[vc_row][vc_column][vc_column_text]Da giorni sto leggendo di questa famiglia di 11 figli e della loro mamma che pensa già ai prossimi. Se lo faccia per fede neocatecumenale o per amore di famiglie numerose lo ignoro, non mi sono documentata e non mi interessa. E se insieme al marito riescono a crescere ed assistere tutti i figli, se sono felici loro ed è felice lei, anche io sono felice per loro.
Quello che non tollero è che venga presa a esempio, come modello di donna realizzata e generosa perché genera un figlio all’anno.
Sono stanca dei messaggi sempre meno subliminali che continuano a propinarci che vedono nel binomio donna-mamma il modello di donna su cui plasmare la considerazione sociale, secondo il quale tutto il resto è una copia sbiadita o non completa. Da biasimare o compatire a seconda delle occasioni.
Sono stanca degli sguardi di riprovazione quando una donna dice che non vuole figli e sta bene così. Quando dice che ha abortito e sta bene così. Quando ritiene la sua carriera e la sua realizzazione importante quanto la famiglia e a volte anche più importante.
E sono stanca di questo continuo banalizzare e usare strumentalmente le questioni che riguardano la famiglia e il calo della natalità.
Sono donna e mamma. Sono cresciuta con l’idea di avere una famiglia enorme e una spiccata inclinazione alla maternità. Cosa in parte vera, ma che ha poi cozzato con la realtà. Ho fatto due figli e mille lavori. Ho visto che gli uomini erano più pagati di me. Sempre. Ho visto donne felici e donne infelici, amiche violate e picchiate. Ho visto mamme angosciate. Non è questione di numeri, è questione di qualità della vita. E anche di tanta solitudine. Perché la maternità non è sempre la favola che ti raccontano, può essere feroce e distruttiva. E quasi mai il sostegno è adeguato. Non siamo forni, non siamo ancelle, ci saremmo anche rotte l’anima di tutto questo paternalismo, di statistiche da Guinness dei primati (e i primati sappiamo chi sono) che nascondono i numeri veri, della quotidianità, del lavoro, della fatica.
Dovrebbero essere tutti femministi, non sessisti, o spiegazionisti, per dire così, di come dovremmo vivere noi, quanti figli fare, come vestirci, in quale stanza della casa stare, comprese quelle case chiuse che per qualcuno sono un modello, per me un’aberrazione. Bisogna liberare le persone, le donne, prima di tutto. Tutto il resto è un disegno che conosciamo già, perché ha imperato per migliaia di anni. Anche basta.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]