In Italia stanno passando sottotraccia due eventi internazionali fondamentali: gli USA contro la Germania per l’eccesso di attivo della sua bilancia commerciale, rigettato da questa come ingerenza negli affari interni, e un richiamo burocratico ufficioso alla Germania (non accolto) da parte del FMI con un invito a rivedere la sua politica commerciale sui mercati esteri.
Anche Krugman lo sostiene, sul New York Times e nei convegni FMI.
Qual è la dimensione del problema? Un indicatore significativo: nel 2012 l’avanzo commerciale dell’Europa (in larga parte attribuibile alla Germania) ha superato quello della Cina.
Quali gli effetti? Principalmente due. Il primo, (quello che preoccupa di più gli Stati Uniti): la Germania, imponendo l’austerità in Europa, costringe gli altri stati europei a tenere compresso il loro mercato interno e li sollecita a cercare il traino per la ripresa nelle esportazioni. L’avanzo commerciale dell’Europa aumenterà, con effetti negativi altrove nel mondo. Il secondo, (quello che preoccupa di più il FMI, e che dovrebbe preoccupare noi): in un’area monetaria omogenea (come quella dell’euro), lo squilibrio di una grandezza contabile si compensa con uno squilibrio di segno opposto di un’altra grandezza contabile.
In due parole: per il FMI l’avanzo della bilancia commerciale tedesca “condanna” alla compressione del mercato interno (quindi dei livelli di spesa pubblica, privata e di occupazione) gli altri paesi dell’area euro, impedendone la ripresa. Protraendo questa situazione, con alcuni paesi (come il nostro) che mostrano già valori allarmanti degli indicatori dell’economia reale, il rischio di una tenuta dell’euro torna a riemergere; non per la speculazione finanziaria, ma per squilibri interni tra le economie europee.
Facciamo un esempio: lo “schema Mezzogiorno”. All’inizio degli anni ’60, anche l’Italia puntò su uno sviluppo a traino esterno: non tutta l’Italia era però attrezzata allo stesso modo per farsi trainare. Il rapido sviluppo del Nord portò ad un drenaggio di risorse dal Sud, finanziarie e umane: i mercati esteri si disinteressarono totalmente del Mezzogiorno impoverito, non più necessario come sbocco di mercato. Beggar-thy-neighbour (“riduci a stracci il tuo vicino.“) dicono gli economisti.
Chi ha ragione? Questa cosa ci riguarda? Lo credo fortemente. Invece di lasciare un tema come quello delle relazioni europee all’uso strumentale di M5S e Lega, dovremmo rivendicare un approfondito dibattito e una presa di posizione del Governo, ben diversa da quella di andare a pietire a Bruxelles lo sforamento del limite del 3% al deficit di bilancio.