E così Expo avrà la sua carta, la «Carta di Milano», che oggi il ministro Maurizio Martina presenta nuovamente sui principali quotidiani del Paese.
Per farla breve, il ministro ci ricorda l’importanza della «sfida alimentare globale», allacciandosi alle ragioni di fondo che spingono i popoli a migrare, e in particolare ad attraversare il Mediterraneo. Lo stesso argomento chiude lo scritto del Ministro. Nel mezzo, una rapida presentazione degli “impegni” previsti dalla Carta, che tutti i firmatari — siano governi o singoli cittadini — assumono come propri.
Tutti impegni — per quanto trattati velocemente — assolutamente giusti e condivisibili, ma c’è una sorta di ribaltamento, in tutto ciò. Maurizio Martina non è un semplice lettore della Stampa, o di Repubblica, o del Corriere che ha voglia di dire la sua. Non è il presidente di un’associazione. Non è un “professorone”. Maurizio Martina è ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Cioè, precisamente, la persona che dovrebbe leggere, sottoscrivere e mettere in pratica, trasformando le intenzioni in atti esecutivi.
Finora, invece, la realizzazione non si è vista. Avete per caso sentito una parola sulle ragioni di fondo — a partire dalla fame, appunto — nella strategia italiana e europea per evitare le morti dei migranti nel Mediterraneo? O avete sentito parlare di bombe, di affondamenti, di blocco navale? Nello Sblocca Italia, avete sentito parlare di come cambiare il sistema energetico nazionale rendendolo sostenibile, e dal basso, con il coinvolgimento dei cittadini? O avete sentito parlare di trivellazioni? Avete sentito parlare di consumo di suolo e di sicurezza alimentare? Probabilmente sì, peccato che la discussione in materia sia completamente arenata in Parlamento. Avete sentito ministri della Repubblica parlare di reddito minimo garantito? Sì, questo di sicuro, ma per dire che non si può fare.
Ecco perché potrebbe essere il caso di sottoporre al ministro Martina alcuni estratti del nostro testo, Expo della dignità. Le proposte le abbiamo già messe nero su bianco, e presto (siamo fiduciosi nel crowdfunding!) saranno disponibili per essere prese e trasformate in politiche di governo, o in azioni che i singoli cittadini possono realizzare nella propria comunità. Nella speranza che Expo abbia ricadute normative e culturali, al di là dei padiglioni, e delle carte.