In questo momento in cui si sta discutendo di un lockdown generale o di un restringimento delle zone gialle a favore di quelle arancioni o rosse, sosteniamo convintamente l’appello che poche ore fa la dottoressa Antonella Viola, insieme ad altri scienziati (immunologi, pediatri e infettivologi) ha inviato al Governo per chiedere che, rispetto alla chiusura delle scuole, venga fortemente tenuta in considerazione la salute in termini globali dei più piccoli e dei più giovani.
I dati contenuti nell’appello sono sconvolgenti e rispecchiano le conseguenze del lockdown che noi insegnanti abbiamo potuto constatare al rientro a settembre: ragazze e ragazzi disabituati alla relazione, allo scambio, anche al conflitto, bambine e bambini regrediti negli apprendimenti e nei tempi d’attenzione, piccole persone tristi, smarrite, disabituate a fare le cose insieme, senza riferimenti sul loro futuro.
Ai numeri dei contagi nelle scuole (che poi non li abbiamo, e dovremmo dirlo che non li abbiamo e che sarebbe tanto utile averli) vanno affiancati questi: “In uno studio nazionale effettuato durante il primo lockdown su 2.064 adolescenti di età compresa tra 11 e 19 anni abbiamo dimostrato che il 58,5% dichiarava una sensazione di tristezza che si associava a crisi di pianto (nel 31% dei casi) e ad agitazione (nel 48%) come conseguenza della chiusura delle scuole, con il 52,4% dei ragazzi che riferivano disturbi alimentari e il 44,3% che presentavano disturbi del sonno” sottolinea Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria dell’Universita’ di Parma e consulente dell’Oms.
L’impatto sociale che deriva dalla chiusura delle scuole, poi, è altrettanto agghiacciante: lo stesso studio riporta che “in Italia nel 2019 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) vivevano in condizioni di povertà assoluta. Si stima che in conseguenza della pandemia questo dato sia cresciuto di un milione di bambini”.
Quando parliamo di salute non possiamo tenere conto solo di quella fisica, come se la persona finisse lì e non ci fosse invece un virus altrettanto pericoloso che sta minando silenziosamente l’equilibrio emotivo e psicologico dei più giovani, soprattutto dei piccolissimi di cui, adesso come a marzo, non si parla mai.
Hanno, abbiamo bisogno di aiuto e sostegno e crediamo che gli sportelli psicologici negli istituti scolastici vadano potenziati, in questo momento.
Lo abbiamo visto chiaramente, da marzo, quanto la Didattica a distanza accentui le diseguaglianze, in un Paese in cui ancora oggi oltre 6 milioni di famiglie non hanno internet e la dispersione scolastica in alcune regioni supera abbondantemente il 20 %.
Noi non siamo medici, siamo insegnanti e abbiamo ogni giorno sotto gli occhi l’evidenza di questi dati, di cui la politica deve assolutamente farsi carico; vi imploriamo di ascoltare la nostra voce, perché un danno alla salute è già in atto ed è un danno a lungo termine. Occorre intervenire ora per frenare questa deriva e per porre le condizioni perché anche quei dati invertano la curva.
Eulalia Grillo per il Comitato Scuola di Possibile