E’ sempre colpa del buonismo: la storia dei “boat people”

Schermata 2015-10-15 alle 09.51.34La que­stio­ne migra­to­ria «non si risol­ve col buo­ni­smo, acco­glien­do­ne uno nel mio bilo­ca­le», ha det­to ieri Mat­teo Ren­zi alla Camera.

Qua­ran­ta anni fa diver­si capi di Sta­to e di Gover­no non avreb­be­ro det­to così. Era­no quel­li gli anni in cui alcu­ni pae­si occi­den­ta­li cer­ca­ro­no di gesti­re una del­le pri­me cri­si uma­ni­ta­rie che ebbe risal­to media­ti­co adot­tan­do solu­zio­ni non spe­ri­men­ta­te pri­ma, e che ebbe­ro suc­ces­so. Si trat­ta di solu­zio­ni che sono sta­te dimen­ti­ca­te, che tan­ti di noi non cono­sco­no, e che rac­con­tia­mo per dimo­stra­re come un’altra stra­da non sia solo pos­si­bi­le, ma per­si­no già pra­ti­ca­ta.

Que­sta sto­ria comin­cia in Viet­nam, nel 1976, quan­do sul­le mace­rie del­la guer­ra il Viet­nam del nord inva­se il Viet­nam del sud, per­se­gui­tan­do per moti­vi poli­ti­ci nume­ro­se per­so­ne, rite­nu­te non suf­fi­cien­te­men­te con­for­mi rispet­to al regi­me comu­ni­sta, cau­san­do­ne la fuga. Era­no i cosid­det­ti “boat peo­ple”, chia­ma­ti così per­ché le bar­che era­no il loro uni­co mez­zo, e il mare l’unico oriz­zon­te nel qua­le rifu­giar­si. Nel­la pri­ma­ve­ra del 1975 furo­no 130.000 le per­so­ne che cer­ca­ro­no – in diver­si modi – di abban­do­na­re il Vietnam.

Le imma­gi­ni dei “boat peo­ple” entra­ro­no nel­le case degli occi­den­ta­li e susci­ta­ro­no rispo­ste che oggi defi­ni­rem­mo di ricer­ca e sal­va­tag­gio (come Mare Nostrum, per capir­ci), tan­to che il gover­no ita­lia­no inviò due incro­cia­to­ri e una nave-appog­gio nel­la regio­ne, por­tan­do in sal­vo 891 persone.

Non fum­mo i soli a pren­de­re ini­zia­ti­ve, anzi. Nel 1979, quan­do la cri­si rag­giun­se il suo cul­mi­ne («nel 1978 il Viet­nam comin­ciò ad espel­le­re 745.000 per­so­ne di ori­gi­ni cine­si», scri­ve Cbc.ca), anche il gover­no Cana­de­se inviò del pro­prio per­so­na­le in soc­cor­so dei rifu­gia­ti «piut­to­sto che aspet­ta­re che i rifu­gia­ti stes­si arri­vas­se­ro in Cana­da». Le paro­le sono di Adrien­ne Clark­son, nata ad Hong Kong nel 1939 e arri­va­ta in Cana­da nel 1942, anch’essa come pro­fu­go di guer­ra, che poi ha rico­per­to il ruo­lo di Gover­na­to­re gene­ra­le del Cana­da, la pri­ma di ori­gi­ni stra­nie­re, dal 1999 al 2005. «Il nostro per­so­na­le lavo­rò per ven­ti ore al gior­no – pro­se­gue Adrien­ne Clark­son – in cal­di e umi­di cam­pi per rifu­gia­ti nel sude­st asia­ti­co. Iden­ti­fi­ca­ro­no, sele­zio­na­ro­no e accet­ta­ro­no 60.000 rifu­gia­ti in loco. Poi li imbar­ca­ro­no su 181 voli char­ter, paga­ti dal gover­no cana­de­se, e li por­ta­ro­no pres­so le basi mili­ta­ri di Edmon­ton e Mon­treal. Qui furo­no rice­vu­ti, e rice­vet­te­ro infor­ma­zio­ni e docu­men­ti, per poi esse­re accom­pa­gna­ti in tut­to il Pae­se ver­so grup­pi di cana­de­si offer­ti­si per por­ta­re i bam­bi­ni a scuo­la, aiu­ta­re i geni­to­ri a tro­va­re lavo­ro, tro­va­re una siste­ma­zio­ne abi­ta­ti­va […] Que­sto deve suc­ce­de­re anco­ra – con­clu­de Adrien­ne Clark­son -: Piut­to­sto che aspet­ta­re che le per­so­ne met­ta­no a rischio le pro­prie vite facen­do viag­gi peri­co­lo­si su imbar­ca­zio­ni di for­tu­na, l’uni­ca solu­zio­ne è anda­re diret­ta­men­te sul cam­po, nel­le zone di cri­si».

Nell’ottobre del 1978, la nave Hai Hong lascio il Viet­nam con a bor­do 2.500 rifu­gia­ti. Il 9 novem­bre arri­vò sul­le coste del­la Male­sia, che non le die­de il per­mes­so di attrac­ca­re (se que­sta sto­ria vi ricor­da qual­co­sa, sap­pia­te che lo ha ricor­da­to anche a noi) atti­ran­do l’attenzione dell’opinione pub­bli­ca mon­dia­le. Il Cana­da deci­se di acco­glie­re 604 per­so­ne a bor­do del­la Hai Hong, attra­ver­so un pro­ces­so di “sele­zio­ne” avve­nu­ta sul luo­go. Ian Hamil­ton, a capo degli uffi­ci immi­gra­zio­ne cana­de­si per Tai­lan­dia, Male­sia, Indo­ne­sia e Bir­ma­nia rac­con­ta che i cri­te­ri con i qua­li la “sele­zio­ne” fu ope­ra­ta furo­no inter­pre­ta­ti in manie­ra mol­to “libe­ra”, accet­tan­do più per­so­ne pos­si­bi­li. Dall’agosto del 1977 all’agosto del 1979 Ian Hamil­ton, insie­me al ven­ti­duen­ne neo­lau­rea­to Scott Mul­lin, inter­vi­sta­ro­no miglia­ia di rifu­gia­ti. I cri­te­ri di sele­zio­ne riguar­da­va­no la cono­scen­za del­la lin­gua ingle­se o fran­ce­se, lega­mi di paren­te­la con per­so­ne resi­den­ti già sul suo­lo cana­de­se, la pro­fes­sio­ne o l’impiego. E’ così che il Cana­da tra il 1979 e il 1980 accet­tò 60.000 rifu­gia­ti.

Anche la legi­sla­zio­ne in mate­ria migra­to­ria fu aggior­na­ta, in que­gli anni. Nel 1978 entrò in vigo­re un nuo­vo “Cana­dian Immi­gra­tion Act”, che disci­pli­na­va lo sta­tus di “rifu­gia­to”. Nel luglio del 1979 fu inol­tre intro­dot­ta un’innovazione, chia­ma­ta “mat­ching for­mu­la”, fon­da­ta su un con­cet­to mol­to sem­pli­ce: il gover­no avreb­be pre­so in cari­co un rifu­gia­to per cia­scun rifu­gia­to pre­so in cari­co da grup­pi pri­va­ti di cit­ta­di­ni: Chie­se, socie­tà, o sem­pli­ce­men­te grup­pi di alme­no cin­que per­so­ne si atti­va­ro­no (si par­la di 7.000 “grup­pi”), con­tri­buen­do ad innal­za­re la quo­ta di rifu­gia­ti ospi­ta­ti in Cana­da. Le sti­me par­la­no di 26.000 rifu­gia­ti assi­sti­ti dal gover­no e 34.000 accol­ti pri­va­ta­men­te (per la serie “ospi­ta­li a casa tua”). Tra le ini­zia­ti­ve più effi­ca­ci da que­sto pun­to di vista ci fu sicu­ra­men­te la cosid­det­ta “Ope­ra­zio­ne Lifeline”.

Tra le per­so­ne che si atti­va­ro­no con que­sto spi­ri­to ma in un altro con­te­sto ci fu Jac­ques Chi­rac, che nel 1979 era sin­da­co di Pari­gi, e che in quel­lo stes­so anno accol­se all’aeroporto Anh Dao Tra­xel, in fuga dal Viet­nam. I coniu­gi Chi­rac la ospi­ta­ro­no per alcu­ni anni, trat­tan­do­la di fat­to come una figlia.

Sem­pre per la serie «ospi­ta­li a casa tua», o per la serie «que­sti pro­ble­mi non si risol­vo­no col buo­ni­smo», espres­sio­ne (“buo­ni­smo”) ora­mai entra­ta a pie­no tito­lo nell’antologia di tweet gover­na­ti­vi.

Ste­fa­no Catone

Eri­ka Capasso

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Possibile sostiene Coopla Green. Fallo anche tu.

Pri­ma l’a­zien­da si chia­ma­va Man­fre­pla­st e pro­du­ce­va sto­vi­glie in pla­sti­ca monou­so. Ope­ra­ie e ope­rai licen­zia­ti voglio­no ricon­ver­ti­re l’azienda nel­la pro­du­zio­ne di posa­te com­po­sta­bi­li uti­liz­zan­do solo ener­gie rinnovabili.

Han­no biso­gno del soste­gno di tut­te e tut­ti noi. Noi abbia­mo fat­to la nostra par­te, ma chie­dia­mo anche a te di fare un pic­co­lo sforzo.