In questi tempi travagliati di esodi biblici, di migrazioni dolorose, di fughe da guerre e condizioni di povertà estrema Andrea Orlando, ministro della Giustizia con portafoglio ma senza laurea, annuncia un decreto legge che cancella l’appello per i richiedenti asilo. Lo fa, non a caso, nel bel mezzo della canicola estiva, a cavallo di ferragosto, quando si presume che il popolo non se ne accorga.
D’ora in poi, il richiedente la protezione internazionale che dovesse vedersi respinta la domanda, non potrà più appellare la sentenza di primo grado che gli nega l’asilo: dopo il diniego della Commissione Territoriale (decisione amministrativa), il giudice potrà presentare ricorso solo in primo ed unico grado e in caso di rigetto del ricorso il migrante sarà espulso dal territorio nazionale.
Ma siccome togliere un grado di giudizio in materia di diritti fondamentali della persona umana sembrava troppo poco, per chiarire meglio che ai migranti è riservata una giustizia di “serie b”, l’Orlando furioso si è accanito anche contro il principio — sacro — del contraddittorio: il ricorrente non sarà ascoltato dal giudice che deve decidere il suo caso, non ci sarà più alcuna udienza, perché il giudice potrà acquisire nientepopodimenoché la videoregistrazione dell’audizione svolta dal richiedente asilo davanti alla Commissione.
Si tratta di una pagina nera, nerissima: altro non è che apartheid giudiziaria che disvela, se ce ne fosse ancora bisogno, il grande bluff del governo sul tema dell’immigrazione e dei diritti umani.
Infatti, nonostante i tweet e le slides, la legge sulla cittadinanza (il cosiddetto ius soli, molto ma molto temperato, perché lega il diritto alla cittadinanza dei figli di migranti stranieri nati in Italia al permesso di soggiorno di lungo periodo dei genitori e quindi alla loro capacità di reddito), dopo la roboante approvazione alla Camera, giace tristemente in qualche oscuro andito del Senato: prima che diventi un museo o un dopolavoro per consiglieri regionali o sindaci con tanto tempo libero, speriamo che la salma del progetto di legge venga riesumata.
Per non parlare del bonus cultura da 500 euro riservato dal Governo ai neodiciottenni italiani (con una discriminazione irragionevole e odiosa, tanto più se doveva servire a combattere il radicalismo e l’integralismo con la cultura) ed esteso ai ragazzi di origine straniera solo dopo la denuncia nostra, delle associazioni e persino della CEI.
Per essere, come sempre, coerenti nel pensiero e molto concreti nell’azione politica, assumeremo, nell’ordine, le seguenti iniziative:
- pregiudiziale di costituzionalità;
- mozione di sfiducia al Ministro;
- ostruzionismo parlamentare a oltranza;
- emendamenti;
- proposta di legge alternativa.