Educatori scolastici, quale futuro?

Qua­le impor­tan­za è data al lavo­ro socia­le in Ita­lia? A furia di ricor­re­re alle ester­na­liz­za­zio­ni, una fun­zio­ne che dovreb­be esse­re il per­no dei ser­vi­zi socio-peda­go­gi­ci per­de digni­tà ed è con­ti­nua­men­te sog­get­ta alle con­di­zio­ni deni­gran­ti deri­van­ti dal­la con­ti­nua caren­za di per­so­na­le, da retri­bu­zio­ni ina­de­gua­te e disci­pli­na­te diver­sa­men­te a secon­da dell’aggiudicatario dell’appalto, dal­la man­can­za di un com­pen­so in caso di assen­za dell’alunno, dall’attribuzione di inca­ri­chi diver­si­fi­ca­ti per com­por­re un impe­gno ora­rio pie­no, da tur­na­zio­ni che com­pri­mo­no le soste e i ripo­si, dall’erosione costan­te dei dirit­ti acquisiti. 

Abbia­mo rac­col­to la testi­mo­nian­za degli ope­ra­to­ri dei set­to­ri edu­ca­ti­vi sco­la­sti­ci e il qua­dro ci appa­re disar­man­te, al net­to dei pochi ten­ta­ti­vi di ripri­sti­na­re le con­di­zio­ni mini­me per sal­va­guar­da­re la qua­li­tà dei ser­vi­zi territoriali.

Stan­do ai dati ISTAT, sono cir­ca 50.000 gli edu­ca­to­ri e le edu­ca­tri­ci pro­fes­sio­na­li che ogni gior­no entra­no nel­le scuo­le ita­lia­ne e tra­scor­ro­no mol­te ore in clas­se insie­me ad alun­ni e inse­gnan­ti, con­tri­buen­do alla for­ma­zio­ne dei ragaz­zi e del­le ragaz­ze con disa­bi­li­tà o con biso­gni edu­ca­ti­vi spe­cia­li. Eppu­re, nono­stan­te sia­no di fat­to par­te inte­gran­te del­la comu­ni­tà edu­can­te, gli edu­ca­to­ri socio – peda­go­gi­ci (altri­men­ti det­ti assi­sten­ti all’autonomia e alla comu­ni­ca­zio­ne) non fan­no par­te dell’organico del­la scuo­la, ben­sì dipen­do­no da coo­pe­ra­ti­ve e asso­cia­zio­ni che, su man­da­to degli Enti loca­li, sta­bi­li­sco­no un mon­te ore di inter­ven­to nel­le clas­si in segui­to alla richie­sta dell’Istituzione sco­la­sti­ca. Gli edu­ca­to­ri si devo­no con­fron­ta­re con matri­ce di fat­to­ri carat­te­riz­za­ta dal­la ridu­zio­ne degli stan­zia­men­ti di bilan­cio dei Comu­ni e da gare di appal­to con­dot­te sì in con­for­mi­tà alla vigen­te nor­ma­ti­va (Codi­ce degli appal­ti ex D. Lgs. 50/2016) ma in dete­rio­ra­men­to degli aspet­ti qua­li­ta­ti­vi richie­sti, spes­so neu­tra­liz­za­ti e non in gra­do di discri­mi­na­re tra la pre­sen­za del­la ade­gua­ta com­pe­ten­za pro­fes­sio­na­le o meno. A esse­re pri­va­te del valo­re aggiun­to sono le strut­tu­re sco­la­sti­che, ver­so le qua­li il ser­vi­zio non con­tem­pla più un ade­gua­to nume­ro di ore non fron­ta­li, l’erogazione dell’attività di coor­di­na­men­to e del­la super­vi­sio­ne pedagogica.

Non pos­sia­mo non nota­re come man mano sia­no venu­ti meno i per­cor­si pro­get­tua­li e si sia per­so l’apporto inno­va­ti­vo: gli inve­sti­men­ti sul­la for­ma­zio­ne qua­li­fi­ca­ta e con­ti­nua, la valo­riz­za­zio­ne dell’educatore di sup­por­to sco­la­sti­co come ele­men­to inte­gran­te del per­cor­so edu­ca­ti­vo di alun­ne e alun­ni con biso­gni spe­cia­li. A far­ne le spe­se sono, oltre che lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci del set­to­re, anche gli alun­ni e le alun­ne con disa­bi­li­tà cui spes­so non è garan­ti­to né un ser­vi­zio di qua­li­tà (quan­do ci si rie­sce è solo gra­zie alla pas­sio­ne e all’abnegazione del sin­go­lo pro­fes­sio­ni­sta), né la con­ti­nui­tà del­la figu­ra di rife­ri­men­to, che inve­ce, soprat­tut­to per cer­te pato­lo­gie, sareb­be fon­da­men­ta­le: sem­pre più ope­ra­to­ri e ope­ra­tri­ci cer­ca­no infat­ti altre occu­pa­zio­ni più sta­bi­li e con remu­ne­ra­zio­ne più dignitosa.

A nostro pare­re, la figu­ra degli edu­ca­to­ri andreb­be inte­gra­ta a pie­no tito­lo in un’alleanza — rico­no­sciu­ta dal Mini­ste­ro dell’Istruzione — di figu­re socio-edu­ca­ti­ve che agi­sco­no quo­ti­dia­na­men­te nel­le scuo­le. Gli inse­gnan­ti sono spes­so sovrac­ca­ri­ca­ti di una man­sio­ne edu­ca­ti­va di ascol­to, di cura del­la rela­zio­ne e di manu­ten­zio­ne del­le dina­mi­che di grup­po, di atten­zio­ne al rischio di disgre­ga­zio­ne socia­le e disper­sio­ne sco­la­sti­ca che por­ta a muta­zio­ni del grup­po clas­se, che fati­ca­no a reg­ge­re soprat­tut­to col cre­sce­re dell’età degli stu­den­ti, men­tre il biso­gno di inter­ven­to in età ado­le­scen­zia­le è spes­so urgen­te e deve esse­re soste­nu­to da appo­si­te figu­re professionali.

Per que­sto occor­re in ogni scuo­la anche un coor­di­na­to­re peda­go­gi­co che fun­ga da rac­cor­do tra tut­te le figu­re che com­pon­go­no l’équipe socio- edu­ca­ti­va, per con­fron­tar­si e rie­la­bo­ra­re pos­si­bi­li stra­te­gie e che sia anche di rife­ri­men­to per gli inse­gnan­ti per fare auto­for­ma­zio­ne, per sen­tir­si meno soli e per approc­cia­re nel modo miglio­re le fami­glie. E dovreb­be esse­re pre­vi­sto un nume­ro di edu­ca­to­ri sta­bi­li­to pro­por­zio­nal­men­te al livel­lo di rischio disper­sio­ne dei diver­si ter­ri­to­ri. Gli edu­ca­to­ri sono fon­da­men­ta­li per la rea­liz­za­zio­ne del wel­fa­re di comu­ni­tà che uni­sce scuo­la e territori.

Que­ste figu­re, alta­men­te qua­li­fi­ca­te, con­tri­bui­sco­no a pre­ve­ni­re feno­me­ni di bul­li­smo e nume­ro­se altre pro­ble­ma­ti­che socia­li. La loro pro­fes­sio­na­li­tà rara­men­te è valo­riz­za­ta e inte­gra­ta nei pro­ces­si for­ma­ti­vi. La pre­sen­za di que­sti pro­fes­sio­ni­sti nel­le scuo­le non ha distri­bu­zio­ne omo­ge­nea sul ter­ri­to­rio nazio­na­le, pro­prio per­ché si trat­ta di dipen­den­ti di coo­pe­ra­ti­ve che si aggiu­di­ca­no in appal­to dai Comu­ni i ser­vi­zi di inclu­sio­ne sco­la­sti­ca. Ciò acui­sce il diva­rio edu­ca­ti­vo nel pae­se: di fat­to, solo gli alun­ni che vivo­no nei ter­ri­to­ri più ric­chi o più atten­ti alle pro­ble­ma­ti­che socia­li godo­no di que­sta opportunità.

La pro­po­sta di Pos­si­bi­le è quel­la di sta­ta­liz­za­re edu­ca­tri­ci, edu­ca­to­ri e assi­sten­ti all’autonomia e alla comu­ni­ca­zio­ne in modo che sia rico­no­sciu­ta loro l’applicazione del con­trat­to nazio­na­le del Mini­ste­ro dell’Istruzione e del Meri­to, come per tut­to il per­so­na­le del­la scuo­la e dare quin­di sta­bi­li­tà e digni­tà retri­bu­ti­va a que­ste lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri. Nel frat­tem­po, occor­re omo­lo­ga­re i cri­te­ri per acce­de­re alla pro­fes­sio­ne, sta­bi­len­do linee gui­da nazio­na­li vol­te a uni­for­ma­re il man­sio­na­rio ed ele­va­re le retri­bu­zio­ni, incre­men­tan­do la dota­zio­ne agli Enti loca­li affin­ché nel­le gare di appal­to sia rispet­ta­to uno stan­dard qua­li­ta­ti­vo ele­va­to e non derogabile.

Deve esse­re garan­ti­ta nel bre­ve perio­do la pre­sen­za di un educatore/trice per clas­se, che pos­sa svol­ge­re, al biso­gno, inter­ven­ti neces­sa­ri sul­le dina­mi­che tra pari e con gli adul­ti e/o tra alun­ni e alun­ne, anche con disa­bi­li­tà o DSA. L’idea di fon­do è capo­vol­ge­re la visio­ne per cui l’educatore/trice ser­ve solo allo stu­den­te con disa­bi­li­tà: pur con ruo­lo dif­fe­ren­te dall’insegnante di soste­gno, è una risor­sa pre­zio­sa per tut­ta la classe.

Vi sono ulte­rio­ri neces­si­tà con­cre­te da sod­di­sfa­re già ora per sta­bi­li­re una miglior qua­li­tà del lavoro:

i) rico­no­sce­re a edu­ca­tri­ci ed edu­ca­to­ri le tute­le sin­da­ca­li e pro­fes­sio­na­li che han­no tut­ti gli altri lavoratori/trici del­la scuola;

ii) rico­no­sce­re il diritto/dovere di par­te­ci­pa­re ai con­si­gli di clas­se e alle pro­gram­ma­zio­ni, per un con­fron­to coi docen­ti sul­le neces­si­tà degli alunni/e con disabilità;

iii) for­ni­re l’accesso al regi­stro elettronico;

iv) dare garan­zia dell’orario pie­no (o retri­bu­zio­ne pie­na anche tra­mi­te FIS) duran­te i mesi estivi.

 

 

 

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

I padroni dicono di no a tutto. E per questo scioperiamo.

La stra­te­gia del capi­ta­li­smo è quel­la di ato­miz­za­re le riven­di­ca­zio­ni, met­ter­ci gli uni con­tro gli altri, indi­vi­dua­re un nemi­co invi­si­bi­le su cui svia­re l’attenzione, sosti­tui­re la lot­ta col­let­ti­va con tan­te lot­te indi­vi­dua­li che, pro­prio per que­sto, sono più debo­li e più faci­li da met­te­re a tacere.
Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.