[vc_row][vc_column][vc_column_text]La cronaca ci ha riportato l’allagamento di Zermatt a causa dello scioglimento di ghiaccio del Cervino, scatenata dal caldo record. Si tratta di un’inondazione in assenza di pioggia: qualcosa di inaudito. Come senza precedenti sono gli estesissimi incendi nell’Artico che divampano da oltre un mese: per uno di questi si è parlato di un’estensione pari a 4 volte l’isola d’Elba. La causa degli incendi è l’aumento di temperatura, particolarmente rilevante nelle zone artiche. In una cinica catena di effetti, fumo e particolato innescano ulteriori incentivi al riscaldamento della zona, diminuendo progressivamente la capacità del ghiaccio di riflettere i raggi solari. In termini di anidride carbonica, si parla di 100 milioni di tonnellate emesse in poco meno di due mesi: quasi come le emissioni totali del Belgio del 2017, si riporta.
In questi giorni viviamo un caldo impressionante. Questi eventi sono intimamente connessi ad un certo tipo di attività dell’uomo sul pianeta, che porta ad un incremento costante della temperatura. In questa situazione, viene da chiedersi se i politici stanno leggendo le notizie e se comprendono la situazione di crisi nella quale ci troviamo. Il Governo centrale finora si è limitato a battutine sulle temperature basse di maggio, dimostrando un livello culturale inferiore alle attese del Paese. Un Paese dotato di un sistema scolastico eccellente, che anche i Ministri del Governo dovrebbero aver frequentato.
In alcuni Stati i cittadini iniziano a denunciare i propri governanti che negano i cambiamenti climatici, in quanto espongono i cittadini a minacce per la propria incolumità, sicurezza e salute. Le nostre amministrazioni comunali e regionali stanno dichiarando l’emergenza climatica (qui trovate la mozione a disposizione di tutte e tutti coloro che vogliano presentarla o chiedere ai propri rappresentanti di farlo): ci auguriamo comprendano profondamente che il gioco inizia a farsi duro e che le scelte devono essere radicali. Le dichiarazioni non sono sufficienti: occorrono azioni conseguenti. Il clima non cambierà gradualmente, per questo gli scienziati ci dicono che abbiamo 10 anni: i modelli più affidabili dicono che gli sconvolgimenti saranno improvvisi e devastanti ed irreversibili. Ne stiamo avendo un assaggio. Quello che non vediamo, invece, è una classe politica che si prende la responsabilità di essere alla guida: mancano decisioni urgenti, concrete, radicali e coerenti con la realtà scientificamente dimostrata. Mancano prese di posizione riguardo la priorità assoluta della protezione immediata del clima e dell’azzeramento progressivo e deciso di tutto ciò che causa questa situazione. Manca la maturità di dire “ci costerà dei sacrifici, ma dobbiamo farlo per noi e per i nostri figli”. È il momento di dirlo, è il momento di farlo.
Agire ora o fra 10 anni non è la stessa cosa. Ora è già tardi, ma possiamo ancora recuperare, abbiamo tutti gli strumenti per invertire la crisi e i nostri governi devono dare massima urgenza alla questione.
Chiara Bertogalli[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]