li è sta­ta trovata.”

  1. Hybris è una paro­la gre­ca anti­ca che signi­fi­ca tra­co­tan­za, pre­sun­zio­ne, pre­va­ri­ca­zio­ne: com­met­te hybris chi si pone con­sa­pe­vol­men­te al di sopra del­la leg­ge e riven­di­ca per se stes­so uno sta­tu­to di immu­ni­tà (che in que­sto caso è anche parlamentare).

Tut­ti que­sti pro­fi­li ed ognu­no di essi pos­so­no esse­re com­pen­dia­ti in quel­la par­te del­la Rela­zio­ne che san­ci­sce la ricon­du­ci­bi­li­tà del­l’o­mes­sa indi­ca­zio­ne del POS (pla­ce of safe­ty, por­to sicu­ro più vici­no) e del cor­re­la­to divie­to di sbar­co ad una pre­ci­sa diret­ti­va del Mini­stro del­l’In­ter­no: “La cir­co­stan­za che die­tro la deci­sio­ne del Dipar­ti­men­to per le Liber­tà Civi­li e per l’Im­mi­gra­zio­ne di non esi­ta­re tem­pe­sti­va­men­te la richie­sta di indi­ca­zio­ne di POS avan­za­ta in data 17 ago­sto da MRCC Roma vi sia sta­ta la pre­ci­sa volon­tà del Mini­stro del­l’In­ter­no risul­ta desu­mi­bi­le con cer­tez­za, oltre che dal­le nume­ro­se ester­na­zio­ni del Mini­stro stes­so agli orga­ni di stam­pa nei gior­ni ante­ce­den­ti e sus­se­guen­ti l’or­meg­gio del­la nave “U. Diciot­ti” nel por­to di Cata­nia, anche dal­le dichia­ra­zio­ni rese dai mas­si­mi ver­ti­ci ammi­ni­stra­ti­vi pre­po­sti al coman­do del­le strut­tu­re inter­ne del Mini­ste­ro del­l’In­ter­no inve­sti­te del­la que­stio­ne.

Un pro­ces­so avreb­be potu­to accer­ta­re (ed in ipo­te­si per­si­no, even­tual­men­te esclu­de­re) tale gra­vis­si­ma respon­sa­bi­li­tà ma oggi il Sena­to ha sospe­so in Ita­lia lo sta­to di dirit­to ed ha gra­zia­to un Mini­stro diciot­ti vol­te colpevole.

Andrea Mae­stri, avvo­ca­to per i dirit­ti umani

mem­bro del­la segre­te­ria nazio­na­le di Possibile

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