Halloween è la ricorrenza in cui è normale essere circondati da cose che fanno paura: vampiri, streghe, fantasmi, zombi, e tutte le altre creature mostruose e misteriose a cui riusciamo a pensare si danno appuntamento in questa giornata. Spuntano dalle vetrine, dai cartelloni pubblicitari, dai film in programmazione, dalle serate a tema, ci guardano persino dallo specchio se abbiamo deciso di metterci in costume.
Ma, una volta passato Halloween, quali sono le cose che ci fanno davvero paura? Che sono intorno a noi anche negli altri 364 giorni e di cui sembriamo non riuscire a liberarci, nonostante gli sforzi fatti (o proprio per via di quelli che non si fanno)? Quali sono quelle ombre che minacciano la nostra libertà e la nostra uguaglianza e che, come dice la nostra Costituzione, è compito della Repubblica rimuovere?
Abbiamo cominciato a rispondere a questa domanda, che rivolgiamo anche a voi. Che cos’è che vi fa davvero paura?
Nei prossimi giorni pubblicheremo le vostre “cose spaventose” e le risposte che la politica può e deve dare.
E A TE, COSA FA DAVVERO PAURA?
L’EMERGENZA CLIMATICA
Il gigante addormentato del ciclo del carbonio si sta svegliando.
Con il riscaldamento globale spinto dall’aumento di gas serra come la CO2 prodotta dalla combustione degli idrocarburi e del carbone, assistiamo ogni giorno al il ritiro dei ghiacci.
Non sta solo aumentando il livello dei mari, ma aumenta anche la temperatura del suolo ghiacciato artico, il permafrost. Nel permafrost sono imprigionate tonnellate di metano (si stimano almeno 1400 gigatonnellate), un gas serra 60 volte più potente della CO2. La liberazione del metano in atmosfera dallo scioglimento del permafrost, che si somma alle immissioni derivanti dalle inefficienze dei sistemi di estrazione del gas naturale, produrrà una brusca accelerazione dell’effetto serra e il comportamento del clima diverrà imprevedibile.
Nei prossimi decenni gli effetti a catena della combustione sfrenata di fonti fossili spingeranno decine di milioni di persone a lasciare la loro terra, che sarà divenuta inabitabile per inondazioni, fenomeni meteorologici violenti o siccità. Altro che streghe!
Chiara Bertogalli
LE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Paura: Stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo.
Prima o poi tutti siamo andati nel panico per qualcosa; un intervento chirurgico, l’esame di maturità, le conseguenze di qualche cattiva azione quando eravamo piccoli.
Provate ad immaginare di aver timore di qualcosa che vada a condizionare regolarmente lo svolgersi della vita stessa, pensate di non poter seguire l’istinto, mai, perché ogni giornata, ogni spostamento, uscita a cena o acquisto in un negozio deve necessariamente essere pianificato, studiato e ponderato.
Sembra un vecchio episodio di “Ai Confini della Realtà”, vero?
Invece è la quotidianità per le persone con disabilità motorie.
Quella che ti fa temere di non poter più rientrare in casa perché l’ultimo bus non è accessibile, quella che ti fa rinunciare a farti un giro in centro perché qualche urbanista illuminato ha deciso ripavimentare l’area pedonale con dei ciottoli che metterebbero a rischio l’incolumità tua e del mezzo su cui ti sposti o di non andare in un ufficio pubblico zeppo di scale ritardando e ritardando una qualche pratica necessaria finendo poi per dover delegare qualcuno.
Pensate di essere costretti a rinunciare — sempre — ad andare in un determinato posto perché si sa che lì la fermata dell’autobus non è a norma e non sareste in grado di scendere in modo autonomo dal marciapiede o magari perché il marciapiede non c’è proprio e salire sul mezzo sarebbe un’impresa superiore alle vostre forze.
Impossibile vivere con leggerezza, uscire e basta, dovrai sempre chiamare un numero verde per assicurarti che ascensori e montascale siano operativi, prenotare assistenze per accedere ad un treno con ore se non giorni d’anticipo, fare ricerche per immagini per capire se il ristorante dove fanno il pranzo di laurea di tuocuggino è praticabile.
E sì, ci sarà sempre lo sconosciuto volenteroso che sarà disposto a dare una mano, il gruppo di amici che cercherà di non fartelo pesare ma è così che dovrebbe essere?
Voi vorreste vivere gomito a gomito con una costante, implacabile Paura?
Alicia Ambrosini
IL GENDER GAP
Io ho paura che questioni fondamentali come gender gap e diritti delle donne restino tali solo sulla carta.
Di nuovo.
Che le donne paghino di più per questa emergenza, a partire dal diritto all’aborto che in Italia è attaccato strumentalmente con l’alibi del Covid-19.
Che poi ci parlano di diritto alla vita, ma anche su questo c’è l’abbandono più totale, con le famiglie lasciate sole in generale, e la gestione familiare ancor più difficile per chi deve affrontare situazioni legate a disabilità o patologie. E il carico, molto spesso, è ancora affare principalmente femminile.
E la violenza, che i dati ci confermano essere aumentate nel periodo marzo/giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Quanto sommerso non vediamo?
Eppure siamo ancora qua, a cianciar di cose come formazione per le donne, quando spesso rinunciano al lavoro anche se ne hanno uno, non perché siano meno brave o meno preparate, ma semplicemente perché è impossibile fare diversamente. La fotografia è impietosa: si perpetua un modello in cui gli uomini hanno il diritto naturale a una vita fuori casa, alla carriera, a non dover fare i conti con la conciliazione tra vita e lavoro.
E le nuove generazioni, i più piccoli e le più piccole, che questo vedono, cosa imparano?
Benedetta Rinaldi
I TAGLI ALL’ISTRUZIONE E ALLA RICERCA
La notte di Halloween è quella che, secondo la tradizione celtica, è posta all’esterno della dimensione temporale, in cui il velo che divide la terra dei vivi da quella dei morti si assottiglia. Nella cultura di massa è quindi legata a scheletri, morti viventi, fantasmi ed altre creature di gusto gotico che attraversano barriere che sembrano impenetrabili. Ciò che dovrebbe spaventarci però, non sono queste creature di fantasia, ma la nostra incapacità di superare le distanze temporali ed essere altrettanto sostenibili.
In una società sempre più ingiusta, in cui le università sono al servizio del mercato del lavoro, dovremmo tutti essere sostenibili come fantasmi, superando le distanze temporali e guardando qualche anno in avanti, investendo con lungimiranza in istruzione e ricerca (per intenderci, più dell’attuale 0,4% del PIL, seguendo il piano Amaldi) e dando modo, invece, alle tecnologie e agli strumenti di migliorare la vita delle persone avviando una vera cooperazione tra mondo della ricerca e mondo del lavoro.
Al contrario, continuiamo ad indossare la stessa maschera terrificante, quella del business as usual, dai cui occhi anche l’università appare un’istituzione da tagliare quando non è utile per chi se ne serve per arricchirsi.
Peccato che quella maschera sia miope, e noi avremmo così bisogno di vedere oltre, come un fantasma.
Andrea Benedetti
LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ
A fare paura sono i dati e i numeri del rapporto “State of nature in the EU – Results from reporting under the nature directives 2013–2018”, pubblicato in questi giorni dall’European Environment Agency (Eea): la biodiversità italiana è sotto assedio, ormai da troppo tempo, da continue minacce.
Il 56% degli habitat tutelati dalla Direttiva Europea sono impattati dallo sviluppo delle infrastrutture, dallo sviluppo industriale, residenziale e ricreativo. Il 52% delle specie di fauna italiana tutelate sono in uno stato di conservazione inadeguato o sfavorevole. Sono 14 gli ettari di suolo vergine che vengono persi ogni giorno.
Di sicuro con questo trend non riusciremo a rispettare gli obiettivi di conservazione previsti per il 2020. Eppure la biodiversità è fondamentale per la vita umana e per la nostra esistenza: ossigeno, materie prime, cibo, arrivano da lì.
Eppure la nostra penisola, se consideriamo le specie e gli habitat naturali, così come le bellezze artistiche e storico-architettoniche, rappresenta un vero e proprio capitale che invece di essere tutelato e salvaguardato viene quotidianamente saccheggiato.
Il processo di conservazione degli ecosistemi italiani, che sono la base della nostra sopravvivenza, deve diventare l’azione fondamentale da cui ripartire. Dobbiamo invertire il trend degli ultimi 10/15 anni.
In quest’ottica, una serie di investimenti seri in conservazione e ripristino degli ecosistemi degradati potrebbe diventare realtà tramite una quota adeguata del recovery fund, richiamando anche la nuova Strategia Europea per la Biodiversità. La crisi socio ambientale, acuita anche dalla pandemia è solo l’altra faccia della crisi biologica che stiamo vivendo: solo risolvendo entrambe potremo garantirci un futuro di prosperità.
Non possiamo più ignorare questi temi perché non abbiamo più tempo, dobbiamo agire subito!
Walter Girardi
L’OMOLESBOBITRANSFOBIA
Noi persone LGBTI+ viviamo molto, troppo, spesso nella paura. In primis è l’omolesbobitransfobia che ci fa paura e ci paralizza perché le nostre vite sono a rischio ogni giorno. Affrontiamo quotidianamente il terrore dell’odio, delle violenze e delle discriminazioni sotto lo sguardo d’accusa di persone pronte a denigrarci e accusarci per quello che siamo, perché esistiamo e amiamo. Lo fanno con noi, con i nostri compagni e compagne, con i nostri amici e le nostre famiglie, con i nostri figli e, anche, con i vostri figli.
A volte, invece, abbiamo paura addirittura di guardarci allo specchio perché il percorso che facciamo con noi stessi per capirci, scoprirci e amarci è, spesso, tutt’altro che facile o scontato. A volte pensiamo per anni di essere dei mostri mentre non siamo noi quelli sbagliati, anche se spesso ci fanno credere di esserlo. Quando ce ne rendiamo conto capiamo che i veri mostri sono altri, quelli che le maschere più terrificanti di Halloween le indossano ogni giorno facendoci credere che non saremo mai accettat* e che non avremo mai stessi diritti, libertà e soprattutto dignità.
Quando ci ribelliamo, lo facciamo perché non vogliamo più essere doppiamente vittime: dell’odio e della paura. Nelle nostre denunce ci sono le nostre storie e un grido di speranza anche per tutte e tutti coloro che ancora non hanno trovato il coraggio per dire basta ad ogni forma di violenza.
Approvare una legge contro l’omolesbobitransfobia significa riconoscere la nostra dignità di essere umani e allo stesso tempo la nostra libertà nell’essere lesbiche, gay, bisessuali, trans*, intersex e ogni sfumatura della nostra identità.
Non vogliamo più, mai più, avere paura.
Gianmarco Capogna
IL MONDO CHE STIAMO LASCIANDO AI NOSTRI FIGLI
Un genitore prova paura dal giorno in cui scopre che lo diventerà. È totalizzante: dal timore di non essere all’altezza di far fronte ai bisogni minimi di sopravvivenza del nascituro, fino a quello di crescere adulti che non saranno in grado di essere umani.
Si aggiunga la pandemia e la convinzione di non riuscire a garantire loro un presente. Bambini e bambine che hanno visto stravolgere tutto quello che abbiano mai conosciuto: asili, scuole, parchi giochi, amici, nonni, famiglie di ogni tipo e dimensione, legami, ritmi quotidiani e la sacrosanta libertà irripetibile di essere piccoli.
Perché crescere nel grigiore di un Paese che prende a mazzate lo Stato Sociale, dove si ritengono sacrificabili formazione, educazione, cura e valorizzazione delle generazioni future, significa abitare un posto che sta morendo di una morte dolorosa e neanche troppo lenta.
E se fa paura il virus, ne fa ancora di più la totale assenza di programmi e prospettive di chi ci amministra e non ci aiuta a ricordare che arriverà un domani. Che abbiamo il dovere di garantire ai piccoli un mondo migliore di questo e che lo stiamo facendo nel modo sbagliato.
Veronica Gianfaldoni
LA VIOLENZA DI GENERE
È con la paura che ci insegnano a convivere fin da quando, da bambine, veniamo educate secondo stereotipi che frenano le nostre capacità e i nostri desideri, a restare zitte e composte, ad abbassare la testa di fronte a qualunque maschio bianco eterosessuale reclami il diritto di appropriarsi delle nostre vite.
Proviamo terrore ogni volta che attraversiamo uno spazio pubblico con la consapevolezza di trasformarci in prede, e di non trovare riparo dalla violenza maschile nemmeno all’interno di quelle mura domestiche in cui vorrebbero rinchiuderci.
Siamo esposte e al tempo stesso invisibilizzate, rimosse dai libri di storia, dal linguaggio e dai luoghi di potere, rassegnate a subire dall’alto decisioni che minacciano le nostre esistenze.
Ci sentiamo inadeguate quando per ottenere dei risultati fatichiamo il doppio di un uomo e veniamo ricompensate di meno.
Ci sentiamo impaurite ogni volta che ci raccontano che nel nostro paese abbiamo raggiunto la piena uguaglianza, perché sappiamo che si stanno preparando a mettere in discussione i diritti che credevamo acquisiti e a impedirci di raggiungerne altri.
Laura Carlino
LA SCUOLA CHIUSA
Mi fa paura un Paese che come soluzione al diffondersi del contagio da Covid-19 pensi come prima cosa a chiudere le scuole anziché fare di tutto per tutelarne l’apertura e che in otto mesi di emergenza sanitaria non abbia saputo trovare soluzioni efficaci per quella educativa.
La scuola chiusa evidenzia le diseguaglianze tra chi ha di più e chi ha di meno e aumenta l’abbandono scolastico, specie in quei territori in cui il fenomeno è già presente in percentuali preoccupanti.
Non sono problemi che si risolvono solo fornendo tutti di dispositivi e connessione per usufruire della didattica a distanza, che pure è il primo passo doveroso; scuola è socialità, è comunità educante e gruppo di apprendimento, è relazione tra pari e con gli adulti, è imparare a vivere insieme.
Ci sono ragazzi e ragazze più fragili che hanno la scuola come unico riferimento e possibilità di riscatto, per sfuggire a un futuro già segnato o costruirne uno migliore.
Per questo credo che la Scuola debba rimanere aperta: per raccogliere le paure e trasformarle in opportunità.
Eulalia Grillo
L’INDIFFERENZA E LA BRUTALITÀ
La criminalizzazione della solidarietà e la brutalità degli accordi e delle politiche migratorie che dietro alla maschera del securitarismo nascondono violenze e violazioni dei diritti umani.
Lo denunciano tutte le Ong e gli operatori che lavorano sul campo, da Lesbo alla Libia, passando per gli accordi con Tunisia e Sudan, l’Italia e l’Europa continuano a stringere patti, memorandum e accordi con il solo obiettivo di aumentare i respingimenti. Questi patti non mirano solo a disincentivare le persone dal fuggire da contesti disumani e degradanti, mettendo in discussione l’effettività del diritto internazionale, ma, attraverso il processo di esternalizzazione delle frontiere, puntano a delocalizzare e spostare lontano dagli occhi il dramma dei respingimenti e dei campi profughi.
Crescono così, ai confini dell’Europa, gli spazi in cui migliaia di persone sono abbandonate all’indifferenza degli stati, dove sembra non arrivare il diritto e dove, come viene testimoniato, non arrivano acqua potabile, cure mediche e non vengono assicurate le più basilari condizioni di vita.
Veri e propri crimini contro l’umanità, tanto gli accordi che favoriscono la persistenza di queste condizioni, quanto l’indifferenza sempre più diffusa e il tentativo di allontanare dalla vista degli europei i drammi dei migranti, come se facendo finta di non vederli, ci si potesse ritenere assolti e sollevati dalle proprie responsabilità.
Emanuele Busconi