[vc_row][vc_column][vc_column_text]La chiamano “emergenza abitativa”: è una crisi ormai strutturale che si traduce nella riduzione di posti letto, nella difficoltà di accesso al diritto alla casa delle fasce più deboli della popolazione, nell’aumento esponenziale degli affitti e dei prezzi degli immobili.
Ma qual è la situazione abitativa a Milano? Quali difficoltà si incontrano nel cercare un appartamento? Quali politiche pubbliche sarebbero necessarie?
Abbiamo cercato di capirlo, mercoledì 18 dicembre al Centro Concetto Marchesi di Milano, grazie a testimonianze e pareri di esperte e esperti, con l’obiettivo di raccogliere le informazioni necessarie per continuare a costruire una proposta politica seria e sostenibile, per garantire il diritto fondamentale all’abitare a tutte le fasce della popolazione e per tutti i livelli di reddito.
Di seguito il resoconto di Francesco Floris, moderatore del dibattito, che ringraziamo di cuore.
Lo mettiamo a disposizione con la speranza di rendere questi momenti sempre più frequenti e trovare linguaggi adatti a comunicare una visione di città che parta dai bisogni reali delle persone, in primis il diritto alla casa, per costruire insieme una Milano davvero inclusiva.
Possibile Milano
Incredibile la serata di mercoledì perché sul tema “casa” si possono coagulare le forze degli abitanti del quartiere satellite di Pioltello, come degli studenti o di architetti e ricercatori. Che per una volta si sono trovati insieme.
Abbiamo finito all’una di notte e voglio solo elencare gli argomenti che sono usciti fra pubblico e relatori:
- il boom di sfratti ed esecuzioni immobiliari a Milano che sommando i dati emersi fotografa una città che ogni anno espelle almeno 5mila famiglie dalla propria abitazione;
- la nuova legge folle sulle case popolari in Lombardia diventata operativa da pochi mesi;
- l’inadeguatezza degli accordi territoriali sul canone concordato;
- la cessione del patrimonio pubblico da parte di enti gestori, enti locali, e fondazioni previdenziali-ospedaliere;
- le caserme cedute dal Comune di Milano a Invimit in un’operazione che sarà necessariamente a perdere;
- la cedolare secca e la tassazione sulla casa completamente distorsiva;
- gli studentati abbandonati in città proprio mentre la Giunta e i grandi operatori immobiliari dicono di puntare molto sullo “student housing” per il futuro;
- la grande menzogna dietro all’ideologia del social housing, narrato come strumento per aiutare la “zona grigia” del mercato degli inquilini e che è presto diventato una strategia per valorizzare immobili in pancia alle fondazioni bancarie (però con soldi pubblici) a prezzi di mercato, a volte più alti;
- gli scali ferroviari con la decisione furbetta di riservare all’edilizia sociale quote elevate in quelli poco appetibili e quote bassissime — sotto l’8 per cento — in quelli ad alto potenziale come Porta Genova, Romana e Farini;
- il fatto che dei 13 miliardi di euro in arrivo a Milano nei prossimi dieci anni non conosciamo la provenienza, e per la nostra amministrazione come anche per la nostra sacra “legalità”, va bene così;
- il mondo sotterraneo delle aste giudiziarie, in mano a pochi studi legali sempre più specializzati (e spregiudicati) e a essere sinceri a una manciata di giudici delle esecuzioni. A questo proposito il governo Renzi approvò tre diversi decreti fra 2015–2016 molto vantaggiosi rispetto al passato per i creditori (forse sperava di salvare Etruria e Mps, o di salvare quelli che contavano in Etruria e Mps). Nel caso si stesse ancora oggi domandando perché la “gente” finisce per odiarti anche senza fake news;
- il fatto che quartieri come City Life o Porta Nuova non sarebbero mai potuti nascere così come sono in nessuna città d’Europa, nemmeno a Londra, senza percentuali dedicate alla ex edilizia convenzionata o sociale;
- infine il fatto che tutto ciò non accade per caso o per errori “tecnici”. È politica e potere. Nel senso di ideologia da un lato e dei continui conflitti d’interesse — piccoli per i potentati locali, macroscopici sulla grandi operazioni finanziarie — che coinvolgono a tutto campo quattro diversi mondi: le porte girevoli tra classe politica, manager del Real estate, mondo bancario ed editoria farebbero ridere se in mezzo non ci fossero le nostre vite. Assessori all’urbanistica che hanno scritto il Pgt di importanti comuni finiscono a fare i responsabili sviluppo della società immobiliare che opera sul nuovo quartiere adiacente ad Expo, mentre nel frattempo la moglie (ex sindaca dello stesso comune) collabora con l’assessore alla casa Rabaiotti. Manager che hanno speso la loro vita fra RCS, Ansa e Sole24Ore diventano presidenti della società che ha in mano Rogoredo-Santa Giulia, il che forse giustifica anche una certa narrazione “tossica” mediatica che è stata fatta di quel quartiere. La stessa società nel frattempo è controllata da Intesa San Paolo e Unicredit, ha una posizione finanziaria netta negativa per 700 milioni di euro con linee di credito aperte con numerose banche tra cui Intesa e Unicredit. Ora Intesa e Unicredit potrebbero spiegarci come intendono erogare o non i mutui quando allo sportello si presenterà qualcuno che vuole comprare un appartamento costruito dalla società che loro controllano e che gli deve centinaia di milioni di euro. Sono solo due esempi ma ogni quartiere, vecchio o nuovo, riqualificato o abbandonato, di Milano ha dietro di sé storie di questo tipo. Non è necessario avere la testa di nessuno, basta capire che questa è politica e vita vera, dove qualcuno vince e altri perdono. E muoversi di conseguenza.
Con la speranza che attorno a questi argomenti possa coagularsi qualcosa nei prossimi mesi, grazie a Ermanno Ronda del Sicet, Bruno Cattoli di Unione inquilini, gli studenti della Rete della Conoscenza, Alessandro Coppola del Politecnico, a tutti coloro che in 4 ore sono intervenuti e a Possibile Milano per aver organizzato la serata.
Francesco Floris[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]