“#EUYouthTest : nessuna ipoteca senza rappresentanza!”. Questo motto potrebbe riassumere le conclusioni cui è giunto il Comitato economico e sociale europeo (CESE) in un parere adottato pochi giorni fa, in cui chiede che i giovani siano coinvolti in tutte le fasi dell’elaborazione delle politiche (formulazione, adozione, implementazione, valutazione e ricalibro).
Abbiamo sempre detto che tutte le politiche sono “politiche giovanili”, perché avranno un impatto significativo sulla vita di quelle generazioni future che oggi sono prive di rappresentanza!
Per integrare sistematicamente la questione della gioventù nel processo di elaborazione delle politiche, è necessario un approccio intersettoriale, come proposto da una delle misure presentate nella relazione finale della Conferenza sul futuro dell’Europa (approvata da tutte le componenti). Concretamente, il CESE propone di inserire una valutazione d’impatto delle politiche dell’UE dal punto di vista dei giovani, nel pacchetto di strumenti per “Legiferare meglio” dell’UE, quale elemento a sé stante, dato che le generazioni future e i giovani meritano un’attenzione specifica.
E’ urgente che i buoni propositi del CESE, trovino un riscontro anche nell’elaborazione delle politiche e legislazioni nazionali. Ricordiamo che proprio a seguito della pandemia, che ha colpito in maniera particolare le nuove generazioni, l’UE ha designato il 2022 “Anno europeo dei giovani”.
Per rinsaldare la solidarietà tra le generazioni, bisogna innanzitutto ristabilire un rapporto di fiducia tra i giovani e la politica basato su ascolto ed empatia.
Invece di ritrovarsi del tutto esclusi, ridicolizzati o addirittura colpevolizzati come accade quotidianamente in Italia, persino quando partecipano attivamente scendendo in piazza a manifestare, i giovani devono avere la possibilità di guidare il cambiamento per costruire un futuro migliore. Anche per il semplice fatto che i giovani e i giovanissimi di oggi, sono la generazione che fra 10–20 anni avrà in mano il futuro della nostra società tutta.