Export di armi verso l’Egitto: il governo riferisca sulle autorizzazioni

Rilanciamo nuovamente la richiesta di Rete disarmo che il governo riferisca sulle autorizzazioni e che sospenda le trattative in corso fino a che non sarà raggiunta la piena collaborazione per ottenere verità per Giulio Regeni. È inaccettabile, di fronte a questioni tanto gravi e alla minaccia alla stessa sopravvivenza di Patrick e di tanti e tante come lui, che la sospensione del Consiglio dei Ministri si risolva con un nulla di fatto o con poche righe di esercizio retorico a margine del via libera alla “commessa del secolo”.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]I dati anti­ci­pa­ti a metà mag­gio da Rete disar­mo sul­la ven­di­ta del­le armi ita­lia­ne ci dico­no che l’Egitto è il pri­mo clien­te dell’industria bel­li­ca ita­lia­na, con licen­ze per 871,7 milio­ni di euro nel 2019. Ora Repub­bli­ca ci dà dei det­ta­gli in più sul­la “com­mes­sa del seco­lo” (sei navi, una ven­ti­na di pat­tu­glia­to­ri nava­li, 48 aerei), che Giu­sep­pe Con­te ha por­ta­to all’attenzione del Con­si­glio dei Mini­stri gio­ve­dì scor­so.  La deci­sio­ne al momen­to è sospe­sa per­ché è sta­ta sol­le­va­ta la que­stio­ne dell’assassinio di Giu­lio Rege­ni. E, aggiun­gia­mo, del­la deten­zio­ne di Geor­ge Patrick Zaki, trat­te­nu­to ingiu­sta­men­te da 118 gior­ni nel­la pri­gio­ne di Tora, in cui sono pre­sen­ti casi accer­ta­ti di Covid19. Non solo Patrick stu­dia e vive in Ita­lia, e deve poter tor­na­re al suo master e alla sua vita a Bolo­gna, ma il suo caso ci ricor­da la disa­stro­sa situa­zio­ne dei dirit­ti uma­ni in Egit­to. Il report di Amne­sty Inter­na­tio­nal, pub­bli­ca­to nel giu­gno del 2019, descri­ve come nel nome del­la lot­ta al ter­ro­ri­smo sia­no minac­cia­te la liber­tà di espres­sio­ne, asso­cia­zio­ne e riu­nio­ne e sia­no inve­ce per­pe­tua­te tor­tu­re, abu­si, pro­ces­si ingiu­sti, pena di mor­te, discri­mi­na­zio­ne di gene­re, impu­ni­tà per le vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni Sem­pre Amne­sty ha pub­bli­ca­to un det­ta­glia­to rap­por­to sul modo in cui la Pro­cu­ra spe­cia­le per la sicu­rez­za del­lo Sta­to sia uno stru­men­to di repres­sio­ne del dis­sen­so e con­sen­ta l’arresto e la deten­zio­ne del­le per­so­ne sul­la base del­le loro opi­nio­ni o del loro atti­vi­smo per i dirit­ti uma­ni. L’abuso del­le nor­me anti ter­ro­ri­smo da par­te del­la Pro­cu­ra ha un ruo­lo nel­le spa­ri­zio­ni for­za­te, nel­la pri­va­zio­ne arbi­tra­ria del­la liber­tà, nei mal­trat­ta­men­ti e nel­le tor­tu­re. È anche per que­sto che ricor­dia­mo Patrick Zaki ogni gior­no. Non solo per­ché è impor­tan­te la sua sto­ria, ma per­ché sono impor­tan­ti quel­le di Alaa Abdel Fatah, Sha­dy Zalat, Basma Musta­fa, Mawa­da Ela­dhm, Lina Atta­lah, Hai­sam Hasan Mah­goub, alcu­ni dei gior­na­li­sti e atti­vi­sti arre­sta­ti o inti­mi­di­ti in Egit­to per­ché sgra­di­ti al regi­me. Le loro sto­rie ci riguar­da­no, ci impor­ta­no e — come ha scrit­to ieri Giu­sep­pe Civa­ti — con­fi­dia­mo che impor­ti­no alle nostre isti­tu­zio­ni alme­no quan­to gli inte­res­si com­mer­cia­li che ci lega­no all’Egitto. Le fon­ti di Repub­bli­ca dico­no che “l’Italia vuo­le man­te­ne­re un rap­por­to soli­do con l’Egitto” e che il Mini­ste­ro degli Este­ri ha accet­ta­to con favo­re il rin­vio del­la deci­sio­ne per­ché la deci­sio­ne deve esse­re con­vin­ta e di tut­to il Gover­no.  Rilan­cia­mo nuo­va­men­te la richie­sta di Rete disar­mo che il gover­no rife­ri­sca sul­le auto­riz­za­zio­ni e che sospen­da le trat­ta­ti­ve in cor­so fino a che non sarà rag­giun­ta la pie­na col­la­bo­ra­zio­ne per otte­ne­re veri­tà per Giu­lio Rege­ni. È inac­cet­ta­bi­le, di fron­te a que­stio­ni tan­to gra­vi e alla minac­cia alla stes­sa soprav­vi­ven­za di Patrick e di tan­ti e tan­te come lui, che la sospen­sio­ne del Con­si­glio dei Mini­stri si risol­va con un nul­la di fat­to o con poche righe di eser­ci­zio reto­ri­co a mar­gi­ne del via libe­ra alla “com­mes­sa del seco­lo”. [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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