Il 22 aprile è la #GiornataMondialedellaTerra.
Mai come quest’anno un ulteriore significato si aggiunge alla giornata di sensibilizzazione della fragilità dell’ecosistema planetario: l’occasione di una ripartenza dalla pandemia, col Recovery Plan del governo, con la COP26 di Glasgow a novembre, per tornare in sintonia col nostro Pianeta.
La Transizione Ecologica dell’economia mondiale dovrà (entro il 2050) consentire l’azzeramento delle emissioni climalteranti. Per l’Italia si tratterebbe di una transizione logica visto che non abbiamo né petrolio, né carbone, né gas naturale (anche se si continuano a concedere licenze di coltivazione in mare).
I gas serra che produciamo oggi resteranno in atmosfera da 50 a 100 anni, con degli impatti tangibili da qui a fine secolo. Le azioni devono essere immediate, è questo il decennio chiave. Le armi più potenti che i cittadini possono usare per farsi sentire sono il voto e i consumi. Non vanno però sottovalutati gli esempi virtuosi, le buone pratiche che già ci sono e danno la cifra di come umanità e natura possano raggiungere un nuovo equilibrio.
Ecco perché il nostro in bocca al lupo alla Terra passa proprio attraverso la storia del lupo e degli effetti strabilianti che la sua reintroduzione ha avuto sull’ecosistema, raccontata dal nostro inviato Walter Girardi Cattaneo.
Il Progetto Life WOLFALPS però diventerà un valore se enti ed istituzioni metteranno a frutto le competenze acquisite facendole durare oltre i limiti temporali del progetto. Questo esempio di successo sta limitando al massimo il conflitto con le attività antropiche, l’obiettivo rimane eliminarlo del tutto e col tempo ci si arriverà visto che anche i pastori si stanno adattando alla presenza di questo predatore in alpeggio impiegando correttamente gli strumenti di prevenzione degli attacchi.
(*) Il lupo è una specie rigorosamente protetta in Italia secondo la Convenzione di Berna (1979) e la Direttiva Habitat dell’UE (1992) sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, che sono state recepite da specifiche leggi nazionali. L’Italia sta lavorando ad un nuovo piano di gestione nazionale per la specie dal 2015, ma non è ancora entrato in vigore. Solo a partire dal 2020 il Ministero dell’Ambiente italiano ha dato mandato all’ISPRA di realizzare il primo sistema nazionale di monitoraggio della specie.