#EarthDay2021: in bocca al lupo alla Terra

Questo esempio di successo sta limitando al massimo il conflitto con le attività antropiche, l'obiettivo rimane eliminarlo del tutto e col tempo ci si arriverà visto che anche i pastori si stanno adattando alla presenza di questo predatore in alpeggio impiegando correttamente gli strumenti di prevenzione degli attacchi.

Il 22 apri­le è la #Gior­na­ta­Mon­dia­le­del­la­Ter­ra.

Mai come que­st’an­no un ulte­rio­re signi­fi­ca­to si aggiun­ge alla gior­na­ta di sen­si­bi­liz­za­zio­ne del­la fra­gi­li­tà del­l’e­co­si­ste­ma pla­ne­ta­rio: l’oc­ca­sio­ne di una ripar­ten­za dal­la pan­de­mia, col Reco­ve­ry Plan del gover­no, con la COP26 di Gla­sgow a novem­bre, per tor­na­re in sin­to­nia col nostro Pianeta.

La Tran­si­zio­ne Eco­lo­gi­ca del­l’e­co­no­mia mon­dia­le dovrà (entro il 2050) con­sen­ti­re l’az­ze­ra­men­to del­le emis­sio­ni cli­mal­te­ran­ti. Per l’I­ta­lia si trat­te­reb­be di una tran­si­zio­ne logi­ca visto che non abbia­mo né petro­lio, né car­bo­ne, né gas natu­ra­le (anche se si con­ti­nua­no a con­ce­de­re licen­ze di col­ti­va­zio­ne in mare).

I gas ser­ra che pro­du­cia­mo oggi reste­ran­no in atmo­sfe­ra da 50 a 100 anni, con degli impat­ti tan­gi­bi­li da qui a fine seco­lo. Le azio­ni devo­no esse­re imme­dia­te, è que­sto il decen­nio chia­ve. Le armi più poten­ti che i cit­ta­di­ni pos­so­no usa­re per far­si sen­ti­re sono il voto e i con­su­mi. Non van­no però sot­to­va­lu­ta­ti gli esem­pi vir­tuo­si, le buo­ne pra­ti­che che già ci sono e dan­no la cifra di come uma­ni­tà e natu­ra pos­sa­no rag­giun­ge­re un nuo­vo equilibrio.

Ecco per­ché il nostro in boc­ca al lupo alla Ter­ra pas­sa pro­prio attra­ver­so la sto­ria del lupo e degli effet­ti stra­bi­lian­ti che la sua rein­tro­du­zio­ne ha avu­to sul­l’e­co­si­ste­ma, rac­con­ta­ta dal nostro invia­to Wal­ter Girar­di Cat­ta­neo.

Nel par­co di Yel­lo­w­sto­ne (USA) il lupo man­ca­va dal 1926 ed è sta­to rein­tro­dot­to a metà degli anni ’90. Da allo­ra gli effet­ti sul­l’e­co­si­ste­ma sono sta­ti stra­bi­lian­ti: la ridu­zio­ne degli ungu­la­ti, la cre­sci­ta di nuo­ve pian­te, nuo­ve fio­ri­tu­re e frut­ti, che han­no attrat­to nuo­vi inset­ti e gli uccel­li che di que­sti si ciba­no chiu­den­do la cate­na ali­men­ta­re. Non solo, si sono for­ma­ti diver­si habi­tat per­met­ten­do il ritor­no di ani­ma­li e ret­ti­li pri­ma assen­ti. Un ritro­va­to equ­li­brio fra pre­de e pre­da­to­ri ha dato la pos­si­bi­li­tà di pro­spe­ra­re a mol­te più spe­cie, impat­tan­do sul­l’e­co­si­ste­ma, anche sul cor­so dei fiu­mi e l’e­ro­sio­ne del suo­lo. Il lupo ha inne­sca­to una cate­na di even­ti tali da modi­fi­ca­re in un tem­po rela­ti­va­men­te bre­ve la geo­gra­fia fisi­ca del par­co più anti­co del mon­do (fon­da­to nel 1872).
 
Altret­tan­to ambi­zio­so è il pro­get­to Life WOLFALPS, il pun­to di rife­ri­men­to ed esem­pio del­le miglio­ri pra­ti­che di gestio­ne del­la popo­la­zio­ne di lupo (*) nel­le aree dove è pre­sen­te da tem­po e dove inve­ce è appe­na tor­na­to. L’a­rea di pro­get­to abbrac­cia tut­to l’ar­co alpi­no (cir­ca il 27% del­la super­fi­cie tota­le del­le Alpi). Il Pro­get­to mira al miglio­ra­men­to del­la coe­si­sten­za fra il lupo e le per­so­ne che vivo­no e lavo­ra­no nel­le Alpi con­sen­ten­do la con­ser­va­zio­ne del­la spe­cie a lun­go ter­mi­ne. I prin­ci­pa­li con­flit­ti pro­ven­go­no dal­l’in­te­ra­zio­ne fra il lupo e le atti­vi­tà di alle­va­men­to per cui è fon­da­men­ta­le insi­ste­re sul­la pre­ven­zio­ne degli attac­chi al bestia­me, sul­l’in­for­ma­zio­ne, la comu­ni­ca­zio­ne e sen­si­bi­liz­za­zio­ne del­la popo­la­zio­ne (ricor­dia­mo che il lupo è una spe­cie pro­tet­ta). ‘Appe­na’ 11mila anni fa tut­to il con­ti­nen­te euro­peo era ter­ri­to­rio di cac­cia del lupo, dove vive­va­no gli ungu­la­ti c’e­ra anche lui. Lo ster­mi­nio siste­ma­ti­co nel­le Alpi e in tut­ta l’I­ta­lia han­no lascia­to negli anni ’70 appe­na uno spa­ru­to nume­ro di bran­chi sul­l’Ap­pen­ni­no (un cen­ti­na­io di esem­pla­ri), da allo­ra c’è sta­ta una ripre­sa fino ai cir­ca 600 lupi dei pri­mi anni due­mi­la. La rico­lo­niz­za­zio­ne spon­ta­nea ha fat­to for­ma­re una nuo­va cop­pia nel 2012 in Les­si­nia (Pre­al­pi Vene­te) da un lupo del­le alpi slo­ve­ne e una lupa del­le alpi occi­den­ta­li, un fat­to mol­to rile­van­te dal pun­to di vista bio­lo­gi­co e con­ser­va­zio­ni­sti­co visto che le fan­no par­te di popo­la­zio­ni di lupi che non entra­va­no in con­tat­to fra loro da alcu­ni secoli.
Life WOLFALPS signi­fi­ca anche azio­ni coor­di­na­te del­la fram­men­ta­ta real­tà isti­tu­zio­na­le che gover­na nel­l’ar­co alpi­no come quel­la cino­fi­la del­la guar­dia fore­sta­le per fer­ma­re il brac­co­nag­gio a tute­la di tut­ti gli ani­ma­li, sel­va­ti­ci e dome­sti­ci. L’e­le­va­ta par­cel­liz­za­zio­ne ammi­ni­stra­ti­va è sta­ta e costi­tui­sce un osta­co­lo all’ef­fi­ca­cia del­la gestio­ne del­la con­vi­ven­za fra uomo e lupo in gra­do di con­ci­lia­re con­ser­va­zio­ne e rispet­to del­le atti­vi­tà uma­ne in montagna.
 

Il Pro­get­to Life WOLFALPS però diven­te­rà un valo­re se enti ed isti­tu­zio­ni met­te­ran­no a frut­to le com­pe­ten­ze acqui­si­te facen­do­le dura­re oltre i limi­ti tem­po­ra­li del pro­get­to. Que­sto esem­pio di suc­ces­so sta limi­tan­do al mas­si­mo il con­flit­to con le atti­vi­tà antro­pi­che, l’o­biet­ti­vo rima­ne eli­mi­nar­lo del tut­to e col tem­po ci si arri­ve­rà visto che anche i pasto­ri si stan­no adat­tan­do alla pre­sen­za di que­sto pre­da­to­re in alpeg­gio impie­gan­do cor­ret­ta­men­te gli stru­men­ti di pre­ven­zio­ne degli attacchi.

(*) Il lupo è una spe­cie rigo­ro­sa­men­te pro­tet­ta in Ita­lia secon­do la Con­ven­zio­ne di Ber­na (1979) e la Diret­ti­va Habi­tat dell’UE (1992) sul­la con­ser­va­zio­ne degli habi­tat natu­ra­li e del­la fau­na e flo­ra sel­va­ti­che, che sono sta­te rece­pi­te da spe­ci­fi­che leg­gi nazio­na­li. L’Italia sta lavo­ran­do ad un nuo­vo pia­no di gestio­ne nazio­na­le per la spe­cie dal 2015, ma non è anco­ra entra­to in vigo­re. Solo a par­ti­re dal 2020 il Mini­ste­ro dell’Ambiente ita­lia­no ha dato man­da­to all’ISPRA di rea­liz­za­re il pri­mo siste­ma nazio­na­le di moni­to­rag­gio del­la specie.

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