Dovrebbero essere tutti femministi

Dovrebbero essere tutti femministi, non sessisti, o spiegazionisti, per dire così, di come dovremmo vivere noi, quanti figli fare, come vestirci, in quale stanza della casa stare, comprese quelle case chiuse che per qualcuno sono un modello, per me un’aberrazione. Bisogna liberare le persone, le donne, prima di tutto. Tutto il resto è un disegno che conosciamo già, perché ha imperato per migliaia di anni. Anche basta.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Da gior­ni sto leg­gen­do di que­sta fami­glia di 11 figli e del­la loro mam­ma che pen­sa già ai pros­si­mi. Se lo fac­cia per fede neo­ca­te­cu­me­na­le o per amo­re di fami­glie nume­ro­se lo igno­ro, non mi sono docu­men­ta­ta e non mi inte­res­sa. E se insie­me al mari­to rie­sco­no a cre­sce­re ed assi­ste­re tut­ti i figli, se sono feli­ci loro ed è feli­ce lei, anche io sono feli­ce per loro.

Quel­lo che non tol­le­ro è che ven­ga pre­sa a esem­pio, come model­lo di don­na rea­liz­za­ta e gene­ro­sa per­ché gene­ra un figlio all’anno.

Sono stan­ca dei mes­sag­gi sem­pre meno subli­mi­na­li che con­ti­nua­no a pro­pi­nar­ci che vedo­no nel bino­mio don­na-mam­ma il model­lo di don­na su cui pla­sma­re la con­si­de­ra­zio­ne socia­le, secon­do il qua­le tut­to il resto è una copia sbia­di­ta o non com­ple­ta. Da bia­si­ma­re o com­pa­ti­re a secon­da del­le occasioni.

Sono stan­ca degli sguar­di di ripro­va­zio­ne quan­do una don­na dice che non vuo­le figli e sta bene così. Quan­do dice che ha abor­ti­to e sta bene così. Quan­do ritie­ne la sua car­rie­ra e la sua rea­liz­za­zio­ne impor­tan­te quan­to la fami­glia e a vol­te anche più importante.

E sono stan­ca di que­sto con­ti­nuo bana­liz­za­re e usa­re stru­men­tal­men­te le que­stio­ni che riguar­da­no la fami­glia e il calo del­la nata­li­tà.

Sono don­na e mam­ma. Sono cre­sciu­ta con l’idea di ave­re una fami­glia enor­me e una spic­ca­ta incli­na­zio­ne alla mater­ni­tà. Cosa in par­te vera, ma che ha poi coz­za­to con la real­tà. Ho fat­to due figli e mil­le lavo­ri. Ho visto che gli uomi­ni era­no più paga­ti di me. Sem­pre. Ho visto don­ne feli­ci e don­ne infe­li­ci, ami­che vio­la­te e pic­chia­te. Ho visto mam­me ango­scia­te. Non è que­stio­ne di nume­ri, è que­stio­ne di qua­li­tà del­la vita. E anche di tan­ta soli­tu­di­ne. Per­ché la mater­ni­tà non è sem­pre la favo­la che ti rac­con­ta­no, può esse­re fero­ce e distrut­ti­va. E qua­si mai il soste­gno è ade­gua­to. Non sia­mo for­ni, non sia­mo ancel­le, ci sarem­mo anche rot­te l’anima di tut­to que­sto pater­na­li­smo, di sta­ti­sti­che da Guin­ness dei pri­ma­ti (e i pri­ma­ti sap­pia­mo chi sono) che nascon­do­no i nume­ri veri, del­la quo­ti­dia­ni­tà, del lavo­ro, del­la fatica.

Dovreb­be­ro esse­re tut­ti fem­mi­ni­sti, non ses­si­sti, o spie­ga­zio­ni­sti, per dire così, di come dovrem­mo vive­re noi, quan­ti figli fare, come vestir­ci, in qua­le stan­za del­la casa sta­re, com­pre­se quel­le case chiu­se che per qual­cu­no sono un model­lo, per me un’aberrazione. Biso­gna libe­ra­re le per­so­ne, le don­ne, pri­ma di tut­to. Tut­to il resto è un dise­gno che cono­scia­mo già, per­ché ha impe­ra­to per miglia­ia di anni. Anche basta.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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