F35, un banco di prova da 730 milioni

Come ripor­ta­to dall’osser­va­to­rio sul­le spe­se mili­ta­ri ita­lia­ne, lo scor­so 25 apri­le, il Pen­ta­go­no ha sigla­to un accor­do con Loc­kheed-Mar­tin che pre­ve­de anche l’ordine di altri 8 F35 da par­te del nostro pae­se.

Si trat­ta, in un cer­to sen­so, dell’ulti­mo lasci­to del gover­no Gen­ti­lo­ni, e più in gene­ra­le di tut­ti i gover­ni del­la scor­sa legi­sla­tu­ra, che sul tema degli F35 han­no garan­ti­to asso­lu­ta continuità.

Quest’ultimo ordi­ne, è un “rega­lo”, si fa per dire, che ci coste­rà dai 730 milio­ni agli 1,3 miliar­di di euro, a secon­da del­le stime.

Si trat­ta, per­ciò, di una que­stio­ne non secon­da­ria. Spe­cie alla nasci­ta di una legi­sla­tu­ra che si pro­po­ne di esse­re di gran­de cambiamento.

Un cam­bia­men­to che ci pia­ce­reb­be vede­re riguar­da anche il modo con cui ven­go­no spe­si i nostri sol­di. Potrem­mo fare un elen­co infi­ni­to di modi di miglio­ri di impie­ga­re quei 730 milio­ni di euro, ma sap­pia­mo che tro­ve­reb­be­ro poca eco nel­le stan­ze del nuo­vo gover­no Lega-5Stel­le.

Un gover­no che ha dedi­ca­to così lar­ga par­te del­la pro­pria reto­ri­ca alle tas­se degli ita­lia­ni, però, dovreb­be dir­ci cosa ne pen­sa di que­sti 730 milio­ni che pro­prio con i 730 di tut­te e tut­ti ven­go­no finan­zia­ti.

Sia­mo per­ciò curio­si di sape­re cosa inten­da­no fare il nuo­vo gover­no e la nuo­va mag­gio­ran­za sull’argomento. Sap­pia­mo infat­ti che il M5S è sem­pre sta­to con­tra­rio, come lo sia­mo sta­ti noi di Pos­si­bi­le, al pro­gram­ma F35, men­tre la Lega si è sem­pre espres­sa a favo­re. Il con­trat­to di gover­no (sarà un caso?) non ne fa men­zio­ne, tut­ta­via è una fac­cen­da che non può esse­re deru­bri­ca­ta e qual­co­sa la neo­mi­ni­stra del­la dife­sa Tren­ta dovrà fare. Anche il non fare nul­la sarà una scel­ta, mol­to precisa.

Vista la gran­de atten­zio­ne pro­mes­sa dal nuo­vo gover­no ai temi del lavo­ro, voglia­mo ricor­da­re, in par­ti­co­la­re al mini­stro Di Maio, che il pro­gram­ma F35 avreb­be dovu­to por­ta­re, secon­do le pro­mes­se dei pre­ce­den­ti gover­ni, oltre 10mila posti di lavo­ro, nel nostro pae­se, poi ridi­men­sio­na­ti a 6400, ma in real­tà rive­la­ti­si solo cir­ca 1500, di cui alme­no 600 pre­ca­ri.

Un ritor­no mol­to magro, a fron­te di un inve­sti­men­to com­ples­si­vo di 14 miliar­di euro per 90 cac­cia bombardieri.

Un inve­sti­men­to la cui uti­li­tà anche in ter­mi­ni di dife­sa è tut­ta da dimo­stra­re, spe­cie se si pen­sa che la stes­sa neo­mi­ni­stra Tren­ta ha più vol­te riba­di­to che i veri inve­sti­men­ti del pae­se andreb­be­ro fat­ti nel­la cyber­se­cu­ri­ty.

Que­sto, come altri, sarà un impor­tan­te ban­co di pro­va per que­sto gover­no. In che modo que­sto gover­no vor­rà impie­ga­re le nostre finanze?

Dopo la gran­de reto­ri­ca di que­sti gior­ni (di que­sti mesi), sia­mo alla pro­va dei fatti.
Da doma­ni vedre­mo il rea­le tas­so di cam­bia­men­to che il gover­no gial­lo­ver­de por­te­rà con sé.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.